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di Lisca
SIENA. Giove Pluvio (niente a che vedere con Giove Deus) stasera ha deciso di partecipare alla stamburata paliesca, battendo sui timpani del cielo tutta la forza che si ritrova. E catinellate d’acqua tirate giù a sfare. Pòro tufo. Stasera non si correrà di certo, a meno di trasformare la prova in una lotta sul fango come fanno in Amèria. Estate pazza come il garzon del diavolo, o tinge o brucia. E qui o bevi o affoghi. L’altra settimana si girava col cappottino, poi in du’ giorni si va a fòco e ci si salva mettendosi a sede’ nell’acqua. Ma nell’acqua di stasera non sarebbe nemmeno difficile stare a mollo. Dalla poltrona si vede una Piazza del Campo malinconica, deserta e ammollata, salvo pochi banchini di rinfresco sotto grossi ombrelli che in teoria avrebbero dovuto ripararli dal sole feroce di questi giorni, e tenere diacce birre e aranciate. Invece, sotto l’acqua si vede pendere mesta mesta la bandiera verde dalla finestra del Palazzo. Ora è ufficiale, non si corre, anche se si sapeva. E’ in predicato anche la prova di domattina, si dice, se non smette di piovere, e se stanotte si riescisse di asciugare il tufo. Con che? E pensare che, sempre voci, a Pianella è piovuto appena. Di solito è agosto più rischioso e facile all’acqua. Non è che qualcuno ce l’ha con noi, non ci voglio credere. Ma se c’è chi prega male, dovrebbe fare, come cantano il Baldi e il Carletti, “un ruzzolone per le scale”. Anche se la rima vera è un’altra. E, per me, migliore.
Se la Madonnina di Provenzano ci guardasse…