di MIchele Pinassi*
“Inutile il dispositivo antiabbandono sopra il seggiolino
se poi li si abbandona sopra lo schermo di un tablet” (Carlo Duò)
SIENA. E’ difficile riuscire a trattare certi argomenti, ma sento il dovere di farlo anche se probabilmente molti dei miei lettori storceranno il naso. E probabilmente, con questo articolo, susciterò numerose polemiche.
In tutta onestà temevo che, prima o poi, sarebbe arrivato questo momento. Avevano, è vero, approvato la legge ma in assenza del decreto attuativo, la normativa era poco più che un buon proposito su carta. E speravo rimanesse tale, anche se per qualcuno sarò solo “cinico e insensibile” in merito ad un tema su cui sono, invece, particolarmente critico e severo, poiché sono convinto che non si debba giocare né fare inutile propaganda e demagogia sulla pelle dei bambini.
Da ieri, 7 ottobre 2019, le modifiche all’art. 172 del Nuovo Codice della Strada sono quindi realtà:
1-bis. Il conducente dei veicoli delle categorie M1, N1, N2 e N3 immatricolati in Italia, o immatricolati all’estero e condotti da residenti in Italia, quando trasporta un bambino di età inferiore a quattro anni assicurato al sedile con il sistema di ritenuta di cui al comma 1, ha l’obbligo di utilizzare apposito dispositivo di allarme volto a prevenire l’abbandono del bambino, rispondente alle specifiche tecnico-costruttive e funzionali stabilite con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Art. 172 CdS
Le sanzioni per il mancato utilizzo sono da 83 a 333€. In caso di recidiva entro due anni, oltre alla sanzione anche la sospensione della Patente di guida da quindici giorni a due mesi. Attenzione inoltre che il dispositivo antiabbandono sia omologato, altrimenti si rischiano sanzioni anche più pesanti, da 868 a 3.471€, con relativa confisca del veicolo.
Ma di cosa parliamo?
Tecnicamente parlando, ho avuto modo di vedere uno di questi dispositivi, prodotto dalla Chicco: in questo caso, si tratta di una serie di sensori incorporati sul seggiolino (o da installare a parte) che, via bluetooth, si collegano allo smartphone del genitore, ovviamente con la relativa “app“. Dopodiché sarà necessario creare un account sul sito della Chicco, registrare il “seggiolino”, eventuali altri utenti che potranno ricevere l’allarme e… non dimenticarsi il figliolo in auto né lasciare, distrattamente, la borsa sul sedile del bambino! Ovviamente sul mercato sono disponibili anche altri prodotti (su Amazon una ampia panoramica) che hanno tutti, più o meno, funzionalità simili.
L’allegato “A” del decreto ministeriale a cui si fa riferimento all’art. 147 del CdS indicano le seguenti caratteristiche:
- Il dispositivo antiabbandono deve segnalare l’abbandono di un bambino di età inferiore a 4 anni sul veicolo sul quale è trasportato da parte del conducente del veicolo stesso;
- il dispositivo deve essere in grado di attivarsi automaticamente ad ogni utilizzo, senza ulteriori azioni da parte del conducente;
- il dispositivo deve dare un segnale di conferma al conducente nel momento dell’avvenuta attivazione;
- nel caso in cui il dispositivo rilevi la necessità di dare un segnale di allarme, quest’ultimo deve essere in grado di attirare l’attenzione del conducente tempestivamente attraverso appositi segnali visivi e acustici o visivi e aptici, percepibili all’interno o all’esterno del veicolo;
- Il dispositivo antiabbandono deve essere in grado di attivare il sistema di comunicazione indicato al successivo punto 2 (n.d.a)
[…]
- se alimentato da batteria, il dispositivo deve essere in grado di segnalare al conducente livelli bassi di carica rimanente.
