Il presidente Neri: "Non possono essere certamente gli agricoltori a pagare le spese per sistemi poco efficienti"
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FIRENZE. “Ormai da tempo attendiamo che si apra la discussione sul piano faunistico venatorio regionale. E’ uno strumento fondamentale per la programmazione faunistica, la base di ogni azione gestionale: l’attuale è in proroga da diversi anni e inoltre teneva conto anche dei piani faunistici provinciali. Dunque ci sono anche delle zone d’ombra nell’attuale pianificazione, che rientra in una normativa passata: la gestione faunistica è molto complessa, dal momento che la legge 157/92 ormai non è più aderente alla realtà. Nel frattempo la fauna ha subito moltissime evoluzioni: la normativa non può essere statica ma adeguata ed efficace alle necessità dell’ambiente, del territorio ed anche delle aziende agricole. L’appello è quello di avere norme incisive, rispettose, che possano consentire alle aziende di poter operare tranquillamente come tutte le altre imprese del comparto produttivo”. A dirlo il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri.
Neri ha sottolineato che “la dura convivenza con la fauna selvatica, con preciso richiamo agli ungulati, è divenuto uno dei principali problemi del settore agricolo. L’agricoltore non ha capacità alcuna di intervenire efficacemente sui problemi che sorgono: tutelare le produzioni non è cosa facile, ci sono situazioni dove i danni superano il 60% delle produzioni e ad oggi possiamo solo con le recinzioni e con le operazioni di contenimento. Proprio la soluzione delle recinzioni non si sposa con i nostri paesaggi, rinomati ed invidiati dal mondo intero”.
“In questi giorni – ha concluso il presidente di Confagricoltura Toscana – stiamo discutendo il regolamento 48r: poter ragionare sulle basi poteva essere più produttivo, ma quello che conta è avere comunque strumenti efficaci. La fauna è patrimonio indisponibile dello Stato, e pertanto non possono essere certamente gli agricoltori a pagarne le spese per gestioni poco efficienti: non crediamo possa essere accettabile danneggiare le economie l’ambiente ed il territorio per una presenza, una densità altissima degli ungulati, inferiore, in Europa, solo all’Austria”.