"La battaglia di Natale" contro le importazioni spacciate come italaine
SIENA. “La battaglia di Natale: scegli l’Italia”. Ecco lo slogan scelto dai diecimila allevatori e coltivatori della Coldiretti che, insieme a centinaia di agricoltori del Senese, mercoledì 4 dicembre, anche con i loro trattori, presidieranno il valico del Brennero per la mobilitazione organizzata per difendere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane. Autobotti, camion frigo, container saranno verificati dagli agricoltori e dagli allevatori per smascherare il “finto Made in Italy” diretto sulle tavole in vista del Natale. “Manca una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti e – spiega Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – attraverso il valico Brennero giungono in Italia miliardi di litri di latte, cagliate e polveri ma anche milioni di cosce di maiale per fare i prosciutti, conserve di pomodoro, succhi di frutta concentrati e altri prodotti che stanno provocando la chiusura delle stalle e delle aziende agricole con la perdita di migliaia di posti di lavoro, un pericolo anche per l’agricoltura della provincia di Siena perché nessun territorio è immune da questo furto di identità”. Se il successo dell’agroalimentare italiano nel mondo e l’accreditamento attribuito al marchio Italia non conoscono arretramenti – come dimostra la crescita costante (+7,1% nei primi mesi del 2013) e il valore record dell’export (stimabile a 34 miliardi per quest’anno) – non venissero minacciati dai fenomeni di imitazione e pirateria commerciale, questi dati potrebbero addirittura triplicare. “Il Made in Italy agroalimentare è la leva strategica ed esclusiva affinché anche questo territorio possa competere – commenta Francesco Sossi, direttore Coldiretti Siena – sui mercati nazionali ed internazionali con una produzione di beni e servizi ad alto valore aggiunto, arricchito da fattori come ambiente, cultura e storia che distinguono il marchio Italia e che sono inimitabili. Se non ci fosse il furto del falso Made in Italy nel mondo, che ormai ha superato i 60 miliardi di euro, ci sarebbero 300 mila posti di lavoro in più nel nostro Paese. Posti di lavoro con importanti ricadute occupazionali anche in questo territorio. E, come se non bastasse, al furto di occupazione si sommano la perdita di opportunità economiche e il danno provocato all’immagine dei prodotti italiani, soprattutto nei mercati emergenti, dove spesso il falso Made in Italy è più diffuso del vero e condiziona, quindi, negativamente le aspettative dei consumatori”.
Focus: Il Made in Italy per il Paese
L’agroalimentare rappresenta il 17% del Pil nazionale, con un valore complessivo di oltre 266 miliardi di euro, di cui oltre 53 miliardi provengono dal settore agricolo. I suoi primati non hanno eguali al mondo, in termini di: valore aggiunto per ettaro (il triplo rispetto a Regno Unito e il doppio di Spagna e Francia); intensità di lavoro per ettaro (doppia rispetto a Francia e Spagna); livello di sicurezza e sistema dei controlli degli alimenti; numero di denominazioni geografiche e protette (oltre 254 DOP e IGP, 521 vini DOC, DOCG, IGT e 4.698 specialità tradizionali regionali); produzione biologica. Alla perdita di opportunità economiche e occupazionali si somma il danno provocato all’immagine dei prodotti italiani, soprattutto nei mercati emergenti, dove spesso il falso è piu’ diffuso del vero e condiziona, quindi, negativamente le aspettative dei consumatori. In Italia non si riesce ancora a tutelare il patrimonio nazionale agroalimentare, che come espressione dell’identità culturale dei territori rappresenta un bene collettivo per lo sviluppo dell’intero Paese, ed a garantire i cittadini-consumatori rispetto ad una sana alimentazione ed a scelte di acquisto consapevoli. Manca da parte della politica nazionale e comunitaria un’operazione coraggiosa di verità, giustizia e legalità. Con la crescente circolazione di alimenti che evocano una origine ed una fattura italiana che in realtà non possiedono, rischiamo una vera e propria svendita della nostra economia basata sull’inganno ai consumatori e sulla concorrenza sleale a basso costo di produzione ma ad alto onere ambientale e sociale, ed a scapito, non di rado, della stessa sicurezza alimentare. In questo contesto, l’Europa deve svolgere un ruolo centrale, affrancandosi da interessi lobbistici e dall’imperativo della libera concorrenza, per essere Europa dei popoli e non degli egoismi, difendendo e valorizzando le diverse identità nazionali.