Presentato come sempre el cortile del Podestà
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Nella parte centrale del drappo di seta le teste di 10 cavalli. Sono i ritratti di cavalli vittoriosi: Brandano, Zodiach, Panezio, Già del Menhir, Benito, Rimini, Berio, Pitheos, Fedora Saura, Choci, rimasti nella mente e nel cuore della città. Un omaggio, della Nerozzi, alla Festa senese. Belle le spennacchiere ad ornamento, impreziosite da strass in un effetto a spessore, che le fa emergere dalla stoffa con scintille di luce.
L’amore per i cavalli di Claudia Nerozzi è scritto nel suo DNA e corre sul drappellone con la forza del suo Iron Horse, proposto come immagine dominante, come iconografia unica del Palio di Siena. Il cavallo, essenza pura della passione. L’elemento che ha mantenuto, inalterato, il senso di una tradizione secolare come il Palio.
Nel suo lavoro l’artista senese è riuscita, in perfetto equilibrio, a coniugare quel magico paradigma che vede, in perfetta simbiosi, il sacro e il profano: la forza della corsa, disputata in onore della Vergine. Le braccia alzate dei contradaioli, nella parte bassa dell’opera, per incitare ed esultare. Per ringraziare, insieme al cromatismo delle bandiere, a mo’ di cornice, sul lato del dipinto.
Sulla trama del cielo, in lettere d’oro, il Te Deum, l’inno cristiano che tutta la città canta a ringraziamento della vittoria conquistata. Il cantico continua anche sul retro del drappellone, dove la Nerozzi lo affianca alle orme degli zoccoli lasciati sull’anello di tufo giallo della Piazza. Segni di memoria. Segni di eternità.
Dalla tavolozza della Nerozzi si è materializzato il “cencio” del cuore, che i senesi già sognano pregando quella Madonna carica di umanità terrena che sembra assistere, come loro, ad un gioco, metafora di vita, disputato in una terra di mezzo in grado di accettare la sfida di coniugare il passato al presente e delineare il futuro. E’ un Palio dentro il Palio.
Il linguaggio artistico di Claudia Nerozzi non è affatto autoreferenziale, bensì duttile, in grado di trasformarsi in un’armonica narrazione del Palio, intima e speculare, così da farla rivivere nel ricordo per chi già lo conosce, ma, al contempo, è una sintesi in grado di raccontarlo a chi non lo conosce.