PISA. Università "convertite" in Fondazioni: è questa la strada che sta valutando il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini.
Sarebbero tre i "soggetti" da "covertire": Pisa, Firenze e Siena ma, sulle modalità e soprattutto sui tempi, la questione resta tutta da decidere.
La notizia giunge dall'incontro che questa mattina (22 docembre) ha visto il confronto diretto tra i precari degli atenei toscani ed il Governatore, affiancato dagli assessori Eugenio Baronti e Gianfranco Simoncini.
"In attesa che si delinei meglio questa ipotesi progettuale della Regione Toscana – dicono i portavoce dell’assemblea dei ricercatori precari di Pisa – dobbiamo esprimere la nostra contrarietà all’ipotesi di fondazioni, siano esse pubbliche o private, che vadano in qualche modo a modificare la situazione esistente". "Giudichiamo invece molto positiva – continuano i portavoce dei precari – l’apertura del governatore della Regione Toscana sul futuro dell’università coinvolgendo anche i ricercatori precari. Martini ha riconosciuto il ruolo ed il contributo che anche i ricercatori precari danno alle attività degli atenei e che quindi, il futuro del sistema universitario deve essere discusso anche con questi lavoratori".
Sarebbero tre i "soggetti" da "covertire": Pisa, Firenze e Siena ma, sulle modalità e soprattutto sui tempi, la questione resta tutta da decidere.
La notizia giunge dall'incontro che questa mattina (22 docembre) ha visto il confronto diretto tra i precari degli atenei toscani ed il Governatore, affiancato dagli assessori Eugenio Baronti e Gianfranco Simoncini.
"In attesa che si delinei meglio questa ipotesi progettuale della Regione Toscana – dicono i portavoce dell’assemblea dei ricercatori precari di Pisa – dobbiamo esprimere la nostra contrarietà all’ipotesi di fondazioni, siano esse pubbliche o private, che vadano in qualche modo a modificare la situazione esistente". "Giudichiamo invece molto positiva – continuano i portavoce dei precari – l’apertura del governatore della Regione Toscana sul futuro dell’università coinvolgendo anche i ricercatori precari. Martini ha riconosciuto il ruolo ed il contributo che anche i ricercatori precari danno alle attività degli atenei e che quindi, il futuro del sistema universitario deve essere discusso anche con questi lavoratori".