In mostra le opere di Raspini
MILANO. Farfalline d’argento sospese in una rete che ricade daL soffitto della sala dell’Accademia di Brera dove dipingeva Hayez, l’autore del famoso “Bacio”, immagine già allora quasi trasgressiva del più forte sentimento: questo il primo magico impatto per chi entra nella mostra “Argenterie fantastik” allestita con grande cura da Giovanni Raspini, aretino, argentiere amante del bello e dell’originale, erede della tradizione e capacità inventiva che scorre nel genius loci di Arezzo fin dalle lontane origini etrusche.
Disposti su semplici tavole di legno grezzo, gli oggetti in argento creati da Raspini risplendono e vivono come autentici gioielli parlanti, evocando davvero un mondo fantastico e al tempo stesso reale. Il regno naturale a cui più di tutto si ispirano è quello animale: da quello della giungla e savana – pappagalli, pantere, coccodrilli, scimmie, elefanti, rinoceronti, ippopotami – a quello marino – conchiglie, scampi, aragoste, tartarughe, coralli – e anche a quello più domestico e agricolo – umili porcellini ed eleganti levrieri…
Il tutto liberamente mescolato, ricreato e inserito in oggetti – cornici, vassoi, posate, collane e bracciali – apparentemente d’uso quotidiano e in realtà elevati a icone di opere d’arte che è bello guardare ammirati e incantati: la cornice Jungle, il Piatto Piggy Family, il Candeliere Scimmione Dandy, le Posate da pesce, la Ciotola con le lumanche, la Salsiera Scampo,…un universo fantastico e lucente che si snoda a livello di sguardo sotto la luce dei sapienti faretti e che il 25 ottobre si è mostrato alla folla di amici e giornalisti convenuti per l’inaugurazione, alla presenza del direttore e di un docente dell’Accademia di Brera.
Sì, perchè la passione di Giovanni Raspini non si ferma alla creazione pura e alla produzione commerciale, ma si volge con animo disponibile e lungimirante al mondo dei giovani, vuole anche, come lui stesso ha affermato, “trasferire” la sua esperienza e capacità artigianale alle nuove generazioni. E per questo ha donato due borse di studio di 1000 euro agli studenti che ispirandosi al suo stile e mondo creativo hanno ideato i due bozzetti migliori per altri oggetti a marchio Raspini, i cui nomi e progetti vincenti è stato indicato nel corso della serata.
Nell’occasione è stato anche presentato il raffinato libro dal titolo ‘Argenterie fantastik’ omonimo della mostra della mostra, edito da Polistampa e che unisce le immagini dei singoli 51 oggetti, molti dei quali pezzi unici, a cinque altrettanto geniali e incantatori racconti di Francesco Maria Rossi,, giornalista, fotografo, altra anima eclettica proveniente da Arezzo: cinque storie che inglobano altrettanti oggetti presenti nella mostra in trame narrative estrose e ben congegnate, ricche di argute citazioni e personaggi storici – da Campana a D’annunzio, da Rossellini a Anna Magnani, rendendo ancor più prezioso e originale il volume, oltretutto prefato splendidamente da Franco Cardini.
L’insigne studioso, ricordando le sue origini d’Oltrarno e l’ammirazione per le botteghe artigiane dell’infanzia, evidenzia l’alto valore di questa tradizione di lavoro manuale e in particolare sottolinea l’aspetto ‘lunare’ del metallo argenteo, spesso sottomesso di un grado alla ‘solarità’ dell’oro nelle fasce valutative, ma in realtà metallo evocatico di un mondo femminile e misterioso, legato a miti antichi. E forse proprio per questo Giovanni Raspini lo ha scelto per forgiarlo in forme innovative, proprio per lo splendore notturno e silenzioso che possono emanare quegli oggetti che, come dice il poeta Pablo Neruda, “in certe ore del giorno è molto utile osservare profondamente”.
La mostra “Argenterie Fantatisk”, per chi vuole fare un’avventura con gli occhi e la mente in questa ideale Wunderkammern – magari, come i protagonisti dei racconti, portandosi a casa uno dei pezzi unici con cui continuare a sognare – è visitabile, fino al 4 novembre, lì, in Via Brera 28, nella Milano colta, mentre al piano superiore nella Pinacoteca fanno mostra di sè una galleria di opere d’arte prestigiose e immortali, da Raffaello a Bramante, e soprattutto quell’inno al silenzio spirituale e sospeso che è “La Pala Montefeltro” di Piero della Francesca, artista straordinario che ha dato il suo nome, ‘terra di Piero’, allo stesso territorio da cui è giunto Giovanni Raspini, accolto e dunque anche consacrato in questa culla dell’arte.
Orario Mostra 12 -18,30 – Ingresso Libero.