di Andrea Pagliantini
SIENA. L’anello di 339 metri di pietra serena è scomparso sotto uno strato di 15 centimetri composto da una miscela di tufo, argilla e sabbia, che gli operai del Comune di Siena – fin dalle tenebre – stanno con maestria disponendo, compattando e bagnando, per meglio fornire la base di appoggio dei cavalli dalle prove di notte, fino all’attimo fuggente della carriera e di un popolo in trionfo.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando i contadini delle famiglie più illustri erano precettati – con pala e battitore – per fornire manovalanza a buon mercato per gettare la base del Palio e poi rimuoverla.
La particolarità sta nel fatto che in ogni città c’è uno stuolo di persone addette a rimuovere terra e polvere dalla nobiltà delle lastre illustri del centro, mentre a Siena, al contrario, la piazza più bella viene coperta di terra e tutti l’attendono con trepidazione, coltivandoci sopra sogni di vittoria e di giorni felici.