di Augusto Mattioli
SIENA. Andrea Mori Pometti che si dimette (ma poi torna sui suoi passi), dopo che le sue decisioni riguardo la monta del Palio di agosto erano state contestate dai contradaioli; la capitana della Torre Aurora Misciattelli che, a sorpresa, lascia il suo incarico, che come ha dichiarato, le ha provocato “uno stress non indifferente”; la Selva che rompe i rapporti con l’Oca per l’annosa questione dei Macelli di Fontebranda; Pantera e Chiocciola che si guardano male per questioni di monta della prima: c’è molta effervescenza, diciamo pure nervosismo, nelle contrade senesi in questo periodo. Un nervosismo che non sembra, anche se può apparire, legato alla contingenza.
Viene da pensare, sommando tutte le cose che si sanno, che le contrade stiano vivendo un momento abbastanza difficile.
Il fatto che la capitana della Torre parli di stress indica come nelle contrade i dirigenti, che non fanno questa attività per mestiere, abbiamo sempre maggiori difficoltà a seguire quello che dovrebbe essere solo un gioco, come dovrebbe essere inteso il Palio, ma che, per gli interessi soprattutto economici che mette in campo, sta diventando una cosa troppo seria, difficile da sostenere.
Oggi i dirigenti delle contrade, soprattutto le capitanerie sono sempre più oggetto di forti pressioni da parte dei contradaioli, molto interessati peraltro a cosa succede nella gestione della corsa (per la cui vittoria non si deve badare a spese) e molto meno interessati alla gestione ordinaria dell’ente contrada. In sostanza molti si avvicinano alla contrada, perché interessati solo in funzione delle corsa, e magari del loro desiderio, della loro ambizione di far parte del meccanismo interno, ma solo in pochi ovviamente ce la fanno. Una mentalità quasi da tifoso del calcio.
Certo le contrade se sono vitali ancora oggi lo si deve al fatto che si sono adattate alla modernità, assumendo i pregi ma anche i difetti di una società che deve correre sempre, deve primeggiare sempre, deve essere competitiva al massimo. Una società che corre il suo palio tutti i giorni, che ha la mentalità, appunto, da palio di Siena dove chi arriva secondo è un "ripurgato" e non conta niente.
Però bisogna dire che a Siena nessuno si ripurga. Tutti trovano una scusa, magari una consolazione nel fatto che il fantino scelto ha corso bene o cercando scuse nel cavallo che non era in condizioni.
E’ tanto che nessuno dice: ci siamo ripurgati. Senza trovare altri alibi.