"Ma se neve e pioggia sono salutati positivamente, a preoccupare nelle campagne è ora il brusco abbassamento delle temperature dopo il caldo anomalo che ha mandato la natura in tilt"
TOSCANA. L’arrivo della pioggia e della neve sulle Alpi e sugli Appennini contribuiscono a ridurre il pesante deficit idrico degli ultimi dodici mesi e rilanciano il turismo invernale nei comprensori sciistici. A dirlo è Coldiretti Toscana dopo che il 2022 si è chiuso con il 30% in meno di precipitazioni ed è stato classificato come l’anno più caldo di sempre con temperature medie massime fino a 2 gradi superiori a quelle tipiche del periodo secondo il Consorzio Lamma.
L’arrivo di neve e pioggia è importante per dissetare i campi resi aridi dalla siccità e ripristinare le scorte idriche nei terreni, negli invasi, nei laghi, nei fiumi e nelle montagne dove i ghiacciai perdono di superficie e spessore. Con la neve attesa anche al di sotto dei 1.000 metri possono tornare a sorridere anche le località turistiche collegate ai cinque comprensori sciistici.
Ma se neve e pioggia sono salutati positivamente, a preoccupare nelle campagne è ora il brusco abbassamento delle temperature dopo il caldo anomalo che ha mandato la natura in tilt con le coltivazioni ingannate da una finta primavera che si stanno predisponendo alla ripresa vegetativa con gemme e fioriture anomalo, dalle mimose al susino, dal pesco ai limoni. Lo sbalzo termico repentino rischia di provocare danni a verdure e ortaggi invernali coltivati all’aperto come cavoli, verze, carciofi, finocchi e broccoli. Si tratta – spiega Coldiretti Toscana – degli evidenti conseguenze del mix micidiale determinato dai cambiamenti climatici dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. Una anomalia che quest’anno si è manifestata con 25 eventi estremi secondo l’Osservatorio Nazionale Città Clima di Legambiente.
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