"La tua Siena difendi" dice il cencio di Mori
SIENA. “La tua Siena difendi”. Diciassette lettere come 17 sono le Contrade, e in ognuna di loro un quasi impercettibile, quanto elegante, cromatismo rimanda ai colori della loro araldica. E’ una supplica. Una prece, quella lasciata da Francesco Mori sull’aureola che incornicia il volto bellissimo della Vergine. E’ una Madonna dai lineamenti contemporanei. Lo sguardo, volto in basso, è sul profilo di Siena e della sua campagna. Assorta, ma serena, dentro un pensiero universale, che esalta ancor più la precisione realistica dei suoi tratti resi con grande naturalismo nel modellato.
Il drappellone realizzato da Francesco Mori per il Palio del 2 luglio, in onore della Madonna di Provenzano e dedicato alle Sacre Particole di Siena, restituisce significato al simbolismo in una magica astrazione mentale.
Strali di fuoco si infrangono sul manto della sacra immagine. Meteore e stelle cadenti incendiano il blu della notte squarciando le tenebre. Ma il male nulla può dinanzi al bene. Un effetto straordinariamente dirompente, in grado di esaltare e amplificare il potere protettivo della Vergine.
La carica nefasta è annullata e trasformata in uno sfondo ritmicamente colorato, in contrasto con quel viso, per certi aspetti trascendente, così da proiettare, chi guarda l’opera nella sua interezza, in una dimensione diversa e parallela. Più serena, e rafforzata dallo spiritualismo esaltato dalle Sacre Particole, a ricordo del miracolo eucaristico che vede tuttora inalterate le 351 ostie rubate il 14 agosto 1730 dalla Basilica di S. Francesco e ritrovate tre giorni dopo nella Chiesa di Provenzano.
Chiaro il richiamo alla forza della fede nella quale tante volte, nei secoli, Siena ha trovato rifugio e risposte.
La cifra stilistica di Mori traspare, anche, dalla sua eclettica abilità nell’usare registri diversi per creare lavori capaci di contenere richiami alla miniatura e all’incisione. Ne sono un esempio i 15 stemmi delle antiche Consorterie senesi riportati in basso come a simulare una balaustra trecentesca. Quasi graffiti, ma riconoscibili, così da ricordare le famiglie senesi che contribuirono a rendere grande la città di Siena.
Nell’opera risulta di forte incisività il cromatismo usato. Rosso, blu, giallo, celeste, arancione, amaranto danno maggiore incisività alla narrazione. L’abilità dell’artista sta proprio nella scelta delle tonalità e nei vari abbinamenti. Un’alternanza che richiama i componimenti musicali connotando di armonia l’intera opera. La stessa armonia di sensi che Francesco Mori sente nel cuore, come lui stesso ha affermato, quando chiude gli occhi pensando alla sua città natale: “una città gentile”, capace di sentimenti nobili, di tradizioni in grado di sfidare il tempo, e di una storia in continuo divenire.
Fotogallery di Mirco Mugnai