Blocco della tabellizzazione Edr e posizioni "di retroguardia"
ROMA. Si è svolto ieri (25 giugno) il previsto incontro in sede ABI inerente il rinnovo del CCNL del Credito. Da subito, la delegazione UNISIN ha dovuto registrare un incomprensibile ed ulteriore irrigidimento dell’ABI, arroccata ancora su posizioni di netta chiusura rispetto alle legittime e non più procrastinabili rivendicazioni dei lavoratori, contenute nelle Piattaforme sindacali approvate nelle Assemblee.
Le distanze, già abissali, se possibile si ampliano! ABI, senza alcun ritegno, ripropone le stesse analisi e le stesse soluzioni su cui già si basava la disdetta anticipata del CCNL dello scorso settembre. Uno scenario caratterizzato, secondo ABI, da costi estremamente pesanti per le Banche italiane e penalizzanti nel confronto europeo; progressiva riduzione del personale adibito ad attività di sportello, con ricadute sul numero di filiali e di addetti per unità operativa e dunque sull’occupazione; crescita delle retribuzioni superiore all’inflazione, aumento del personale direttivo rispetto all’area impiegatizia; professionalità non coerenti con un modo di fare banca diverso. Scenario, peraltro, già messo in discussione delle analisi tecniche svolte da Unisin contestualmente al varo della Piattaforma di rinnovo contrattuale.
Nessun aumento economico, destrutturazione del CCNL, contratti complementari, riduzione delle retribuzioni per le attività amministrative, annichilimento della contrattazione aziendale, dimezzamento del numero dei livelli inquadramentali, fungibilità, outsourcing, abolizione automatismi e ruoli chiave sono le parole d’ordine dell’ABI.
Di seguito, una sintesi delle posizioni datoriali sugli ambiti di maggior rilievo.
Area contrattuale: ABI insiste sulla volontà di distinguere tra attività commerciali da un lato e attività amministrative, di back office e strumentali dall’altro. Nel disegno di ABI solo le prime sono ritenute di pertinenza specifica delle Banche, mentre tutte le altre possono essere svolte da soggetti “non bancari”.
Per tutte queste attività “non specificatamente bancarie”, nel progetto delle Banche è necessario rendere i costi maggiormente competitivi rispetto ad altri mercati, attraverso il ricorso ai contratti complementari o con un adattamento dello stesso CCNL del Credito che avverrebbe con una riduzione delle retribuzioni. Si pretenderebbe, inoltre, di ampliare la libertà delle Banche in tema di outsourcing, così come si ritiene necessario estendere la gamma delle attività cui sarebbero applicabili i contratti complementari. Assetti contrattuali: ABI dichiara una supposta insostenibilità del doppio livello di contrattazione con riferimento agli istituti con impatti economici. La contrattazione aziendale servirebbe solo ad attivare deroghe al CCNL ed alla Legge sui temi della prestazione lavorativa, orari e organizzazione del lavoro.
Inquadramenti: ABI intenderebbe apportare una profonda revisione, da attuare mediante una riduzione degli attuali 13 livelli (esclusi i ruoli chiave) a 6, con massima fungibilità. Al centro dell’azione “destrutturante” sarebbe, più nello specifico, la categoria dei Quadri Direttivi che ABI considera oggi numericamente sproporzionata rispetto al complessivo degli addetti oltre che estremamente onerosa. I livelli retributivi, inoltre, dovrebbero essere differenziati per gli addetti ad attività commerciali e di consulenza finanziaria rispetto ai colleghi adibiti ad attività amministrative e strumentali. Si mira ad eliminare i ruoli chiave ed abolire ogni forma di automatismo residuo.
Orari: ABI pretende ulteriore maggiore flessibilità negli orari di lavoro, cui intende affiancare la completa abrogazione dell’erogazione per le prestazioni aggiuntive dei QD.
Trattamento economico: ABI chiude completamente a qualsiasi richiesta di incrementi economici, neanche a copertura dell’inflazione, almeno per il prossimo biennio.
Ad acuire la tensione che ha caratterizzato il confronto, inoltre, ha contribuito la posizione di ABI sulla non tabellizzazione dell’EDR nello stipendio che, lo ricordiamo, è già regolamentata e sancita dal vigente CCNL con effetto a partire dal prossimo 1° luglio.
Gli echi della reazione forte e compatta dei Lavoratori alla disdetta del CCNL, espressa con lo sciopero dello scorso 31 ottobre cominciano ad affievolirsi nella flebile memoria di ABI ed è, quindi, forse il caso di promuovere un “veloce ripasso”. UNISIN, infatti, non esclude iniziative, che auspica all’insegna dell’unitarietà, per ricondurre alla ragione la lobby bancaria.
