A San Gimignano "Luce & Colore". La ceramista Silvia Beghè raccontata da un reporter
di giorgio mancini
SAN GIMIGNANO. Quando si parla di tanto tempo fa e la protagonista è una donna, la storia che si racconta può sembrare poco galante e anche irrispettosa. Ma quando la parola tempo è riferita ad un’artista e alla sua arte, questo diventa testimone e galantuomo.
Tanti anni fa, quindi, era l’estate del 1986, mentre andavo a scoprire o rivedere una San Gimignano che di lì a poco mi avrebbe ospitato, entrai in piazza Sant’Agostino, uno dei luoghi – a mio parere – più belli della città. Vuoi per lo spazio scenico che si presentava allo sguardo, vuoi perché, in quel meriggio estivo, lasciato il brusio e il cicaleggio dei turisti, in quella piazza deserta si poteva ascoltare, poco lontano, il frinire delle cicale. Quasi un contrappasso.
Dalla finestra con una inferriata del piano terreno di un palazzo, si intravedeva, al suo interno, all’altezza del davanzale, un cappello di paglia a larga tesa. Troppo stimolante per non scattare una fotografia. Mi avvicinai alla finestra e scoprii che, sotto il cappello, c’era il volto di una bella ragazza intenta a lavorare su una terracotta. Scattai una foto di nascosto – oggi la legge sulla privacy me lo avrebbe impedito – ma il rumore del clic fece voltare la ragazza verso di me. Lo sguardo di due occhi verdi, molto belli, mi sorrise, per poi tornare al suo lavoro. Mi accostai alla porta aperta, scoprendo che era un laboratorio di ceramica. Anche se curioso, quel giorno, non ebbi l’ardire di entrare.
Un po’ di tempo dopo, nel mio gironzolare per la città, conobbi un pittore, affabile, gentile, colto, innamorato dell’arte in tutte le sue espressioni. Non sapevo che quelle due persone, la ceramista e il pittore avevano in comune, tra le tante cose, il dna e il cognome Beghè, padre e figlia: Alfredo e Silvia. Ecco come inizia la conoscenza e l’amicizia, la storia.
Di questi due artisti ho avuto il piacere di scrivere diverse cose: di Alfredo ho il caloroso ricordo di un pittore gentiluomo e collezionista attento, di Silvia la certezza che le sue ceramiche sono semplicemente opere d’arte.
La differenza, forse, tra artigiano e artista sta nel fatto che, nel primo, l’oggetto che viene realizzato è fatto con le mani, ma anche con la mente, mentre nel secondo, oltre ad essere costruito con le mani e pensato, l’opera contiene un’anima e, solo così, allora, può diventare arte. Leonardo da Vinci diceva che l’arte è universale. Forse voleva dire che coinvolge tutto e tutti.
Ora mi è stata offerta questa bella opportunità: raccontare, non con la penna, ma con lo sguardo dell’obiettivo impietoso, Silvia Beghè, fotografarla nella quotidianità, ma anche nel suo lavoro, nel suo splendido studio, vedere nascere opere d’arte, dalla creta alla cottura, passando per tutte le fasi della creatività.