di Lisca
SIENA. Fare pronostici è sempre azzardato. Spessissimo non ci si dà. E’ come dire che sarebbe peccato, ma qualche volta ci s’azzecca. E allora tutto diventa bianco, rosso, azzurro e nero. Trecciolino non ha mai avuto timore. Si è scrollato di dosso la Torre che gli era sul collo. Con mossa magistrale ha chiuso il varco e via al bandierino col nerbo alzato. Non ha mai avuto paura di niente, durante la carriera. Ma della gente m’è parso di sì. Non è smontato da cavallo, ha resistito a chi, e erano tanti, tentava di tirarlo giù. Viso accigliato e nerbo alto è rimasto in groppa fin quando ha potuto. Terribile la folla. Quando è ira e quando è libidine (paliesca, s’intende). E’ sempre bene stare a distanza dell’una e dell’altra.
La sorte è qualche volta ingrata. E ingiusta. Nicchio e Montone non hanno avuto bisogno di arrivare accanto dentro i canapi per pizzicarsi. Hanno cominciato appena usciti dall’Entrone, quando il nerbo si alza al saluto. Una specie di “Ave Caesar”. Niente. Speriamo bene? Massì. Il primo S. Martino ha fatto giustizia, e terracina per tutt’e due.
Sulla scia del vincitore cadono tante illusioni. Di solito, nove. Ma sempre una vince e le altre tacciono. Chi perde ‘un cogliona. Ma non finisce qui la magica festa di Siena. C’è un altro appuntamento ad agosto. Che ci vòle a arrivàcci? E poi un’altr’anno. E un altro ancora. E via così fino alla fine dei secoli.