- I dispositivi antiabbandono debbono essere dotati di un sistema di comunicazione automatico per l’invio, per mezzo delle reti di comunicazione mobile senza fili, di messaggi o chiamate ad almeno 3 diversi numeri di telefono;
N.B. Chi fosse curioso di leggersi la genesi della normativa, può gustarsi il resoconto stenografico dell’iter parlamentare: www.senato.it/leg/18/BGT/
Ci tengo a sottolineare che dimenticare un figlio in auto e causarne la morte deve essere un dramma enorme. E lo dico da genitore: al solo pensiero mi viene la pelle d’oca. Non sono affatto contrario all’uso della tecnologia per evitare morti innocenti ma attenzione a non confondere la “sicurezza” con la sicumera.
Partiamo dal fatto che, per essere efficace (punto 2 del decreto tecnico “sistema di comunicazione automatico“), bisogna avere con sé almeno lo smartphone, averlo acceso e con il bluetooth attivato. Ovviamente lo smartphone deve essere compatibile con l’app. (Per la “Chicco BebéCare” è necessario Android 5.0 o versioni successive). Che bisogna pure comunicare i propri dati anagrafici e quelli degli altri guidatori all’azienda che fornisce il servizio di anti-abbandono. Che bisogna pure augurarsi di avere segnale cellulare altrimenti l’invio dell’SMS di allerta fallirà. Ovviamente sempre che la batteria del modulo anti-abbandono installato sul seggiolino sia stata ricaricata.
Ricapitolando, ecco alcuni punti di criticità di questo sistema:
- batteria del modulo/sensori anti-abbandono carica;
- batteria dello smartphone carica;
- bluetooth attivato e funzionante;
- smartphone acceso e compatibile con l’applicazione;
- segnale GPS/GSM presente (ad esempio, potrebbe essere un problema nei parcheggi sotterranei);
Forza, si accettano scommesse su quanti verificano tutti questi fattori ogni volta che parcheggiano l’auto, magari con il bimbo a bordo!
Come ho letto su un commento, “Quando mettete vostro figlio nel seggiolino prendete il vostro smartphone e mettetelo sotto il seggiolino… Vedrete che usciti dalla macchina se non vostro figlio vi accorgerete della mancanza del telefono…”
Ma lasciamo stare il “fattore imprevisto” e diamo uno sguardo ai numeri, nudi e crudi.
Uno sguardo ai dati
Una ricerca in rete su questi terribili fatti di cronaca rivela che, negli ultimi 20 anni, ci sono stati almeno 8 decessi di bambini a seguito dell’abbandono in auto. Su una media di 500mila bambini nati ogni anno in Italia, parliamo di una incidenza dello 0,0000008%. Anche solo una vita salvata è importante, sia chiaro, ma quando la classe politica prende decisioni che riguardano almeno 500mila famiglie ogni anno anche i numeri sono importanti.
Ad esempio, lo sapevate che ogni anno circa 50 bambini sotto i 4 anni muoiono per soffocamento? Eppure la prevenzione su questo tema, insegnando ai genitori, alle maestre e al personale scolastico le manovre di disostruzione, che potrebbero oggettivamente ridurre sensibilmente queste tragiche fatalità, non è ancora prevista.
Senza contare che, ogni anno, ci sono oltre 11mila bambini feriti in incidenti stradali, di cui 150 non sopravvivono: percentuali importanti, su cui però non viene data la stessa importanza (forse non hanno abbastanza risonanza mediatica?).
I numeri, per quanto crudi, sono importanti perché servono a riportare ogni evento, per quanto tragico che sia, alla realtà dei fatti. La crudezza dei numeri è talvolta necessaria anche per smascherare i bluff della classe politica, come personalmente ritengo essere questa manovra: ulteriori obblighi e relativi costi totalmente a carico delle famiglie (“vedremo per eventuali incentivi” dice il Ministro…), già vessate da innumerevoli spese e burocrazia da sbrigare, per erodere in maniera marginale un fattore di rischio già di per sé molto basso.
Giusto per puntualizzare, quello che contesto è l’obbligo di questa misura: chiunque desideri avvalersene è liberissimo di farlo, ma imporre a tutti i genitori di dover acquistare un prodotto dalla dubbia utilità (a proposito, esistono studi in materia? sono state fatte ricerche sull’effettiva efficacia dello strumento?) lo trovo francamente odioso.
Concludendo, non so voi cosa pensate a tal proposito ma io sento puzza della solita operazione all’italiana…
*www.zerozone.it