SIENA. Da Maurizio Cenni, sindaco di Siena, riceviamo e pubblichiamo.
"Il Palio appartiene alla comunità senese in tutte le sue componenti. La Festa è popolare, appartiene alla città. Non è Festa solo cattolica o cristiana per quanto forte in essa sia il legame con il culto mariano. Il Cencio è una vera e propria opera d’arte, frutto di una committenza pubblica non religiosa. Non è una pala d’altare ma un dipinto destinato ai musei di Contrada.
Per questo è fuorviante, per non dire sbagliato, cercare una stringente lettura semiotica di ogni segno pittorico in chiave strettamente religiosa.
La volontà espressa nel regolamento del Palio all’articolo 93 che fissa i caratteri fondamentali del Drappellone, è pienamente rispettata da Hassoun.
Come evidenziato in numerosi contributi di storici e di studiosi che si sono succeduti in questi giorni, se entriamo con eccessiva fiscalità sui simboli e sui segni presenti nell’opera, rischiamo di imboccare un dedalo senza uscita, perché proprio l’arte e le stesse religioni esprimono contaminazioni millenarie che lasciano spazio solo ad interpretazioni soggettive, non certo univoche.
Credo che certe ipersensibilità cattoliche nei riguardi di un’opera, nata con lo spirito di cercare un dialogo e non certo di dividere, debbano spostarsi su orizzonti diversi lasciando perdere il particolarismo nei confronti di una festa come il Palio, da sempre dedicata alla Madonna, per cimentarsi su problemi più ampi e più attuali che attanagliano la nostra società e la chiesa stessa.
Tutti hanno applaudito l’opera di Hassoun e se non fosse stato per certe sottolineature dottrinali e di chiaro segno integralista, apparse sulla stampa, probabilmente neanche la curia di Siena si sarebbe sentita in dovere di puntualizzare la propria posizione rispetto all’opera.
Nel passato ci sono stati Drappelloni assai più problematici, se vogliamo vederla in termini di rispondenza all’iconografia tradizionale della Vergine.
C’è una libertà dell’arte di cui non possiamo che farci convinti assertori. E ci sono una libertà di espressione e di messaggio che sono centrali nel linguaggio artistico.
Rispondere all’integralismo con un altro integralismo, può essere un atto istintivo ma non certo un modo per sconfiggerlo.
Chi è certo delle proprie radici e delle proprie tradizioni non teme il confronto, anzi lo cerca e nel pensiero di Hassoun, più volte manifestato, c’era la volontà ad unire, a cercare strade comuni, non certo la volontà di creare imbarazzi nel mondo cattolico. Volontà, a parere mio, che si è perfettamente realizzata nel Drappellone del 2 luglio.
La scelta fatta dalla commissione si è basata solo esclusivamente sulla qualità dell’artista. Il Palio deve stare nella contemporaneità e ne deve essere espressione. La lettura attenta dei segni e dei simboli nel Cencio appartiene al mondo dei contradaioli che cercano di scorgervi un auspicio, un assai pagano segno della sorte. Lasciamola a loro, al gioco della Festa senza pensare a censure davvero fuori posto".
Maurizio Cenni
Sindaco di Siena
"Il Palio appartiene alla comunità senese in tutte le sue componenti. La Festa è popolare, appartiene alla città. Non è Festa solo cattolica o cristiana per quanto forte in essa sia il legame con il culto mariano. Il Cencio è una vera e propria opera d’arte, frutto di una committenza pubblica non religiosa. Non è una pala d’altare ma un dipinto destinato ai musei di Contrada.
Per questo è fuorviante, per non dire sbagliato, cercare una stringente lettura semiotica di ogni segno pittorico in chiave strettamente religiosa.
La volontà espressa nel regolamento del Palio all’articolo 93 che fissa i caratteri fondamentali del Drappellone, è pienamente rispettata da Hassoun.
Come evidenziato in numerosi contributi di storici e di studiosi che si sono succeduti in questi giorni, se entriamo con eccessiva fiscalità sui simboli e sui segni presenti nell’opera, rischiamo di imboccare un dedalo senza uscita, perché proprio l’arte e le stesse religioni esprimono contaminazioni millenarie che lasciano spazio solo ad interpretazioni soggettive, non certo univoche.
Credo che certe ipersensibilità cattoliche nei riguardi di un’opera, nata con lo spirito di cercare un dialogo e non certo di dividere, debbano spostarsi su orizzonti diversi lasciando perdere il particolarismo nei confronti di una festa come il Palio, da sempre dedicata alla Madonna, per cimentarsi su problemi più ampi e più attuali che attanagliano la nostra società e la chiesa stessa.
Tutti hanno applaudito l’opera di Hassoun e se non fosse stato per certe sottolineature dottrinali e di chiaro segno integralista, apparse sulla stampa, probabilmente neanche la curia di Siena si sarebbe sentita in dovere di puntualizzare la propria posizione rispetto all’opera.
Nel passato ci sono stati Drappelloni assai più problematici, se vogliamo vederla in termini di rispondenza all’iconografia tradizionale della Vergine.
C’è una libertà dell’arte di cui non possiamo che farci convinti assertori. E ci sono una libertà di espressione e di messaggio che sono centrali nel linguaggio artistico.
Rispondere all’integralismo con un altro integralismo, può essere un atto istintivo ma non certo un modo per sconfiggerlo.
Chi è certo delle proprie radici e delle proprie tradizioni non teme il confronto, anzi lo cerca e nel pensiero di Hassoun, più volte manifestato, c’era la volontà ad unire, a cercare strade comuni, non certo la volontà di creare imbarazzi nel mondo cattolico. Volontà, a parere mio, che si è perfettamente realizzata nel Drappellone del 2 luglio.
La scelta fatta dalla commissione si è basata solo esclusivamente sulla qualità dell’artista. Il Palio deve stare nella contemporaneità e ne deve essere espressione. La lettura attenta dei segni e dei simboli nel Cencio appartiene al mondo dei contradaioli che cercano di scorgervi un auspicio, un assai pagano segno della sorte. Lasciamola a loro, al gioco della Festa senza pensare a censure davvero fuori posto".
Maurizio Cenni
Sindaco di Siena