SIENA. i saranno anche gli allevatori di mucche e pecore da latte di Siena, venerdì (6 febbraio) dalle ore 9.30 in Piazza della Repubblica a Firenze, in occasione della più grande manifestazione di mungitura che la storia ricordi. Gli allevatori porteranno in città il loro bestiame e allestiranno una stalla dove mostreranno ai cittadini-consumatori come si munge e cosa significhi utilizzare il vero latte italiano e non quello importato dall’estero.
“Saremo presenti anche noi di Coldiretti Siena con i nostri allevatori – ha detto Francesco Sossi direttore di Coldiretti Siena – rispetto al 1990 in Toscana ci sono 20mila stalle in meno, -206% secondo i dati diffusi dall’Istat. Tra burocrazia e tasse molti sono costretti a chiudere per non parlare del prezzo del latte che è instabile e non permette di fare investimenti a lunga distanza”.
Il 53% degli allevatori presidiava zone montane e svantaggiate e con esse la biodiversità. Oggi la produzione del latte con cui si produce anche il famoso pecorino che tutti ricercano anche nei mercati di Campagna Amica, è a rischio.
“I consumatori devono sapere con quale latte vengono confezionati i formaggi e tutti i derivati – ha proseguito il direttore Sossi – Alla giornata dell’allevatore sono stati invitati a partecipare deputati e senatori, rappresentanti istituzionali dell’amministrazione regionale, sindaci ed assessori dei comuni, rappresentanti delle associazione dei consumatori ed ambientaliste. Ci sarà una grande partecipazione e soprattutto siamo certi di poter attirare l’attenzione dei cittadini che troveranno in un centro storico una vera stalla per capire quale sia il vero valore del latte che proviene dal territorio rispetto a quello che arriva da chissà quale paese e fa chilometri e chilometri prima di approdare nei caseifici”.
Nell’anno dell’Expo 2015 a fare impressione è il fiume di latte importato dall’estero che supera del 360% il latte prodotto in loco dai nostri allevamenti: 230mila tonnellate le importazioni, 68.300 la produzione toscana. E’ il differenziale, tra prodotto ed importazioni, più alto in Italia.
“In Toscana i prodotti entrano stranieri, e penso al latte e ai semilavorati, ma anche all’olio e tanti altri, ed escono italiani. Più latte importato significa provenienza dubbia quando non c’è l’obbligo di origine nell’etichetta del latte, dei formaggi e di tutti i derivati – ha spiegato Francesco Sossi– con il 40% del latte che non ha nè un nome, nè un cognome. Vogliamo sapere cosa diventa questo latte e quale forma assume”.