Persi 25 mila posti di lavoro nel settore turistico
ROMA. Come cambiano le vacanze degli italiani. E come questo condiziona il mercato del lavoro. I dati non sono incoraggianti. Secondo un’analisi di Coldiretti sui dati forniti da Ipr Marketing il flop fatto registrare dalle vacanze a giugno, con soli 3 milioni di italiani che hanno scelto di andare in ferie, ha causato la perdita di almeno 25mila posti di lavoro nel settore turistico. Secondo l’Istat a giugno la disoccupazione è cresciuta dell’1,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012 e Coldiretti analizza il dato in relazione al calo dei vacanzieri: nello stesso mese solo il 9 per cento degli italiani ha trascorso almeno un giorno di vacanza fuori casa (dati Ipr Marketing), non solo a causa del pazzo inizio di estate che ha alternato il sole con ondate di freddo e maltempo, ma anche della crisi economica. E così il settore turistico, dove tradizionalmente trovano opportunita’ di occupazione stagionale soprattutto i giovani, ha visto un calo di 25mila unità, di cui l’80 per cento stagionali, in in bar, ristoranti e altre imprese legate alle vacanze secondo Fipe.
Per quanto riguarda i consumi di chi in vacanza c’è andato, anche se solo per un giorno, il 33 per cento degli italiani ha rinunciato ai divertimenti come cinema, parchi giochi e discoteche ed il 25 per cento alla qualità dell’alloggio, preferendo sistemazioni con meno stelle e preferendo le pensioni agli alberghi. Uno sguardo particolare merita il settore alimentare: l’11 per cento degli italiani in vacanza ha limitato gli acquisti di prodotti tipici, un dato negativamente significativo secondo Coldiretti. Soprattutto se calcoliamo che complessivamente tra il consumo di pasti nella ristorazione (13,9 miliardi) e l’acquisto di prodotti alimentari nei negozi e nei mercati (10,1 miliardi), i turisti italiani e stranieri spendono per mangiare e bere circa 24 miliardi di euro, su un totale di 72,2 miliardi del giro d’affari annuo totale. Secondo i dati forniti da Ipr marketing, quest’anno quasi un italiano su tre (pari al 32 per cento) rinuncia al ristorante e si mette ai fornelli per cucinare i cibi da portare in tavola, ma anche in viaggio, in spiaggia, in montagna o durante le visite nelle citta’ d’arte. Secondo Coldiretti il dato evidenzia come nell’estate 2013 la ricerca del risparmio spinga a individuare soluzioni alternative con gli italiani che scelgono come alloggio una casa in affitto, di proprieta’ o di aprenti e amici che hanno superato quelli che si recano in un albergo o in pensione. C’e’ comunque un 28 per cento dei turisti italiani che, all’opposto, complice anche un po’ di pigrizia vacanziera, preferisce – sottolinea Coldiretti – mangiare nel ristorante del posto dove alloggia, mentre il 23 per cento sceglie di andare in trattoria o pizzeria. Il 7 per cento si rifugia in bar e fast food per un pasto mordi e fuggi mentre appena il 3 per cento puo’ contare sull’ospitalita’ di parenti e amici. Il pranzo al sacco in vacanza e’ l’unica forma di ristorazione che cresce con la crisi, anche se si cerca di caratterizzarlo con i sapori tipici del luogo di vacanza con salumi, formaggi e frutti tipici del luogo. Secondo l’indagine tra i cibi piu’ gettonati per un pic nic al mare figurano: la frutta (77 per cento), i panini (61), le verdure (19), i piatti pronti (17) come pasta e riso freddo, pasticcio e lasagne, ma non manca chi sceglie altro come salumi, formaggi o la carne in scatola, il prodotto simbolo delle gite degli anni ’60.
