E’ una regione “spaccata” in due quella disegnata da un inverno caratterizzato da temperature ben di sopra della media e da precipitazioni irregolari e spesso violente
TOSCANA. L’andamento anomalo del clima ha ritardato le operazioni di lavorazione dei terreni e ha tagliato le previsioni di semina di frumento soprattutto tenero (-1,5%). E’ andata meglio per il grano duro (+2%). E’ una regione “spaccata” in due quella disegnata da un inverno caratterizzato da temperature ben di sopra della media e da precipitazioni irregolari e spesso violente proprio nel momento clou delle lavorazioni in campo, tra novembre e dicembre, soprattutto nella Toscana Sud dove gli agricoltori sono stati costretti a rivedere i loro programmi puntando su semine tardive come l’orzo (+1%). A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati forniti da Consorzi Agrari d’Italia relativi alla stagione 2023. “Gli agricoltori non hanno più punti di riferimento. I cambiamenti climatici stanno mettendo in discussione le certezze consolidate delle imprese agricole. Il caldo di gennaio, quasi come a primavera, ha risvegliato in anticipo gli alberi da frutto esponendoli al rischio di gelate. E sono aumentati esponenzialmente gli eventi estremi. Piove con violenza per poche ore e poi nulla per settimane. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Tutti gli elementi a nostra disposizione oggi ci mettono di fronte alla prospettiva concreta di una nuova siccità. Ci trasciniamo dietro una situazione di forte deficit idrico che nemmeno la neve caduta in questi mesi riuscirà a colmare. Il 2022 è stato il più caldo dal 1955 e le precipitazioni sono state il 30% in meno. Dopo un gennaio con piogge nella media a febbraio è caduta il 57% in meno di acqua. Tra due-tre mesi, quando saremo in piena campagna, dovremo fare nuovamente i conti con la siccità e l’irrigazione di soccorso che lo scorso anno è costata una fortuna alle imprese agricole. Ecco perché – prosegue il Presidente di Coldiretti Toscana – dobbiamo cambiare rapidamente il nostro approccio culturale partendo dall’ottimizzare i consumi domestici. Evitare gli sprechi e mettere in pratica tutte quelle strategie per preservare la risorsa. E dobbiamo migliorare la raccolta delle acque piovane: oggi tratteniamo solo l’11%. Dobbiamo arrivare al 50%. Attivare le politiche di adattamento al cambiamento climatico che significa anche accelerare sul progetto di recupero degli invasi che sono migliaia e che la burocrazia ha svuotato in questi anni”.
A causa della siccità e dei costi di produzione esplosi all’indomani dell’invasione dell’Ucraina, la raccolta di grano tenero in Toscana nel 2022 aveva subito una riduzione del 3,4% passando da 935 mila quintali a circa 903 mila a fronte di maggiori superfici coltivate (+17,5%), lo stesso era accaduto per il mais, una delle coltivazioni più bisognose di acqua, con un crollo del 23%. Bene invece il grano duro (+12%), il girasole (+4%) per cui ci si attende un aumento delle superfici nel 2023 e l’avena (+8,5%) secondo i dati Istat.
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