di Michele Pinassi*
“The campaign’s slogan, “Together for a better internet“, is a call to action for all stakeholders to join together and play their part in creating a better internet for everyone, and especially for younger users.”
SIENA. Premetto immediatamente che questa storia del “giorno di” non mi ha mai convinto: le buone pratiche, di qualunque tipo, devono essere attuate ogni giorno, soprattutto quelle relative alla nostra sicurezza. Tuttavia oggi (5 febbraio) è il “Safer Internet Day“, una giornata per ricordare la necessità di migliorare la sicurezza della Rete.
Tralasciamo l’imbarazzo nel vedere che il portale italiano dell’iniziativa, saferinternet.it, restituisce una pagina web orribile e piena di errori, realizzata con TikiWiki CMS/Groupware ancora alla versione 3.0 (quando ormai siamo alla 19 …). Tipico italiano, se vogliamo proprio dirla tutta e con un pizzico di polemica.
Fortunatamente di tutt’altro spessore il sito web internazionale www.saferinternetday.org che, oltre ad evidenziare le varie iniziative messe in atto dai governi europei, offre interessante materiale informativo sull’uso della Rete soprattutto per i giovani. Il cyberbullismo, che comprende anche il revenge porn di cui abbiamo appena parlato, è ovviamente l’argomento principe per stimolare la consapevolezza delle conseguenze di un uso troppo leggero dei social network.
Personalmente non credo che la Rete debba necessariamente essere un luogo sicuro, almeno non più sicuro del mondo reale. La sicurezza è sempre stato storicamente uno dei prezzi da pagare per la libertà, quella stessa libertà che ha reso la Rete una importante risorsa culturale, sociale, politica ed economica per l’intero pianeta. Un substrato indispensabile per lo scatenarsi di importanti eventi geopolitici come la Primavera Araba, Occupy Wall Street o gli Indignados, impossibili in contesti dove la censura e i blocchi governativi impediscono la libera comunicazione.
Chiariamoci, non voglio in nessun modo sostenere o supportare comportamenti violenti, criminali o illegali che avvengono in Rete. La più grande invenzione del XXI secolo è nata avendo la libertà delle comunicazioni come paradigma principale, rendendo possibile la nascita di strumenti di straordinaria potenza politica come Wikipedia e WikiLeaks.
E’ innegabile tuttavia che negli ultimi decenni la Rete sia stata preda anche di appetiti commerciali, soprattutto da parte di grosse Corporation che hanno capito, prima e meglio di altre, il valore dei nostri dati e metadati, rappresentando peraltro un preoccupante rischio per le nostre libertà e diritti civili (la chiusura improvvisa e spesso immotivata di pagine Facebook o di siti web ne è la prova).
Perdonatemi, inoltre, se guardo con sospetto iniziative politiche come il “Code of Conduct on countering illegal hate speech online” da parte dell’Unione Europea. Se da un lato è giusto tutelare le vittime di hate speech e delle campagne di odio sul Web, dall’altra offre ai governi ed alle lobby l’opportunità di attuare fantastici strumenti di censura e di filtro verso tutto ciò che non è gradito (la Cina insegna). La recente campagna per fermare il Copyright Act (#stopACTA) è significativa per capire i rischi per la libertà in Rete, ovviamente al grido di “maggior sicurezza!”.
Ricapitolando, giustissimo promuovere campagne di consapevolezza in Rete, per puntare ad avere luoghi virtuali più piacevoli e probabilmente anche più produttivi. Ma questo desiderio di sicurezza non deve andare a discapito della libertà, pilastro irrinunciabile per l’evoluzione della società.
*www.zerozone.it