di Alessandra Siotto
SIENA. "Una città che si vuole candidare a capitale europea della cultura non può accettare l'oscurantismo e censurare il palio di un artista, anche se bravo, solo perché è musulmano". Così il sindaco di Siena Maurizio Cenni ha replicato alle polemiche seguite alla presentazione del drappellone di Ali Hassoun, nella tradizionale conferenza stampa prima del palio che si è svolta questa mattina (2 luglio).
LE POLEMICHE. "Le polemiche – ha detto Cenni – non sono venute dalla città e mi ha dato molto fastidio che tutti si siano sentiti autorizzati a parlare di una cosa che non conoscono e che non hanno mai visto; mi dà fastidio che qualcno nella sua stanza, seduto davanti al computer, pretenda di insegnare a questa città come si fa il palio, come si fanno i drappelloni e come ci si comporta; lo facciamo bene dal 1665 e continueremo a fare come ci pare. Come non siamo tutti commissari tecnici della nazionale, non si può essere tutti critici d'arte".
IL REGOLAMENTO. "C'è stata una strumentalizzazione politica – ha aggiunto il sindaco – e una confusione sull'aspetto regolamentare. All'articolo 93 del regolamento del palio, dove si dice come deve essere il drappellone, è scritto che secondo la tradizione ci devono essere: la Madonna di Provenzano in alto, e c'è, la data della corsa, e c'è, lo stemma della Balzana, e c'è, ed eventualmente, insieme ai due del Comune, altri stemmi ed in questo caso c'è quello del sindaco, con un ferro di cavallo e una mezza luna che non riguarda l'Islam, ma me".
"Ogni pittore – ha spiegato Cenni – è libero di interpretare la parte allegorica come crede, salvo disposizioni del Comune, che in questo caso ha deciso di dedicare il drappellone alla battaglia di Montaperti e Hassoun l'ha raffigurata bene". "Il palio – ha proseguito – finisce di essere un'opera d'arte nel momento in cui viene mostrato al pubblico: da quel momento diventa oggetto del desiderio, diventa un'altra cosa, potrebbe essere anche bianco".
LA COMMITTENZA. "La committenza – ha specificato il sindaco – è pubblica: è vero che ci sono degli aspetti religiosi, ma l'autorità comunale è l'ente supremo organizzativo della festa della città e l'unico che può commissionare il palio. Non sono d'accordo con l'arcivescovo sul fatto che ci debba essere un confronto tra l'amministrazione e la curia prima del palio, proprio perchè la committenza è pubblica". "L'aspetto della fede individuale – ha affermato Cenni – c'entra relativamente con il drappellone. Ciò che è stato fatto è strumentale perchè nel passato c'erano state delle interpretazioni di alcuni drappelloni molto meno rispettose della fede".
LA CITTA'. "Qualcuno ha scritto che si è trattato di una profanazione della festa – spiega il sindaco – ma sono stati proprio loro a profanarla perchè qui a Siena la civiltà è superiore a certi discorsi". "La nostra città – ha aggiunto – deve avere la capacità di guardare al mondo e di uscire dal provincialismo: adottando sistemi protettivi, si rischia di impoverirsi e morire. Non c'è stata una mutazione genetica, ma una capacità di assorbire i mutamenti sociali".
Di certo il palio di Hassoun ha attirato su Siena gli occhi di tutto il mondo: alla conferenza stampa erano presenti corrispondenti del New York Times e di Al Arabiya MBC. "Si pagherebbe – ha ironizzato il sindaco – per avere tutta questa pubblicità al palio, che invece è venuta gratis".
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