di Lisca
SIENA. E’ Bruco dopo un’ora di patimenti e sofferenze. Un grandissimo Palio, un grandissimo cavallo, un grandissimo fantino.
Andiamo per ordine. Il tempo pare regga, ha smesso di piovere e la pista sembra valida. Intanto la notizia forte è che alla segnatura di stamani s’è presentato il capitano della Selva con un fantino nuovo di zecca, Smarraccio esordiente, che monterà stasera Giordhan al posto di Sgaibarre, lasciando tutti in princisbecco. Ma un po’ di rottorio ci dev’essere, a parte il tempo tribolato, di due prove saltate e tant’acqua nel vino della cena della prova generale.
Non manca il fatto mai visto, nella “carica” del drappello dei carabinieri che galoppavano nell’ultima parte dell’esibizione, cade il cavallo “Finezza” con sulla groppa l’appuntato Olimpieri. Subito soccorsi, il cavaliere non riporta lesioni di sorta, mentre il cavallo per accertamenti viene trasferito alla clinica veterinaria del Ceppo. Intanto in tv Patrizio Salerno e Gianni Roggini sono in piena performance snocciolando nomi, date e storie delle comparse del corteo storico, alternandosi per riposare l’ugola in una filza di ore filate. Il Masgalano di Eugenia Vanni offerto dalla rivista ormai venticinquennale “Il Carroccio di Siena” scintilla fra le mani del monturato impettito. Andrà alla contrada giudicata “mas galan”, più elegante nelle due feste. Sul Carroccio il drappellone di Mario Ceroli, con la Madonna del Voto, finalmente riconoscibile, grazie a Dio, e quella corsa di cavalli neri che attraversano il dipinto in una selva di mani protese.
Piazza piena, Sunto ha smesso i rintocchi, sbandierata della vittoria. “A cavallo”, bandiera bianca, mortaletto. Busta alzata al mossiere. Entrano Pantera, Montone, Oca, Torre, Nicchio, Selva, Bruco, Tartuca, Aquila e Drago di rincorsa. Da subito allineamento impossibile, cambi di posto e tutti fuori. E’ solo l’inizio di un tormentone che dura quasi un’ora con false partenze, dentro e fuori, sudatone dei cavalli, fischi e urla. Fisarmoniche in alto e in basso, rinserrate, rigirate fra i canapi e un paio di false partenze, fino all’entrata della rincorsa.
E inizia la volata più grande. Schizzano Oca, Montone, Torre, Drago, che entra prim o a S. Martino e cade al Casato, Oca prima, poi lo scosso del Drago che non molla Torre, Nicchio, Montone, Selva, Aquila, poi il Bruco entra di dentro e va in testa duellando con l’Oca, e vince alla grande. Replay a sfare e commenti, disquisizioni, lacrime e risa, col prete che in Duomo sventola la bandiera del Bruco a due mani. Tutti in paradiso.