9 ovini sbranati in pieno giorno ad Asciano
ASCIANO. 3 Pecore, 2 capre e 4 agnelli: non è la lista della spesa, è l’ennesima “scorpacciata” di ovini che i lupi hanno fatto nel Senese. Questa volta la strage – i numeri sono destinati a salire perché sono riferiti solo alle carcasse dilaniate e lasciate sui pascoli, mentre è in corso la ricerca di altri capi – è stata messa a segno nel cuore delle Crete Senesi: ad Asciano. Anche quest’ultimo attacco, dicono gli allevatori di Coldiretti Siena, si è svolto in pieno giorno e, mentre i pastori contattavano le autorità sanitarie, che in queste ore stanno facendo i sopralluoghi, le carcasse erano ancora calde.
“È evidente che le istituzioni non possono continuare a temporeggiare – spiega l’allevatore Simone Valentini – siamo arrivati a un punto di svolta: o scegliamo la pastorizia e la produzione di formaggi che fanno l’eccellenza non solo del made in Siena, ma anche del made in Italy nel mondo, o scegliamo di tutelare tout court la fauna selvatica abbandonando, per sempre, l’allevamento di questi animali da latte che hanno bisogno di pascolare liberamente. Una necessità, quella del pascolo, che non solo è prevista dalla normativa sul benessere animale ma è anche il presupposto essenziale per la produzione di latte di qualità e, quindi, delle nostre prestigiose eccellenze dell’agroalimentare”. Oltre al danno per la perdita dei singoli capi, l’attacco dei lupi causa altre conseguenze molto pesanti per il gregge: dalla perdita di latte agli aborti, con gli agnellini che nascono già morti. Non solo, secondo Valentini, l’eccessivo impiego di cani da guardia per sorvegliare il gregge può essere un elemento di fastidio per i cittadini e per i turisti che vogliono passeggiare liberamente nelle terre di Siena.
“Gli attacchi provocano danni irreparabili a tutta la filiera e, nell’immediato, lo choc dell’aggressione porta le pecore – spiega Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – a diminuire del 50 per cento la produzione giornaliera di latte, e questo, per un periodo indefinito, da qualche settimana a molti mesi. Un danno che non viene risarcito, così come gli aborti. Per non parlare del prezzo di mercato di un agnello che va da 35 a 45 euro (a seconda del peso e del periodo) e, anche su questo aspetto, non esiste alcuna forma di indennizzo”. Danni indiretti che, secondo Coldiretti, occorrerebbe invece riconoscere agli allevatori, individuando apposite forme di risarcimento e, soprattutto, trovare soluzioni per consentire alle pecore di sopravvivere e agli allevatori di continuare a fare il proprio mestiere.
“È evidente che le istituzioni non possono continuare a temporeggiare – spiega l’allevatore Simone Valentini – siamo arrivati a un punto di svolta: o scegliamo la pastorizia e la produzione di formaggi che fanno l’eccellenza non solo del made in Siena, ma anche del made in Italy nel mondo, o scegliamo di tutelare tout court la fauna selvatica abbandonando, per sempre, l’allevamento di questi animali da latte che hanno bisogno di pascolare liberamente. Una necessità, quella del pascolo, che non solo è prevista dalla normativa sul benessere animale ma è anche il presupposto essenziale per la produzione di latte di qualità e, quindi, delle nostre prestigiose eccellenze dell’agroalimentare”. Oltre al danno per la perdita dei singoli capi, l’attacco dei lupi causa altre conseguenze molto pesanti per il gregge: dalla perdita di latte agli aborti, con gli agnellini che nascono già morti. Non solo, secondo Valentini, l’eccessivo impiego di cani da guardia per sorvegliare il gregge può essere un elemento di fastidio per i cittadini e per i turisti che vogliono passeggiare liberamente nelle terre di Siena.
“Gli attacchi provocano danni irreparabili a tutta la filiera e, nell’immediato, lo choc dell’aggressione porta le pecore – spiega Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – a diminuire del 50 per cento la produzione giornaliera di latte, e questo, per un periodo indefinito, da qualche settimana a molti mesi. Un danno che non viene risarcito, così come gli aborti. Per non parlare del prezzo di mercato di un agnello che va da 35 a 45 euro (a seconda del peso e del periodo) e, anche su questo aspetto, non esiste alcuna forma di indennizzo”. Danni indiretti che, secondo Coldiretti, occorrerebbe invece riconoscere agli allevatori, individuando apposite forme di risarcimento e, soprattutto, trovare soluzioni per consentire alle pecore di sopravvivere e agli allevatori di continuare a fare il proprio mestiere.