Riflessioni sinottiche e comparate di Paolo Piochi
SIENA. Di seguito la lettera che Paolo Piochi ha inviato ad Andrea Viviani (rettore del Magistrato delle Contrade), al sindaco Bruno Valentini, al presidente del Consorzio Tutela del Palio ed al presidente del Comitato Amici del Palio.
“La stagione paliesca da poco conclusa sul Campo rimarrà ben impressa tra i documenti di archivio non solo per ricordare le Contrade che hanno riportato una fulgida vittoria, ma anche per talune incredibili prestazioni verificatesi nella carriera di luglio e per il clamore che si è inevitabilmente acceso sulla interpretazione e sulla corretta applicazione delle norme che disciplinano la nostra secolare Festa a tal punto da fornire materia in abbondanza più per i giuristi che per gli storici nonostante questi ultimi avranno da annotare fatti molto particolari e collaterali alle due carriere, persino di immeritato dileggio verso la nostra Città.
Anche se sui vari aspetti sarebbe stato interessante leggere un maggior numero di commenti di coloro che nel corso degli anni sono stati i più qualificati rappresentanti delle nostre Istituzioni al fine di alimentare un necessario movimento di opinione, negli interventi sin qui resi noti si è tuttavia riscontrata la opportunità di stimolare una profonda riflessione – citando ad esempio un ciclo di conferenze già organizzate e patrocinate dai massimi Organismi cittadini – sul Regolamento del Palio, con particolare riferimento sia al rapporto tra norme codificate e tradizione che all’adozione di adeguate contromisure volte ad ottimizzare la gestione di quelle complicate situazioni che vanno ad impattare sulla “mossa e giustizia paliesca”.
Tali interventi non potevano non evidenziare il fatto che si dovrebbero sempre tenere a mente, quando si ha a che fare proprio con il Regolamento del Palio, non solo quei sani principi di “tradizione” e di “buon senso”, ma che anche certi comportamenti tra le Contrade, la disciplina dei cui rapporti insieme alla gestione delle dinamiche del Palio dovrebbero rimanere sempre circoscritte entro auspicabili ambiti di coerenza ed obiettività dell’Amministrazione Comunale, rispettino gli interessi collettivi, superino in ogni caso interessi e posizioni di parte, recuperino poi una diffusa cultura del “senso della Festa” ed esaltino infine il rispetto reciproco che è alla base della nostra storia.
Poiché non ho finora letto – forse per una mia grave disattenzione – alcuna nota ufficiale riguardo al fatto che il tema sollevato sul Regolamento del Palio sia stato oggetto di un approfondito dibattito all’interno del Magistrato delle Contrade così da poter contribuire, data l’autorevolezza e la competenza dei suoi componenti, non solo a dirimere legittimi dubbi sulla corretta interpretazione ed applicazione delle vigenti disposizioni, ma anche a fornire preziosi suggerimenti per una loro eventuale rivisitazione, resta tuttavia inteso come il rispetto delle norme, in ogni campo e soprattutto da parte di chi deve poi assumere risolute e non criticabili decisioni, si riveli nella quotidianità un aspetto inderogabile e di rilevante cogenza.
E’ del resto poi di tutta evidenza come la trasgressione del Regolamento del Palio venga maggiormente avvertita dai senesi di fronte ad eccezionali accadimenti che si ripetono con sistematicità nel tempo, suscitando ogni volta considerazioni indignate e dai toni di grande effetto da parte di tanti contradaioli arruolati d’improvviso nell’esercito dei puritani a tal punto che perfino l’Amministrazione Comunale, in attesa di deliberare le sanzioni previste alle usuali scadenze, può sentirsi in dovere di comminare con la massima sollecitudine, come è accaduto quest’anno, esemplari punizioni che parrebbero comunque
discutibili con il timing attualmente previsto dalla normativa in vigore.
Se la tempestività e la omogeneità dei provvedimenti sanzionatori appaiono oggi gli orientamenti prevalenti, non di minore importanza sulla materia sembrerebbe l’impegno che dovrebbe essere allora riservato, beninteso con le dovute proporzioni, anche al Rituale Contradaiolo – normativa questa di diretta emanazione del Magistrato delle Contrade – in merito al quale, in questi ultimi anni mi sono più volte permesso per iscritto di rappresentare, a mio modesto avviso e senza alcuna presunzione, talune smagliature e di rimarcare altresì evidenti violazioni comportamentali cui né l’Amministrazione Comunale né il Magistrato delle Contrade – nella loro più totale indifferenza – sembrano voler porre rimedio, seppure certe disposizioni non lascino spazio ad interpretazioni semantiche di qualsivoglia convincente natura, ma necessitino solo di essere semplicemente osservate.
Si tratterebbe, in pratica, di ricordare e di richiamare l’attenzione di tutti gli Onorandi su quanto, tra l’altro, espressamente riportato in premessa di questa regolamentazione, ovvero “seguire le norme proposte dal Rituale è uno dei modi attraverso i quali le nostre diversità possono continuare a consolidare l’indispensabile unità dei diciassette popoli nella comune Senesità, unica difesa delle nostre tradizioni”. Ella, Onorando Rettore, è un uomo di legge e quindi, a maggiore ragione e con più determinazione rispetto ad altri suoi predecessori, dovrebbe fare propria l’esigenza che almeno all’interno del Magistrato
delle Contrade siano rispettati certi principi che, seppure in apparenza marginali al Palio, contribuirebbero in parte a diffondere quella uniformità e modernità della cosiddetta cultura del “senso della nostra Festa” a cui molti personaggi di prestigio si sono più volte appellati in occasione di importanti dibattiti, conferenze, interviste, riunioni e tavoli di lavoro; quel “senso” che custodisce sì regole, regolamenti e rituali ma che, a causa di una generalizzata associazione di demagogiche responsabilità e di ipocrite complicità che si perdono nella notte dei tempi, viene spesso ignorato e tradito rimanendo fino ad oggi relegato – come dimostrano bene i fatti – solo tra i buoni propositi e/o tra quei rapporti di convenienza molto forti.
Pur consapevole che a tutela della nostra Festa siano state emanate in questi ultimi anni importanti disposizioni correttive, credo che chiunque stia rivestendo od andrà in futuro a ricoprire incarichi di responsabilità istituzionale non possa in alcun modo ritenere che lasciarsi sopraffare dal disinteresse e dalla indeterminatezza verso i più banali provvedimenti sia un peccato veniale, ma per il bene di Siena e per quanto di rispettiva competenza dovrebbe invece prendere una posizione ferma senza tanto badare a compromettere ambizioni personali ed appassionarsi soprattutto alla gratificazione delle più alte
aspettative volte ad e vitare, con il trascorrere del tempo, di mettere in serio pericolo il valore storico, culturale e sociale del Palio e di tutte le sue straordinarie Contrade.
Distinti saluti.”.
Paolo Piochi