Possibili ripercussioni sull'export in crescita (+16,5%) e sui consumi interni
FIRENZE. L’attacco dell’OMS al vino spaventa 13 mila imprese vitivinicole toscane, mina il primato di qualità e distintività dei nostri vini regionali nel mondo e rischia di colpire pesantemente l’export ed i consumi interni con gravi ripercussioni su tutta la filiera e sull’occupazione. La nuova minaccia al vino toscano arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità intenzionata a tagliare del 10% i consumi in Europa già nel 2023 attraverso l’applicazione di una serie di misure che ne scoraggino la commercializzazione come l’aumento della tassazione, il divieto di pubblicità, la promozione e l’obbligo di health warning (allarme per la salute) in etichetta mettendo così sullo stesso piano il vino alle sigarette. A denunciarlo è Vigneto Toscana, l’associazione di Coldiretti che si occupa di costruire progetti di promozione e di sviluppo delle produzioni vitivinicole territoriali, a certificate e non, e legate alle singole specificità dei territori nel commentare il documento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – Regione Europa: “European framework for action on alcohol 2022-2025”.
“E’ del tutto improprio assimilare il vino ai superalcolici o alle sigarette. – spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – Il vino è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. Dovrebbe esserci una chiara e netta distinzione tra i concetti di consumo e di abuso. Stiamo tornando nell’era del proibizionismo. Il documento dell’OMS è un attacco al nostro sistema agroalimentare; è un nuovo tentativo di indebolirlo e di metterlo in discussione. Lo stanno facendo con il vino, che è il prodotto del nostro Made in Italy più esportato, lo stanno facendo con il nutriscore, il sistema di etichettatura a semaforo che guarda caso penalizza proprio i nostri prodotti più apprezzati e lo stanno facendo spalancando il mercato al cibo sintetico giustificando l’introduzione di carne, pesce e latte prodotti in un bioreattore con la sostenibilità ed i cambiamenti climatici. Sono messaggi fuorvianti e sbagliati che stravolgono l’assetto di intere filiere e possono fare danni enormi alla nostra economia”.
L’attacco dell’OMS arriva in un momento molto favorevole dal punto di vista dell’export con un incremento, nei primi sei mesi dell’anno, del 16,5% per un valore complessivo di 624 milioni di euro e della vendemmia in corso, in recupero rispetto alle attese, con il 12% in più di prodizione di vino e mosto. Meno invece dal punto di vista dei costi che a causa delle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra in Ucraina sono cresciuti del 35%. Nei vigneti si registrano infatti rincari che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio. Una bottiglia di vetro – spiega Vigneto Toscana – costa fino al 50% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%. L’incremento dei costi però – sottolinea Vigneto Toscana – è stato scaricato sulle spalle dei viticoltori e delle cantine, come dimostra il fatto che il prezzo di vendita del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è aumentato al dettaglio di appena il 2,5% a maggio 2022 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre gli alimentari sono aumentati in media del 7,1%.
Da difendere c’è anche un patrimonio unico di biodiversità con 58 indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT che presidiano la quasi totalità della superficie vitata toscana (96,4% rispetto alla pur elevata media nazionale situata intorno al 63%) con il settore che vale il 21% della produzione agricola regionale per un valore di 485 milioni di euro.