I risultati dell’indagine – afferma Coldiretti – evidenziano il ritorno del pic nic, perche’ rispetta quei canoni di sobrieta’, liberta’, risparmio, ma anche di desiderio di esprimere creativita’ in cucina che sono propri degli anni della crisi. Una opportunita’ che cresce nel consenso tra gli italiani che possono risparmiare senza privarsi di prodotti sani, tipici e genuini facili da trovare in tutte le localita’ turistiche. Una alternativa valida in un paese come l’Italia che puo’ contare su 871 parchi e aree protette oltre a chilometri e chilometri di spiagge, pari al 10 per cento del territorio nazionale.
Per quanto riguarda i consumi di chi in vacanza c’è andato, anche se solo per un giorno, il 33 per cento degli italiani ha rinunciato ai divertimenti come cinema, parchi giochi e discoteche ed il 25 per cento alla qualità dell’alloggio, preferendo sistemazioni con meno stelle e preferendo le pensioni agli alberghi. Uno sguardo particolare merita il settore alimentare: l’11 per cento degli italiani in vacanza ha limitato gli acquisti di prodotti tipici, un dato negativamente significativo secondo Coldiretti. Soprattutto se calcoliamo che complessivamente tra il consumo di pasti nella ristorazione (13,9 miliardi) e l’acquisto di prodotti alimentari nei negozi e nei mercati (10,1 miliardi), i turisti italiani e stranieri spendono per mangiare e bere circa 24 miliardi di euro, su un totale di 72,2 miliardi del giro d’affari annuo totale. Secondo i dati forniti da Ipr marketing, quest’anno quasi un italiano su tre (pari al 32 per cento) rinuncia al ristorante e si mette ai fornelli per cucinare i cibi da portare in tavola, ma anche in viaggio, in spiaggia, in montagna o durante le visite nelle citta’ d’arte. Secondo Coldiretti il dato evidenzia come nell’estate 2013 la ricerca del risparmio spinga a individuare soluzioni alternative con gli italiani che scelgono come alloggio una casa in affitto, di proprieta’ o di aprenti e amici che hanno superato quelli che si recano in un albergo o in pensione. C’e’ comunque un 28 per cento dei turisti italiani che, all’opposto, complice anche un po’ di pigrizia vacanziera, preferisce – sottolinea Coldiretti – mangiare nel ristorante del posto dove alloggia, mentre il 23 per cento sceglie di andare in trattoria o pizzeria. Il 7 per cento si rifugia in bar e fast food per un pasto mordi e fuggi mentre appena il 3 per cento puo’ contare sull’ospitalita’ di parenti e amici. Il pranzo al sacco in vacanza e’ l’unica forma di ristorazione che cresce con la crisi, anche se si cerca di caratterizzarlo con i sapori tipici del luogo di vacanza con salumi, formaggi e frutti tipici del luogo. Secondo l’indagine tra i cibi piu’ gettonati per un pic nic al mare figurano: la frutta (77 per cento), i panini (61), le verdure (19), i piatti pronti (17) come pasta e riso freddo, pasticcio e lasagne, ma non manca chi sceglie altro come salumi, formaggi o la carne in scatola, il prodotto simbolo delle gite degli anni ’60.
I risultati dell’indagine – afferma Coldiretti – evidenziano il ritorno del pic nic, perche’ rispetta quei canoni di sobrieta’, liberta’, risparmio, ma anche di desiderio di esprimere creativita’ in cucina che sono propri degli anni della crisi. Una opportunita’ che cresce nel consenso tra gli italiani che possono risparmiare senza privarsi di prodotti sani, tipici e genuini facili da trovare in tutte le localita’ turistiche. Una alternativa valida in un paese come l’Italia che puo’ contare su 871 parchi e aree protette oltre a chilometri e chilometri di spiagge, pari al 10 per cento del territorio nazionale.
La gran parte dei risultati economici e delle opportunita’ di lavoro del turismo in Italia nell’estate 2013 dipende quindi – conclude la Coldiretti – dalle scelte dei turisti a tavola che condizionano i bilanci di ristoranti, agriturismi, mercati, pizzerie, negozi, bar e gelaterie.