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di Giacomo Zanibelli
SIENA. Una classicità che affascina. Il Drappellone, dipinto da Franco Fortunato, richiama alcuni esempi pittorici dell’arte senese in particolare il Vecchietta, al quale è dedicato il Palio del 16 agosto 2010. L’immagine della Vergine, che si colloca in un cielo blu cobalto, sovrasta la Siena ideale che si rifà al Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti. Sullo sfondo, in un tramonto dorato, si scorgono tante piccole realtà senesi che rappresentano le diciassette contrade, un insieme di piccoli microcosmi che, con la forza della loro vita e la passione dei contradaioli di tutte le consorelle, si fondono riprendendo le teorie dell’Umanista Pico della Mirandola, in quel grande piccolo universo che è Siena in cui passato, presente e futuro convivono attraverso il Palio. Interessante la raffigurazione etrusca di tre cavalli con i loro cavalieri, immagine che vuole simboleggiare il rapporto che lega l’uomo al cavallo nel corso di tutta la storia dell’umanità. Tra uomo e cavallo si è sempre parlato di un binomio inscindibile.
L’amore per il cavallo nel Palio di Siena lo si coglie perfettamente, basti vedere la passione, la dedizione e l’amore che ogni senese ha per questo animale. Nella parte bassa del dipinto si trovano, all’interno di dieci ovali, le raffigurazioni delle contrade che si contenderanno il Drappellone di Franco Fortunato. Il Palio è stato presentato da Gianluigi Gelmetti che ha illustrato il percorso professionale dell’autore e come sia arrivato alla realizzazione di questa bellissima opera d’arte. All’interno di questa raffigurazione coesistono la sacralità, l’importanza del senso della civitas e la passione per il cavallo. Il pubblico presente ha apprezzato molto l’opera di Fortunato, che ha riscosso moltissimi applausi.
E’ già partita la corsa per avvicinare il Cencio alla propria contrada attraverso la ricerca dei dettagli, dei particolari che ognuno riesce a cogliere. Ora è Palio, un insieme di emozioni, passioni e sentimenti che è difficile esprimere a parole e che ognuno di noi, però, conosce benissimo all’interno del proprio io.
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SIENA. Una classicità che affascina. Il Drappellone, dipinto da Franco Fortunato, richiama alcuni esempi pittorici dell’arte senese in particolare il Vecchietta, al quale è dedicato il Palio del 16 agosto 2010. L’immagine della Vergine, che si colloca in un cielo blu cobalto, sovrasta la Siena ideale che si rifà al Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti. Sullo sfondo, in un tramonto dorato, si scorgono tante piccole realtà senesi che rappresentano le diciassette contrade, un insieme di piccoli microcosmi che, con la forza della loro vita e la passione dei contradaioli di tutte le consorelle, si fondono riprendendo le teorie dell’Umanista Pico della Mirandola, in quel grande piccolo universo che è Siena in cui passato, presente e futuro convivono attraverso il Palio. Interessante la raffigurazione etrusca di tre cavalli con i loro cavalieri, immagine che vuole simboleggiare il rapporto che lega l’uomo al cavallo nel corso di tutta la storia dell’umanità. Tra uomo e cavallo si è sempre parlato di un binomio inscindibile.
L’amore per il cavallo nel Palio di Siena lo si coglie perfettamente, basti vedere la passione, la dedizione e l’amore che ogni senese ha per questo animale. Nella parte bassa del dipinto si trovano, all’interno di dieci ovali, le raffigurazioni delle contrade che si contenderanno il Drappellone di Franco Fortunato. Il Palio è stato presentato da Gianluigi Gelmetti che ha illustrato il percorso professionale dell’autore e come sia arrivato alla realizzazione di questa bellissima opera d’arte. All’interno di questa raffigurazione coesistono la sacralità, l’importanza del senso della civitas e la passione per il cavallo. Il pubblico presente ha apprezzato molto l’opera di Fortunato, che ha riscosso moltissimi applausi.
E’ già partita la corsa per avvicinare il Cencio alla propria contrada attraverso la ricerca dei dettagli, dei particolari che ognuno riesce a cogliere. Ora è Palio, un insieme di emozioni, passioni e sentimenti che è difficile esprimere a parole e che ognuno di noi, però, conosce benissimo all’interno del proprio io.
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