Coldiretti Toscana: "Vince buon senso, adesso un confronto serio"
FIRENZE. Il rinvio della ratifica dell’accordo commerciale con il Canada è il primo risultato di una rivolta popolare contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia che ci ha visti protagonisti su tutto il territorio nazionale dove hanno già espresso contrarietà 14 regioni, 1973 comuni e 69 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine.
La conferenza dei capigruppo del Senato ha rinviato la ratifica degli accordi internazionali definiti dalla commissione affari esteri. tra questi accordi c’e’ anche il Ceta, accordo di libero scambio tra UE e Canada, la cui ratifica, approvata il 27 giugno dalla commissione affari esteri del senato, non e’ stata ancora inserita nel calendario dei lavori dell’aula e ‘slitta sine die’, probabilmente dopo l’esame della legge di stabilità.
“Il rinvio è il primo risultato di una rivolta popolare contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia che ci ha visti protagonisti su tutto il territorio nazionale dove hanno già espresso la loro contrarietà tantissimi comuni tra i quali oltre 120 toscani ai quali si sono aggiunti diversi Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine. A tutti questi va il ringraziamento di Coldiretti ma crediamo anche di tutti i cittadini” – ha detto Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana commentando la notizia del rinvio.
Ad esultare per il doveroso rinvio, insieme a Coldiretti, anche l’inedita e trasversale compagine di associazioni che hanno espresso la loro preoccupazione come Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch.
Per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima – denuncia la Coldiretti – in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy piu’ prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele, ma sarà anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan. La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – sottolinea la Coldiretti – è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni. Secondo la Coldiretti su un totale di 291 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato. Inoltre il Ceta – denuncia la Coldiretti – uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia. E pesa anche – conclude la Coldiretti – l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia.
“Ci auguriamo che questo rinvio – ha commentato Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – sia l’occasione per aprire un confronto serio e costruttivo per rivisitare il trattato e garantire il rispetto dei principi di sicurezza alimentare, di diritti sociali ed un’adeguata tutela delle produzioni agro-alimaìentari “made in”, come del resto auspicava la mozione recentemente approvata dal Consiglio Regionale della Toscana sollecitata dal forte pressing della nostra Organizzazione nel silenzio incomprensibile, di altre forze sociali e di rappresentanza, non firmatarie del documento – Alla ricerca di un commercio libero e giusto- Free end Fair”.