Il confronto sarà duro e intenso. UNISIN ha già ampiamente contrastato e confutato le analisi e le tesi dell’ABI e delle Banche e continuerà a sostenere le proprie argomentazioni e le proprie più che fondate rivendicazione forte della consapevolezza della bontà del proprio lavoro e del sostegno della categoria.
La segreteria nazionale Unisin
Le distanze, già abissali, se possibile si ampliano! ABI, senza alcun ritegno, ripropone le stesse analisi e le stesse soluzioni su cui già si basava la disdetta anticipata del CCNL dello scorso settembre. Uno scenario caratterizzato, secondo ABI, da costi estremamente pesanti per le Banche italiane e penalizzanti nel confronto europeo; progressiva riduzione del personale adibito ad attività di sportello, con ricadute sul numero di filiali e di addetti per unità operativa e dunque sull’occupazione; crescita delle retribuzioni superiore all’inflazione, aumento del personale direttivo rispetto all’area impiegatizia; professionalità non coerenti con un modo di fare banca diverso. Scenario, peraltro, già messo in discussione delle analisi tecniche svolte da Unisin contestualmente al varo della Piattaforma di rinnovo contrattuale.
Nessun aumento economico, destrutturazione del CCNL, contratti complementari, riduzione delle retribuzioni per le attività amministrative, annichilimento della contrattazione aziendale, dimezzamento del numero dei livelli inquadramentali, fungibilità, outsourcing, abolizione automatismi e ruoli chiave sono le parole d’ordine dell’ABI.
Di seguito, una sintesi delle posizioni datoriali sugli ambiti di maggior rilievo.
Area contrattuale: ABI insiste sulla volontà di distinguere tra attività commerciali da un lato e attività amministrative, di back office e strumentali dall’altro. Nel disegno di ABI solo le prime sono ritenute di pertinenza specifica delle Banche, mentre tutte le altre possono essere svolte da soggetti “non bancari”.
Per tutte queste attività “non specificatamente bancarie”, nel progetto delle Banche è necessario rendere i costi maggiormente competitivi rispetto ad altri mercati, attraverso il ricorso ai contratti complementari o con un adattamento dello stesso CCNL del Credito che avverrebbe con una riduzione delle retribuzioni. Si pretenderebbe, inoltre, di ampliare la libertà delle Banche in tema di outsourcing, così come si ritiene necessario estendere la gamma delle attività cui sarebbero applicabili i contratti complementari. Assetti contrattuali: ABI dichiara una supposta insostenibilità del doppio livello di contrattazione con riferimento agli istituti con impatti economici. La contrattazione aziendale servirebbe solo ad attivare deroghe al CCNL ed alla Legge sui temi della prestazione lavorativa, orari e organizzazione del lavoro.
Inquadramenti: ABI intenderebbe apportare una profonda revisione, da attuare mediante una riduzione degli attuali 13 livelli (esclusi i ruoli chiave) a 6, con massima fungibilità. Al centro dell’azione “destrutturante” sarebbe, più nello specifico, la categoria dei Quadri Direttivi che ABI considera oggi numericamente sproporzionata rispetto al complessivo degli addetti oltre che estremamente onerosa. I livelli retributivi, inoltre, dovrebbero essere differenziati per gli addetti ad attività commerciali e di consulenza finanziaria rispetto ai colleghi adibiti ad attività amministrative e strumentali. Si mira ad eliminare i ruoli chiave ed abolire ogni forma di automatismo residuo.
Orari: ABI pretende ulteriore maggiore flessibilità negli orari di lavoro, cui intende affiancare la completa abrogazione dell’erogazione per le prestazioni aggiuntive dei QD.
Trattamento economico: ABI chiude completamente a qualsiasi richiesta di incrementi economici, neanche a copertura dell’inflazione, almeno per il prossimo biennio.
Ad acuire la tensione che ha caratterizzato il confronto, inoltre, ha contribuito la posizione di ABI sulla non tabellizzazione dell’EDR nello stipendio che, lo ricordiamo, è già regolamentata e sancita dal vigente CCNL con effetto a partire dal prossimo 1° luglio.
Gli echi della reazione forte e compatta dei Lavoratori alla disdetta del CCNL, espressa con lo sciopero dello scorso 31 ottobre cominciano ad affievolirsi nella flebile memoria di ABI ed è, quindi, forse il caso di promuovere un “veloce ripasso”. UNISIN, infatti, non esclude iniziative, che auspica all’insegna dell’unitarietà, per ricondurre alla ragione la lobby bancaria.
Il confronto sarà duro e intenso. UNISIN ha già ampiamente contrastato e confutato le analisi e le tesi dell’ABI e delle Banche e continuerà a sostenere le proprie argomentazioni e le proprie più che fondate rivendicazione forte della consapevolezza della bontà del proprio lavoro e del sostegno della categoria.
La segreteria nazionale Unisin