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SIENA. La storia di Giuseppe Pes, detto Il Pesse, è una favola che rivela in ogni suo dettaglio colpi di scena e sorprese. Colui che è stato per molte edizioni il dominatore del Palio di Siena, ma che nel corso della propria esistenza ha saputo anche far fronte a sconfitte più o meno amare, non è mai stato soprannominato Re della Piazza (del Campo), ma nonostante ciò ha conquistato il cuore degli appassionati, pur avendo fornito di sé ricordi contrastanti. Giuseppe ha corso per la prima volta nel 1982 e per l’ultima volta nel 2006: mentre l’Italia del calcio vinceva i Mondiali, il Pesse apriva e chiudeva una storia magica, durata un quarto di secolo e contrassegnata da primati e record, come il Cappotto per la Contrada Imperiale della Giraffa nel 1997 (solo Jonatan Bartoletti, nel 2016, è riuscito nell’impresa con lo stesso cavallo).
Negli anni, il Pesse e il Palio hanno regalato gioie e dolori agli amanti delle corse di cavalli. Oggi scommettere su di lui e sul Palio di Siena non si può più, ma ci sono molte altre corse di cavalli e eventi sportivi su cui puntare, ci si può informare su www.recensioniscommesse.com.
Numeri da leggenda
I numeri di Pesse sono quelli di una leggenda: Giuseppe, infatti, è in terza posizione nella classifica relativa al numero di Carriere disputate in maniera consecutiva, avendone totalizzate addirittura 32 tra il 1991 e il 2006, in 16 anni. Dietro ad Aceto, invece, è colui che ha disputato il maggior numero di Palii con lo stesso giubbetto, avendo indossato quello del Valdimontone per 12 volte. Ancora oggi, insomma, il Pesse è un eroe per molte contrade e un nemico per altre: ed è normale che sia così, dopo che ha corso 45 Palii e che ne ha vinti 9. Dopo 24 anni di una carriera splendente, nel 2006 Giuseppe ha scelto di dire basta e di abbandonare le insegne di vincente, per lasciare non solo il Palio, non solo Siena e non solo la Toscana, ma perfino l’Italia: così se ne è andato e ha trovato rifugio al di là delle Alpi, in Francia, dove vive attualmente.
Il ritiro
Quella del ritiro non è stata una decisione semplice da prendere, ma in un certo senso si è rivelata obbligata: è accaduto nel momento in cui Giuseppe si è reso conto che stavano cominciando a offrirgli delle monte di seconda fascia, proposte che non potevano certo essere accettate da chi negli anni Novanta aveva dominato le strategie del Palio con nomi del calibro di Salvatore Ladu.
Tanti retroscena, tanti segreti
Sono davvero numerosi i retroscena che contraddistinguono la vita – sportiva e non – di Giuseppe Pes: una carriera che è iniziata nell’estate del 1982, quando (era il 2 luglio) il giovane Pesse vinse per la prima volta per la Contrada di Valdimontone, da debuttante; e che si è conclusa nell’estate del 2006, con la Contrada Imperiale della Giraffa, per un epilogo in sordina. Tanti sono stati i personaggi che hanno influito sulle sorti di Giuseppe, a cominciare dal suo maestro di eccezione, Aceto: Andrea Degortes lo aveva tenuto in scuderia sin dalla seconda metà degli anni Settanta. Nel 1977 Giuseppe aveva appena 14 anni, ma già ben chiaro nella sua mente che sarebbe voluto diventare un fantino. E così percorse tutte le tappe previste per una carriera del genere: prima le corse in provincia, poi le Prove di Notte e infine la vera e propria Carriera.
Un personaggio schivo
La riservatezza è sempre stata uno dei tratti distintivi del Pesse: ancora oggi sono in molti a ricordarlo mentre cammina con le braccia conserte o con le mani in tasca dietro al cavallo, mentre la Contrada urla e canta. Uno stile comunicativo improntato alla sottrazione che, però, ha contribuito a renderlo ancora più affascinante, pur avendo provocato le ire dei contradaioli ogni volta che i risultati tardavano ad arrivare. Ma nello sport, e più in generale nella vita, è sempre così: le stranezze sono perdonate ed esaltate solo per i vincenti, mentre i perdenti vengono messi alla gogna.
Le avventure di Pes
Non che il Pesse sia stato un personaggio anonimo: soprattutto in giovane età ha trovato il modo di farsi notare, come quando – in occasione del Palio del luglio del 1983 che vide il successo di Benito – Giuseppe, pur essendo consapevole di non essere arrivato primo, alzò il nerbo, forse per far pensare a una sua vittoria o forse solo per proteggersi. E non sono mancate neppure le scelte errate sulle monte: è il caso di Bella Speranza, che gli aveva regalato la vittoria il 16 agosto del 1995 ma che il Pesse scelse di rifiutare l’anno successivo, con Cianchino che ne approfittò per trionfare. Come dimenticare, infine, il periodo di Pytheos, con il record del tempo sulla corsa con i cronometraggi ufficiali (e non ufficiosi come oggi)…