di Viola Caon
ROMA. Al via in queste ore il summit G8 a L’Aquila. Clima e economia all’ordine del giorno, trenta persone al tavolo del dibattito, Obama appena sbarcato in Italia e rischio terremoto costituiscono lo scenario d’apertura della tre giorni durante la quale i grandi della terra decideranno le sorti del pianeta.
Intanto nei giorni scorsi a Roma, base d’appoggio del summit per un eventuale piano B, si sono svolte un paio di giornate “d’accoglienza” per i leader politici, così ironicamente definite dalla Rete No-Summit che le aveva organizzate. Già da lunedì (6 luglio), infatti, clima d’allerta nella capitale che si preparava ad affrontare eventuali cortei e sit-in di protesta.
“Roma blindata”, “Massima allerta per il g8”: questi i toni delle principali testate free press della città. E già dopo la notizia di lunedì dei 21 arresti di Torino in seguito agli scontri per il g8 dell’Università dello scorso maggio, infatti, l’Onda studentesca torna a farsi sentire e occupa il Rettorato della Sapienza al grido di “Liberi tutti, liberi subito”. Ma la giornata clou per la capitale è stata quella di ieri (7 luglio), vigilia vera e propria del vertice de L’Aquila.
In mattinata, infatti, in una Roma bollente e costellata di camionette della Polizia alle entrate delle piazze considerate fra i maggiori punti nevralgici delle contestazioni, arrivano le notizie dei primi scontri e dei primi fermi da parte delle forze dell’ordine ai poli universitari della Sapienza e Roma tre. 36 fermi, 10 arresti e 2 rilasci è il bilancio dell’azione dimostrativa degli studenti che hanno chiesto a gran voce la scarcerazione dei compagni di Torino e hanno protestato contro il vertice de L’Aquila rilanciando il celeberrimo slogan “Noi la crisi non la paghiamo”.
Nel pomeriggio, l’onda di protesta non si ferma e l’attenzione è principalmente concentrata su piazza Barberini, dove la Rete no-summit costituita essenzialmente dai Cobas ha annunciato un sit-in alle 5 del pomeriggio. Chiuse le uscite da ogni lato e poliziotti in tenuta anti-sommossa: piazza Barberini a quell’ora del pomeriggio sembra una gabbia per i leoni dalla quale è molto difficile uscire.
“Tanto rumore per nulla” verrebbe da dire all’inizio, dal momento che sono presenti più poliziotti che manifestanti. Non più di 200 verso le 5, dopo una mezz’ora questi ultimi sono già aumentati fino a raggiungere il migliaio. “V come viola, colore della schiavitù, della liberazione delle donne e dell’autodeterminazione, V come vendetta e V come vittoria”, è questa la V-Strategy portata in piazza da Cobas e Unione Sindacale Italiana che tra striscioni con su scritto “Noi non paghiamo la vostra crisi”- leitmotiv a quanto pare della protesta in toto – e sagome dei leader politici con addosso l’etichetta “assassini” ha promesso di tenere accesa la protesta anche nei prossimi giorni, muovendosi infine verso piazza della Repubblica. Qui, le tensioni tra i manifestanti stessi, indecisi se cercare o no uno scontro diretto con la Polizia, si sono risolte in un’occupazione temporanea di due binari della vicina stazione Termini, subito sgomberata dalle forze dell’ordine.
Azioni simili hanno avuto luogo nel resto della città tra Ostiense, Testaccio e San Lorenzo, dove un gruppo di manifestanti ha bloccato simbolicamente per alcuni minuti lo svincolo che conduce all’autostrada Roma-L’Aquila. La capitale resta dunque in stato d’allerta, dal momento che gli attivisti hanno palesato l’intenzione di portare avanti anche nei prossimi giorni azioni di contrasto nei confronti del vertice abruzzese. Speriamo che lì, nel frattempo, la terra, almeno nella sua accezione concreta, non continui a tremare .