di Lisca
SIENA. Non c’è tempaccio che tenga: le cene si fanno uguale, fòri, dentro, più dentro che fòri. Fulmini e bubboli e acqua non fanno troppa paura. Fazzoletti al collo, citte coi vassoi riparati da colleghe che reggono l’ombrello, forse salvano il capo ma nei piatti piove… sarebbe utile adottare il vino in scatola da succhiare con la cannuccia per evitare l’annacquata. Oppure riempire e vuotare il bicchiere a tonfo, magari coperto da quell’altra mano. Posatini e plastica nelle seggiole per evitare semicupio e infreddagioni. Inquadratura del Palazzo comunale con le bandiere alle trifore, ma dietro occhieggia ancora la bandiera verde. Non si correrà la provaccia per non pesticciare il tufo in via di sistemazione e ancora molle. Inquadratura che persiste in silenzio audio, rotto dalle immagini e musiche della pubblicità, commentate allegre da voci festevoli. E siccome sono come le ciliege (omaggio a Oriana) scariche di réclame si alternano alla malinconica, solita, fissa visione della trifora inverdita. Sindaco annuncia l’impossibilità di correre la provaccia, gli operai stanno lavorando alacremente al ripristino della pista, alle 11 prima verifica, e un’altra dopopranzo.
I ritmi della festa vanno avanti, alle 10 segnatura dei fantini e si rifanno anche parti intere della pista. Due prove annullate fanno dispiacere, non solo per la festa, ma anche per le cene rovinate. Soprattutto per gli esordienti che avrebbero familiarizzato ancora con l’anello del tufo e le due curve fatali. Ma così è. E così sia.
Ci si rivede alla voce del Campanone.