di Lisca
SIENA. Il tempo ci vuole bene, cielo senza nuvole e senza vento, ma il caldo ce le fa vede’ nere. 21°/22° e 32°/33° sarebbero buoni per il lotto, se non ce li facessero sudare tutti insieme, otto giorni fa s’era col maglione.
Le cene hanno unito i popoli nella speranza, ma se tutti sperano, una sola vince e nove si ripurgano, che strano il Palio. Gli esorcismi si sprecano, non più senza quel fondo di consapevolezza che ne mina la convinzione: il “Dàccelo” è 1 a 10, non si scappa. Ma la speranza non mòre mai, anche lei si ferma solo al bandierino.
Messa alla Cappella di piazza, signore compunte ricevono la comunione da monsignor arcivescovo biancovestito che invoca pace e benedizione, c’è tanto bisogno di tutt’e due, segnatura e battesimo per Federico Viani, col nome di “Strappo” annunciato ieri, e l’altro Antonio Siri si chiamerà per sempre “Amsìcora”, spero di averlo scritto bene, antico guerriero sardo. La schiera ora è al completo di consigli e benedizioni. E la Madonnina di Provenzano ci metta una mano sul capo.
Scarsissima affluenza, la gente dorme il sonno vinico della cena della prova generale, il palco delle belle citte della Torre il più inquadrato. Confermate le monte, vanno al canape Torre, Onda, Aquila, Nicchio, Istrice, Giraffa, Leocorno, Drago, Bruco e Selva di rincorsa, le tre “verdi” di questa carriera. Cavalli più o meno nervosi, cambio di posto e il mossiere fa uscire tutti. Seconda mossa, vanno via Onda, Leocorno, Aquila, Bruco, al primo S. Martino Bruco, Leocorno, Aquila, Torre, Bruco in buona andatura. Dopo la scappata i fantini richiamano i cavalli, solo il Bruco prosegue allegro in leggero tempo di galoppo, doppiaggio degli sgambati e Bruco primo al bandierino.
Ora il tempo dei giochi è finito. Non si ruzza più. Forza ragazzi, alla vittoria!
SIENA. Il tempo ci vuole bene, cielo senza nuvole e senza vento, ma il caldo ce le fa vede’ nere. 21°/22° e 32°/33° sarebbero buoni per il lotto, se non ce li facessero sudare tutti insieme, otto giorni fa s’era col maglione.
Le cene hanno unito i popoli nella speranza, ma se tutti sperano, una sola vince e nove si ripurgano, che strano il Palio. Gli esorcismi si sprecano, non più senza quel fondo di consapevolezza che ne mina la convinzione: il “Dàccelo” è 1 a 10, non si scappa. Ma la speranza non mòre mai, anche lei si ferma solo al bandierino.
Messa alla Cappella di piazza, signore compunte ricevono la comunione da monsignor arcivescovo biancovestito che invoca pace e benedizione, c’è tanto bisogno di tutt’e due, segnatura e battesimo per Federico Viani, col nome di “Strappo” annunciato ieri, e l’altro Antonio Siri si chiamerà per sempre “Amsìcora”, spero di averlo scritto bene, antico guerriero sardo. La schiera ora è al completo di consigli e benedizioni. E la Madonnina di Provenzano ci metta una mano sul capo.
Scarsissima affluenza, la gente dorme il sonno vinico della cena della prova generale, il palco delle belle citte della Torre il più inquadrato. Confermate le monte, vanno al canape Torre, Onda, Aquila, Nicchio, Istrice, Giraffa, Leocorno, Drago, Bruco e Selva di rincorsa, le tre “verdi” di questa carriera. Cavalli più o meno nervosi, cambio di posto e il mossiere fa uscire tutti. Seconda mossa, vanno via Onda, Leocorno, Aquila, Bruco, al primo S. Martino Bruco, Leocorno, Aquila, Torre, Bruco in buona andatura. Dopo la scappata i fantini richiamano i cavalli, solo il Bruco prosegue allegro in leggero tempo di galoppo, doppiaggio degli sgambati e Bruco primo al bandierino.
Ora il tempo dei giochi è finito. Non si ruzza più. Forza ragazzi, alla vittoria!
© RIPRODUZIONE RISERVATA