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di Augusto Mattioli
SIENA. Soddisfatto? “Abbastanza”, risponde Franco Fortunato, 64 anni, romano, il pittore del drappellone che sarà presentato martedì nel cortile del Podestà del Palazzo comunale.
L’artista ha finito da qualche giorno il suo lavoro, iniziato ai primi di luglio, che il direttore del museo civico Mauro Civai ha già portato a Siena. “Ora – aggiunge il maestro Fortunato – bisogna vedere cosa ne penseranno i senesi”. Un incarico certo ambito per il pittore romano che si è formato fin da giovanissimo con le opere degli artisti del trecento e quattrocento italiano, professionista da una trentina d’anni.
“A questi palio – ci dice – avevo già pensato da qualche anno. Me l’ero immaginato. Lo avevo già in mente. Ora ci sono arrivato. Ma del resto Siena mi è sempre piaciuta. Sono amante della sua storia”. Un incarico dunque che il pittore ha molto apprezzato. Realizzare un drappellone per un artista, anche per quelli sulla cresta dell’onda, è una prova importante, un vero e proprio esame da parte di una città che considera quel drappo di seta qualcosa di più di una pittura.
Fortunato vedrà per la prima volta il palio dal vivo. “Non l’ho mai visto, non ho avuto questa fortuna”. Ma non è la prima volta che si cimenta in un impegno del genere avendo realizzato il drappellone del palio di Piancastagnaio.
Questa volta comunque non ci dovrebbero essere polemiche sul dipinto e la sua simbologia come è accaduto per il lavoro di luglio del pittore libanese ma da tempo in Italia Ali Hassoun. “Direi che sono state polemiche un po’ forzate. Per mia mentalità sono aperto alle sperimentazioni, al fatto innovativo, e un pittore di cultura islamica lo è. A me gli integralismi non piacciono. Sono contrario a tutti gli integralismi”.
Fortunato, ovviamente, non rivela niente del suo lavoro per Siena. Però, parla di un aspetto che ci pare interessante: “Ciò che ho voluto sottolineare è che il drappellone è un trofeo più che un’opera d’arte vera e propria”.
Martedì si vedrà se questa idea è riuscita a realizzarla.
(Nella foto, un'opera di Franco Fortunato)
SIENA. Soddisfatto? “Abbastanza”, risponde Franco Fortunato, 64 anni, romano, il pittore del drappellone che sarà presentato martedì nel cortile del Podestà del Palazzo comunale.
L’artista ha finito da qualche giorno il suo lavoro, iniziato ai primi di luglio, che il direttore del museo civico Mauro Civai ha già portato a Siena. “Ora – aggiunge il maestro Fortunato – bisogna vedere cosa ne penseranno i senesi”. Un incarico certo ambito per il pittore romano che si è formato fin da giovanissimo con le opere degli artisti del trecento e quattrocento italiano, professionista da una trentina d’anni.
“A questi palio – ci dice – avevo già pensato da qualche anno. Me l’ero immaginato. Lo avevo già in mente. Ora ci sono arrivato. Ma del resto Siena mi è sempre piaciuta. Sono amante della sua storia”. Un incarico dunque che il pittore ha molto apprezzato. Realizzare un drappellone per un artista, anche per quelli sulla cresta dell’onda, è una prova importante, un vero e proprio esame da parte di una città che considera quel drappo di seta qualcosa di più di una pittura.
Fortunato vedrà per la prima volta il palio dal vivo. “Non l’ho mai visto, non ho avuto questa fortuna”. Ma non è la prima volta che si cimenta in un impegno del genere avendo realizzato il drappellone del palio di Piancastagnaio.
Questa volta comunque non ci dovrebbero essere polemiche sul dipinto e la sua simbologia come è accaduto per il lavoro di luglio del pittore libanese ma da tempo in Italia Ali Hassoun. “Direi che sono state polemiche un po’ forzate. Per mia mentalità sono aperto alle sperimentazioni, al fatto innovativo, e un pittore di cultura islamica lo è. A me gli integralismi non piacciono. Sono contrario a tutti gli integralismi”.
Fortunato, ovviamente, non rivela niente del suo lavoro per Siena. Però, parla di un aspetto che ci pare interessante: “Ciò che ho voluto sottolineare è che il drappellone è un trofeo più che un’opera d’arte vera e propria”.
Martedì si vedrà se questa idea è riuscita a realizzarla.
(Nella foto, un'opera di Franco Fortunato)