Il cencio è opera di Olmastroni e Rigacci
SIENA. In un clima emozionante e ricco di applausi il sindaco Bruno Valentini e Margherita Anselmi Zondadari hanno presentato il Drappellone del prossimo palio di mezzo agosto. I presenti hanno potuto ammirare la maestria e la passione con cui i due artisti senesi, Cecilia Rigacci e Cesaree Olmastroni, visibilmente emozionati, si sono cimentati in questa importantissima sfida.
Un palio a due facce, e due diversi modi di fare pittura, che riescono però a sposarsi in un qualcosa di magico e fantasioso che fa di questo cencio un’opera unica e forse irripetibile. Il legame di stima che lega i due artisti si sposa nel clima mitico e spesso surreale che il Palio nasconde al proprio interno. L’opera di Olmastroni colpisce lo spettatore per il manto che avvolge la Vergine, una stoffa pregiata che riporta alla mente una frase scritta nelle Cronache dell’Anno Mille di Rodulfus Glaber in cui lo scrittore medievale evidenziava come il mondo si fosse tinto di un candido manto di chiese. Questo vuole simboleggiare il forte legame della Madonna con Siena che con le sue chiese ed i suoi palazzi storici la avvolge per enfatizzare la devozione mariana del popolo senese. Le cartoline di alcuni luoghi particolari dei dieci rioni che si contenderanno il Cencio trasmettono un’armonia atemporale in cui quel sogno di una vita più bella teorizzato da Huizinga sembra che si possa realizzare. Il tutto attraverso quel celeste che inebria l’anima speranzosa del contradaiolo proiettandolo in quel meravigliosus magistralmente descritto da Plotino. Olmastroni è divenuto guida di quel percorso escatologico che vuole riportare noi contemporanei a riscoprire la meraviglia dell’uomo medievale studiato da Le Goff.
Guardando l’opera di Cecilia Rigacci si nota tutta la bellezza di un post moderno ancora da scoprire, come si evince dal forte richiamo al Liberty ed al Neo Classico. Parlando del suo Palio non si può non citare gli studi e l’idea di bellezza di Fabio Bargagli Petrucci, dalla leggerezza delle linee della Rigacci si viene proiettati in quel clima di creatività dell’arte contemporanea senese. Nelle stoffe racchiuse negli stemmi incastonati da perle pregiate si concentra tutta l’essenza di questo microcosmo. L’opera ci proietta in un tempus sine tempora in cui si perde nettamente la distinzione tra passato, presente e futuro, ma forse è proprio questa l’essenza del Palio, saper trasformare la normalità contemporanea in un qualcosa dal fascino misterioso e alchemico. Come ogni volta ci si potrebbe sbizzarrire nel cercare segni premonitori che lo avvicinino alla propria contrada, ma preferiamo lasciare al meraviglioso sentimento del Palio che aleggia dentro di noi indicarci in quale pennellata dobbiamo scorgere i nostri colori.