di Augusto Mattioli
SIENA. Nigeria, Niger, Ciad, Libia, viaggio per mare in un barcone, Pozzallo, Palermo, Siena. E’ il lungo percorso che dall’8 dicembre del 2014 Edwim Nkpume, a poco più di sedici anni (è nato il 31 dicembre del ’98), ha fatto partendo – sottolinea: “per bisogno” – dal suo paese, arrivando in Europa, dopo avere passato mesi nei campi libici, esperienza comune ai tanti che per mesi hanno viaggiato e viaggiano ancora in situazioni molto difficili.
“Lasciare la mia famiglia – racconta – non è stato facile. Mia madre non sapeva di questa mia intenzione . E’ stato mio padre a spingere perché me ne andassi con un suo amico. E sono molto contento di avere preso questa decisione in quel periodo”. Dal 2017 vive stabilmente a Siena e lavora in una cooperativa sociale dove, su sua richiesta, è impegnato solo la mattina con vari incarichi a seconda delle necessità. “Ho chiesto io – dice – questo orario di lavoro perché alla sera ho il tempo di studiare all’università. E quando posso do una mano anche agli altri migranti per aiutarli nelle loro necessità e bisogni. Sono contento di poter essere utile”.
Edwin, un diploma conseguito nel suo paese alla Obeidu Secondary School, si è iscritto all’Università di Siena per frequentare i corsi di Scienze politiche. E’ quasi arrivato in fondo, con la preparazione della tesi sull’Africa, dopo avere sostenuto esami con voti tra il 21 e il 22 con l’eccezione del 30, ovviamente, sulla storia dell’Africa e del 28 in quella dell’Asia. Edwin nel suo lavoro di preparazione delle tesi racconta la sua storia di migrante ma guarda anche ai problemi che l’immigrazione fa emergere nella realtà del nostro paese. E non sembra convinto dello slogan “Aiutiamoli a casa loro”, che in altri periodi è stato frequentemente citato (in particolare nel dibattito politico italiano), quando si parlava di coloro che sbarcavano e sbarcano dai barconi.
“Una volta a Siena sono stato da Salvini. Mi chiedo come fa ad aiutare gli africani, se non riesce ad aiutare neanche gli italiani. A me comunque interessa che si parli di noi. Si parli pure male degli immigrati, l’importante però che si discuta del tema immigrazione. Si devono aiutare quelli che sono qui: istruiamoli, formiamoli e poi saranno loro ad essere in grado di aiutare l’Africa. Bisogna fare in modo che le persone riescano ad integrarsi, ma non sempre ci riescono pur vivendo qui da anni. Penso che alcuni dei nostri problemi dovrebbero essere risolti qui in Europa”.
La tesi è nata dal suo lungo e difficile viaggio fino a Siena, il titolo “Africa must unite” (l’Africa deve unirsi), tema oggetto di ampi dibattiti politici e giornalistici nei vari paesi di quel continente, che con difficoltà cercano uno sviluppo proprio grazie alle loro risorse e anche dall’esperienza fatta in un viaggio in Kenia dove “sono stato per un tirocinio. Per cui, quando sono tornato in Itali,a ho scelto l’argomento della mia tesi”.
La discussione della tesi potrebbe avvenire tra il prossimo dicembre e aprile del 2023. Relatore il professor Andrea Francioni, docente di Storia delle relazioni internazionali al Dipartimento di Scienze politiche. E dottore di ricerca proprio in Storia dell’Africa. Tema centrale della tesi la situazione attuale dell’Africa. “In particolare – spiega il professor Francioni -, si guarda con molta attenzione al dibattito, soprattutto tra gli intellettuali di molti paesi del continente, che “si chiedono cosa possono fare per recuperare la loro identità stravolta dal colonialismo e come percepiscano se stessi rispetto all’Europa, sentendosi appunto diversi”.