di Giorgio Mancini
PISA. A seguito dell’evento straordinario del 6 febbraio di tipo alluvionale, causato da intensissimi temporali che hanno coinvolto, in modo rilevante, una vasta zona dei territori di alcuni Comuni della Piana pisana e di altri confinanti con le zone livornesi, procurando danni ingenti alle campagne, il Consorzio di Bonifica dell’Ufficio di Fiumi e Fossi è stato un diretto protagonista nel gravoso lavoro di vigilanza prima, e di interventi operativi durante e dopo il nubifragio. Come da parte dei Comuni interessati vengono avviate le procedure di segnalazione e accertamento dei danni, il Consorzio, a sua volta, fa altrettanto per quanto riguarda i suoi vasti territori, preoccupato, in particolare, per gli allagamenti nelle zone agricole di Coltano, tra Pisa e Collesalvetti, già precedentemente colpite nelle settimane precedenti, allagamenti dovuti ad un concatenamento di eventi, come le persistenti precipitazioni e le concomitanti forti mareggiate che impedivano il deflusso dei canali.
In questo periodo, i tecnici e gli operai del Consorzio sono stati impegnati in un duro lavoro, ventiquattro ore su ventiquattro quando è stato necessario, per monitorare tutti i corsi d’acqua di loro competenza, nei diciassette Comuni consorziati, e non solo nelle zone alluvionate. Tutte le quindici idrovore sono state impiegate per pompare l’acqua, cercando di farla defluire, preoccupati per i campi coltivati allagati, e per i danni conseguenti per l’agricoltura. Il servizio che viene effettuato dai dipendenti del Consorzio nei momenti critici di piena, con gli stessi dirigenti in prima linea a coordinare un lavoro di alta professionalità, è svolto con responsabilità e sacrificio non sempre riconosciuti, ed avviene su un territorio vasto oltre 67milacinquecento ettari.
Ma esiste anche una causa di “ristagno” dell’acqua, ormai insita in certi terreni, dovuta a precisi fattori. Vi sono, infatti, problemi per gli scavi dei canali, problemi non dovuti a negligenze, ma alla necessità di rispettare le normative ambientali rigorose che impone la legge. Scavando fossi e canali, i fanghi reflui hanno bisogno di uno smaltimento, come previsto dalle severe norme, sanzionate anche dal codice penale. Non può, quindi, un solo Ente farsi carico di simili opere, ma necessita di una collaborazione tra Provincia e Regione, già da tempo investite del problema. Già dalla fine dello scorso anno era stato aperto un tavolo di lavoro, per un percorso tecnico-operativo, fra vari enti proprio per affrontare il problema degli scavi, tra l’Amministrazione Provinciale, il Comune di Pisa, il Consorzio di Bonifica Fiumi e Fossi e le organizzazioni Cia, Coldiretti e Confagricoltura. Il Consorzio ha già stanziato somme nel bilancio assestato per l’analisi delle terre e per l’esecuzione dei lavori. E in un periodo dove si parla spesso di sprechi della politica e di enti così detti “inutili” da sopprimere, vale anche la pena di ricordare che una nuova legge regionale, entrata in vigore proprio il primo giorno di questo anno, e passata quasi inosservata dall’opinione pubblica, riguarda le norme proprio in materia di bonifica, e promulga di tagliare i costi della politica. E a Pisa, il Consorzio di Bonifica Ufficio dei Fiumi e Fossi, ne viene così direttamente interessato, ma già questo ente aveva adottato precedentemente, e in modo autonomo, scelte morigerate. “Ai membri del consiglio dei delegati e della deputazione amministrativa – è scritto nella legge – è corrisposto, esclusivamente, il rimborso delle spese eventualmente ed effettivamente sostenute”. E’ prevista un’indennità di funzione omnicomprensiva per la presidenza, che dovrà essere non superiore a quella percepita dal sindaco di un comune fino a diecimila abitanti, ma il Consorzio pisano è stato sempre al di sotto di questo importo, quindi, per il servizio e il lavoro pubblico che svolge, è difficile poterlo considerare un ente sprecone ed inutile. Forse, proprio da Fiumi e Fossi, era già partito un messaggio.
In questo periodo, i tecnici e gli operai del Consorzio sono stati impegnati in un duro lavoro, ventiquattro ore su ventiquattro quando è stato necessario, per monitorare tutti i corsi d’acqua di loro competenza, nei diciassette Comuni consorziati, e non solo nelle zone alluvionate. Tutte le quindici idrovore sono state impiegate per pompare l’acqua, cercando di farla defluire, preoccupati per i campi coltivati allagati, e per i danni conseguenti per l’agricoltura. Il servizio che viene effettuato dai dipendenti del Consorzio nei momenti critici di piena, con gli stessi dirigenti in prima linea a coordinare un lavoro di alta professionalità, è svolto con responsabilità e sacrificio non sempre riconosciuti, ed avviene su un territorio vasto oltre 67milacinquecento ettari.
Ma esiste anche una causa di “ristagno” dell’acqua, ormai insita in certi terreni, dovuta a precisi fattori. Vi sono, infatti, problemi per gli scavi dei canali, problemi non dovuti a negligenze, ma alla necessità di rispettare le normative ambientali rigorose che impone la legge. Scavando fossi e canali, i fanghi reflui hanno bisogno di uno smaltimento, come previsto dalle severe norme, sanzionate anche dal codice penale. Non può, quindi, un solo Ente farsi carico di simili opere, ma necessita di una collaborazione tra Provincia e Regione, già da tempo investite del problema. Già dalla fine dello scorso anno era stato aperto un tavolo di lavoro, per un percorso tecnico-operativo, fra vari enti proprio per affrontare il problema degli scavi, tra l’Amministrazione Provinciale, il Comune di Pisa, il Consorzio di Bonifica Fiumi e Fossi e le organizzazioni Cia, Coldiretti e Confagricoltura. Il Consorzio ha già stanziato somme nel bilancio assestato per l’analisi delle terre e per l’esecuzione dei lavori. E in un periodo dove si parla spesso di sprechi della politica e di enti così detti “inutili” da sopprimere, vale anche la pena di ricordare che una nuova legge regionale, entrata in vigore proprio il primo giorno di questo anno, e passata quasi inosservata dall’opinione pubblica, riguarda le norme proprio in materia di bonifica, e promulga di tagliare i costi della politica. E a Pisa, il Consorzio di Bonifica Ufficio dei Fiumi e Fossi, ne viene così direttamente interessato, ma già questo ente aveva adottato precedentemente, e in modo autonomo, scelte morigerate. “Ai membri del consiglio dei delegati e della deputazione amministrativa – è scritto nella legge – è corrisposto, esclusivamente, il rimborso delle spese eventualmente ed effettivamente sostenute”. E’ prevista un’indennità di funzione omnicomprensiva per la presidenza, che dovrà essere non superiore a quella percepita dal sindaco di un comune fino a diecimila abitanti, ma il Consorzio pisano è stato sempre al di sotto di questo importo, quindi, per il servizio e il lavoro pubblico che svolge, è difficile poterlo considerare un ente sprecone ed inutile. Forse, proprio da Fiumi e Fossi, era già partito un messaggio.