di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Per nulla scontato, anzi.
La tecnica quasi fotografica nel tracciare i volti, una Madonna a cui consegna il messaggio di unità e pace universale (un messaggio che Lei porta per vocazione naturale e senza forzature), ed un guerriero saraceno-San Giorgio che – con richiami storici legati all'origine del Santo e al grido che si sarebbe sollevato prima della battaglia inneggiando il Suo nome ma anche alla presenza di arcieri saraceni giunti a sostenere i senesi dal regno di Federico II di Svevia – pervaso dalla sua umanità, sconfigge per l'ennesima volta il drago. Ed il drago è il male che si solidifica strisciando ma che viene colpito dopo una dura battaglia.
Ali Hassoun, autore del Palio del 2 luglio dedicato alla Battaglia di Montaperti, ha realizzato un'opera che, come solo l'arte sa fare, lascia dialogare le culture senza mortificarne nessuna.
Tutte le "fedi" senesi sono state espresse con una delicatezza ed al contempo con una virilità e forza indiscutibile. Soprattutto il volto della Vergine, con lo sguardo rivolto verso il mondo, con un'onda ribelle di capelli che si libera dal velo, innamora per quella umanità che traspare senza togliere nulla, anzi aggiungendo, alla sua santità.
La collina di Montaperti a sinistra, la città fortificata a destra come poteva apparire 750 anni fa: ecco il cuore di Siena che si affianca al volto della Madonna di Provenzano e si raccomanda a Lei prima di lanciarsi nella battaglia.
I colori delle contrade da sfondo, come piccole virgole-lance di puro colore che abbracciano le figure facendo da culla e da difesa della senesità….
Le contestazioni – reali e presunte – sollevate prima ancora che il Drappellone fosse mostrato al popolo contradaiolo – insindacabile giudice del cencio, da che Palio è Palio – appaiono questa sera poco lungimiranti e forse esempio di una scarsa sensibilità di cui invece, per fortuna, sono ancora ricchi gli artisti. Indipendentemente dal loro luogo di nascita e dalla loro religione.
Hassoun ha dato, con questo Palio, una bella lezione di multiculturalità positiva – quella che non nega a nessuno la propria identità ma che è capace di arricchire la cultura e la sensibilità di ognuno – lasciando intravedere una convivenza che, nel passato più che in questo triste presente, era alla base dello sviluppo.
Clicca qui per vedere la Photogallery (foto Augusto Mattioli)
SIENA. Per nulla scontato, anzi.
La tecnica quasi fotografica nel tracciare i volti, una Madonna a cui consegna il messaggio di unità e pace universale (un messaggio che Lei porta per vocazione naturale e senza forzature), ed un guerriero saraceno-San Giorgio che – con richiami storici legati all'origine del Santo e al grido che si sarebbe sollevato prima della battaglia inneggiando il Suo nome ma anche alla presenza di arcieri saraceni giunti a sostenere i senesi dal regno di Federico II di Svevia – pervaso dalla sua umanità, sconfigge per l'ennesima volta il drago. Ed il drago è il male che si solidifica strisciando ma che viene colpito dopo una dura battaglia.
Ali Hassoun, autore del Palio del 2 luglio dedicato alla Battaglia di Montaperti, ha realizzato un'opera che, come solo l'arte sa fare, lascia dialogare le culture senza mortificarne nessuna.
Tutte le "fedi" senesi sono state espresse con una delicatezza ed al contempo con una virilità e forza indiscutibile. Soprattutto il volto della Vergine, con lo sguardo rivolto verso il mondo, con un'onda ribelle di capelli che si libera dal velo, innamora per quella umanità che traspare senza togliere nulla, anzi aggiungendo, alla sua santità.
La collina di Montaperti a sinistra, la città fortificata a destra come poteva apparire 750 anni fa: ecco il cuore di Siena che si affianca al volto della Madonna di Provenzano e si raccomanda a Lei prima di lanciarsi nella battaglia.
I colori delle contrade da sfondo, come piccole virgole-lance di puro colore che abbracciano le figure facendo da culla e da difesa della senesità….
Le contestazioni – reali e presunte – sollevate prima ancora che il Drappellone fosse mostrato al popolo contradaiolo – insindacabile giudice del cencio, da che Palio è Palio – appaiono questa sera poco lungimiranti e forse esempio di una scarsa sensibilità di cui invece, per fortuna, sono ancora ricchi gli artisti. Indipendentemente dal loro luogo di nascita e dalla loro religione.
Hassoun ha dato, con questo Palio, una bella lezione di multiculturalità positiva – quella che non nega a nessuno la propria identità ma che è capace di arricchire la cultura e la sensibilità di ognuno – lasciando intravedere una convivenza che, nel passato più che in questo triste presente, era alla base dello sviluppo.
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