Senza abbattimenti numero cinghiali sarà triplicato: nel 2021 oltre 100mila cinghiali in provincia di Siena
SIENA. «La situazione ungulati è ormai completamente fuori controllo, va subito riaperta la caccia con le battute al cinghiale e la caccia di selezione, altrimenti l’agricoltura senese muore». A sottolineare una situazione non più sostenibile per le aziende agricole senesi è Valentino Berni, presidente Cia Agricoltori Italiani di Siena.
In provincia di Siena mediamente si hanno abbattimenti per 20-30mila capi all’anno, con la normale proliferazione e senza abbattimenti nel 2021 avremo oltre 100mila cinghiali nelle campagne senesi.
«Un’emergenza – aggiunge – che evidenziamo da molti anni, ma che negli ultimi mesi ha toccato un livello di non ritorno. La chiusura completa (ed il divieto di caccia) del territorio toscano con la Zona Rossa è stato il colpo di grazia, in pratica la stagione della caccia al cinghiale quest’anno non è neanche iniziata. Il prossimo anno avremo il triplo degli ungulati e non si potrà tornare indietro. Molte semine autunno-vernine vengono regolarmente distrutte dalle razzie di questi animali».
Da giorni e settimane segnalazioni quotidiane da parte degli agricoltori in tutta la provincia di Siena. Ed anche nell’azienda vitivinicola di Berni (nel comune di Montalcino) nei giorni scorsi il passaggio di una cinquantina di cinghiali che hanno attraversato i vigneti: «Una scena inverosimile – racconta Berni -, ormai da anni alla presenza del cinghiale abbiamo fatto l’abitudine, ma vedere con i miei occhi un numero così enorme di animali non era mai successo in passato. Personalmente, e nei nostri uffici provinciali della Cia, riceviamo segnalazioni di questo tipo ogni giorno, da tutta la provincia, con danni in costante aumento, stiamo andando verso il totale disfacimento della nostra agricoltura».
Cosa significa? «Significa che in questa stagione venatoria non è stata sparata nemmeno una cartuccia contro i cinghiali – spiega Berni –, mentre è proprio in questi mesi autunnali che si procede ad un minimo di contenimento dei capi di ungulati. Un esempio: se una squadra di caccia al cinghiale poteva prendere 400 capi, quest’anno quegli stessi capi continueranno a scorrazzare per le nostre coltivazioni, poi prolifereranno ed il prossimo anno saranno 1.000-1.200 cinghiali. Si può capire quindi che questa situazione non è più gestibile dagli enti preposti e tutti i danni saranno a carico degli agricoltori. Come sempre. Le cifre ufficiali sul numero degli ungulati sono sempre al ribasso, quello che resta davanti ai nostri occhi sono i danni reali a colture, terreni e strutture. Si deve interviene fin da subito con gli abbattimenti. Non possiamo più andare avanti così».