Il telescopio montato sull'ISS è frutto di studi a cui partecipa anche l'Università di Siena
SIENA. Dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) il CALorimetric Electron Telescope (CALET) ha iniziato a mandare i primi segnali. Lo strumento scientifico progettato per la ricerca di materia oscura, lo studio degli spettri dei nuclei di origine cosmica e la rivelazione e misurazione dei lampi di raggi gamma sviluppato dall’Agenzia spaziale giapponese (JAXA), l’Agenzia spaziale italiana (ASI) e la NASA in collaborazione con il CERN di Ginevra. CALET scandaglierà l’Universo per almeno cinque anni.
«Uno dei principali obiettivi scientifici di CALET è misurare la forma dettagliata dello spettro degli elettroni sopra la potenza di 1 TeV», spiegano dall’Università di Tokio, che guida il programma internazionale. «Questa regione inesplorata sta guadagnando un crescente interesse da parte della comunità scientifica poiché potrebbe essere in grado di mostrare per la prima volta la presenza di una sorgente astronomica dove vengono accelerati gli elettroni. Sappiamo che gli elettroni non possono viaggiare a lungo, perché perdono rapidamente la loro energia. Pertanto si devono originare relativamente vicino alla Terra».
Grazie all’ASI, l’Italia contribuisce al progetto CALET in maniera decisiva sia nel campo della ricerca scientifica che in quello dello sviluppo tecnologico. Dal lato della ricerca, l’ASI ha finanziato la partecipazione al progetto dell’Università di Siena, capofila tra gli atenei italiani, e dell’Università di Pisa, Firenze, Padova, Roma Tor Vergata. Come ha spiegato il Professor Simone Marrocchesi dell’Università di Siena, «il livello tecnologico della missione è estremamente avanzato, con ricadute positive per il nostro Paese, sia per lo sviluppo di nuove tecnologie sia per la partecipazione dell’industria aerospaziale nazionale a un progetto internazionale di così alto profilo».