"Molte aziende agricole, soprattutto le più piccole, chiuderanno a causa delle continue predazioni"
SIENA.Da Veronica Ambrosino, presidente del costituendo Comitato di Resistenza Pastorale, riceviamo e pubblichiamo.
“Il 18 maggio 2024, l’allevatore Gianni Pasquale Pala, nel comune di Castiglion d’Orcia (SI), in pieno giorno, alle 10 del mattino, ha subito un attacco da parte di un lupo che ha ucciso una delle sue pecore gravide. L’episodio è stato ripreso da un operaio presente sul posto che è riuscito a filmare il lupo mentre stava mangiando la pecora. Ieri 21 maggio, verso le 11 Gianni Pasquale ha nuovamente subito un attacco predatorio ai danni di altre due pecore, la situazione è diventata alquanto ingestibile e incontrollata. In questi primi mesi del 2024, Gianni Pasquale, come molti altri allevatori toscani e italiani, ha subito numerosi attacchi predatori da parte dei lupi. Gli allevatori sono stanchi di essere lasciati soli a combattere la battaglia contro i lupi e i lupisti. Purtroppo i dati di Ispra sono allarmanti: molte piccole aziende agricole sono destinate alla chiusura a causa delle predazioni, e molte di queste hanno già chiuso.
In Italia, i lupi appartengono allo Stato, e la Regione Toscana si vanta degli indennizzi economici che elargisce per coprire i danni causati dalle predazioni. Ma non tutti sanno che la Regione risarcisce solo il valore della singola pecora uccisa, variabile da 150 a 350 euro a seconda delle caratteristiche dell’animale, senza considerare i danni collaterali al gregge come aborti e perdita di produzione di latte. Gli indennizzi, poi, escludono gli agnelli sotto i 6 mesi di vita, i feti e gli animali dispersi. La Regione Toscana, tramite la ASL, con una trovata di cui la vicepresidente Stefania Saccardi si vanta, offre lo smaltimento gratuito delle carcasse degli animali predati, con una modalità paradossale, ovvero portandole sul Monte Amiata per nutrire lupi e ibridi non reimmettibili in natura. Ennesima beffa per gli allevatori che devono costantemente difendere il loro bestiame da un animale non gestito adeguatamente.
Nel periodo 2015-2019, secondo i dati ISPRA, in Toscana ci sono stati 2.489 eventi di predazione per un totale di 7.405 animali predati. In Italia, nello stesso periodo, l’ISPRA stima un totale di 17.889 predazioni per un totale di 43.714 animali predati. A questi dati dovremmo aggiungere una maggiorazione fisiologica per tutti quegli allevatori che non denunciano la predazione, e di chi subisce predazione ai danni di animali considerati da affezione e non da reddito, questi ultimi, infatti, non hanno diritto ai risarcimenti. Detto questo è opportuno sottolineare come ogni anno la Regione Toscana stanzia circa 500.000 euro di denaro pubblico per risarcire i danni da predazione. Per gli animalisti, è sufficiente pagare lo smaltimento e risarcire l’allevatore per avere la coscienza pulita?
Attualmente, il lupo è considerato una specie super protetta, sebbene ci siano proposte nel Parlamento Europeo per declassarne lo status.
L’IUCN ha rimosso il lupo dalla lista rossa delle specie in via di estinzione, equiparandolo a cinghiali, ratti e nutrie. Inoltre, esistono deroghe per gestire adeguatamente i lupi. Nel settembre 2023, la presidente Ursula Von Der Leyen ha dichiarato che la concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee rappresenta un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente per gli esseri umani, esortando le autorità dei Paesi membri UE a intervenire attuando le deroghe previste. La stessa Von Der Leyen, recentemente, si è espressa anche a favore del declassamento dello status del lupo. La discussione in merito sarà ripresa, in Parlamento Europeo, a dicembre 2024. Contrariamente a quanto sostenuto dalla propaganda animalista, non è ancora stato deciso nulla in merito e il Parlamento Europeo non ha bocciato la proposta di declassamento.
Ci si chiede come mai la Regione Toscana, che è la regione con più lupi d’Italia e d’Europa, non consideri quella del lupo una questione di urgenza legata alla sicurezza e all’incolumità pubblica. In una recente interrogazione del 15 febbraio 2024 fatta dal Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia alla Regione Toscana, la vicepresidente Saccardi risponde, tra le altre cose, che “il quadro normativo esistente non consente ad oggi di intraprendere nel breve termine azioni di contenimento dei lupi finalizzate alla riduzione numerica della popolazione nel suo complesso”. Saccardi continua dicendo che in prima istanza si segnala che non è stato ancora approvato il “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”, che dovrebbe indicare i criteri ai quali le Regioni e le Province Autonome dovranno attenersi per prevedere interventi di dissuasione e/o controllo di questa specie. Sostenendo che il Piano è all’esame della Conferenza Stato-Regioni ove non si è ancora raggiunto il consenso di tutte le Regioni sulla proposta in esame”.
Ma queste affermazioni non tornano, infatti Ispra ha ripetutamente dichiarato e lo ha ribadito in un convegno sul lupo pochi giorni fa che sono state le regioni per una loro scelta politica a non voler attivare le deroghe. “L’abbattimento dei lupi non sia più un tabù: va attuato insieme alle altre strategie di adattamento. Finora non abbiamo usato appieno la flessibilità prevista dalla normativa”, così dichiara Pietro Genovesi, biologo e dirigente ISPRA che è intervenuto con queste parole sabato durante la seconda giornata del Convegno Life WolfAlps EU. Allo stesso Genovesi è stato chiesto se è vero che per permettere gli abbattimenti in Italia bisogna cambiare le regole anche se esse consentono già maggiori abbattimenti. Genovesi risponde che “c’è spazio per una maggiore flessibilità, ma in passato si è presa la DECISIONE POLITICA di non procedere agli abbattimenti e di concentrarsi sulle altre strategie. In Francia si abbatte il 20% dei lupi e sono in vigore le stesse regole”.
La Direttiva Habitat, inoltre, prevede all’art. 16 che gli Stati membri UE possano derogare ai vincoli imposti per la tutela della flora e della fauna e la conservazione degli habitat naturali per motivi inerenti alla conservazione, alla didattica, alla ricerca scientifica e a motivi di rilevante interesse pubblico (sanità, sicurezza, economia).
Le attuali condizioni della gestione del lupo sono sufficienti a farci capire che gli allevamenti sono al collasso e al limite della chiusura. Secondo ISPRA, molte aziende agricole, soprattutto le più piccole, andranno progressivamente a chiudere a causa delle continue predazioni.
A questo punto viene da chiedere alla Regione Toscana una risposta concreta e veritiera!”.
Attenzione, il video può urtare la sensibilità del lettore.