Antonio Russo suggerisce la soluzione: l'autore del libro, che sarà presentato a novembre, ha proposto modifiche alla legge del 2009
di R. Z. Ruscitto
SIENA. Si parla tanto di femminicidio, di stalking, di violenza di genere. Basta guardare le trasmissioni televisive che si occupano di cronaca per comprendere che, vittime delle violenze, quasi sempre sono donne. In tanti, dal Governo alle associazioni di volontariato, alle forze dell’ordine, si sono sforzati, in questi anni, di cercare delle soluzioni ad un male sociale sempre più dilagante. Il risultato, fino ad oggi, si fa fatica a vederlo. Forse nessun risultato è stato fin qui raggiunto. O forse pesa di più il senso di impotenza di fronte alle vittime di violenza di cui veniamo a conoscenza ogni giorno sui giornali della soddisfazione trasmessa da qualche comunicato stampa dei carabinieri o della polizia quando riescono a salvare una donna da continuate violenze domestiche subite.
A tentare di dare una soluzione al problema è stato Antonio Russo, nato a Tricase nel leccese nel 1970. Sottufficiale dei carabinieri fino al 2013, uscito dall’arma per motivi di salute, Russo ha avuto modo di toccare con mano, durante la sua attività, le furberie e la crudeltà dei persecutori e il male subito dalle vittime. Con la sua sensibilità, fin dal 2009, anno in cui è entrata in vigore la legge sullo stalking, il giovane carabiniere ha subito compreso che proprio quella legge era di difficile applicazione; che il tentativo di difendere le vittime e di individuare senza alcun dubbio lo stalker era difficile e, a volte, tardivo.
“Proprio le difficoltà nell’applicare la legge e, nel difendere la “vittima”, nella “nobil difesa dei diritti umani” ha accresciuto il desiderio di prepararmi sul tema dello stalking, di seguire dei corsi sugli atti violenti, nonchè di far parte di associazioni, e di scrivere un corso e un libro dal titolo “STOP ALLO STALKING. COME DIFENDERSI”. Oggi, sono presidente onorario dell’Associazione Materana di Matera, ho una mia pagina su Facebook in cui parlo di stalking, faccio parte di tantissimi gruppi che si occupano della tematica, proprio per cercare di dare un modesto aiuto di informazione e prevenzione”. Si presenta così Antonio Russo, spiegando quel suo approdare al tema della difesa delle vittime di maltrattamenti.
“Nel corso della mia esperienza lavorativa ho seguito tantissimi casi sia di maltrattamenti in famiglia che di stalking, ma purtroppo sono piu’ i casi con esiti negativi che positivi, per via della difficoltà nell’applicare la legge, per via della lentezza burocratica, per via della non applicazione della legge – racconta Russo – Non dimentichiamo che, la violenza domestica avviene tra le quattro mura di casa, ed è invisibile”.
Sebbene ci sia un aumento significativo delle denunce per stalking (molte sono comunque le vittime che non denunciano), i casi di femminicidio sono già arrivati a 82 nella sola metà del 2016. Un dato, ricorda Russo, non ufficiale dal momento che non c’è un “Osservatorio nazionale” ma che resta pur sempre un record europeo, in senso negativo.
“Le vittime di violenza familiare o di stalker spesso non denunciano per paura, perchè economicamente non autonome, perchè non hanno la certezza di essere protette – racconta Russo – e quindi si chiudono nel loro mondo. Le domande che più spesso mi sono sentito porgere da vittime di maltrattamenti sono: cosa accade dopo la denuncia? Chi mi proteggerà? Da chi sarò seguita? E spesso le forze dell’ordine non hanno modo di rispondere con le certezze che queste donne vogliono”. ”
Contattato da diverse vittime di stalking sparse in tutta Italia, attraverso il canale Facebook e, poi telefonicamente, ho ascoltato tante storie, tutte diverse tra loro ma dalle quali traspariva la mancanza di informazione, la lentezza della burocrazia italiana, la mancanza di un sostegno morale ed economico, la mancanza di aiuto psicologico, l’abbandono totale dello Stato una volta formalizzata la denuncia contro lo stalker (solitamente ex marito, ex fidanzato, ex partner), la mancanza di controllo dello stalker una volta ammonito, la non applicazione della Legge e del codice penale”, spiega Russo che, una volta ascoltata la storia cerca di trasmettere alla vittima gli strumenti che ha a disposizione per difendersi e uscire dall’incubo della violenza.
“Ci sono delle regole a cui le vittime di atti persecutori devono attenersi per ridurre al minimo il rischio per la propria incolumità – dice l’autore del libro – evitare tutti i contatti con lo stalker, punto di partenza fondamentale; NON chiudersi in se stessi, ma parlare con i familiari, con gli amici, con un conoscente, con chiunque, con le associazioni, con le forze dell’ordine per non cadere nel senso di paura e di ansia che pietrifica e non fa ragionare. Le vittime devono mostrarsi ferme nella propria decisione di chiudere la relazione, non mostrando alcun dubbio in merito; evono inoltre conservare le prove di ogni contatto con lo stalker, documentare ogni forma di comunicazione su un diario personale o su un’agenda, conservare tutte le prove, non dimenticare alcuna minaccia scritta o verbale, non distruggere, in un momento di sconforto, i nastri della segreteria telefonica, i biglietti, le lettere, le e-mail o i regali, gli sms. Le e-mail andrebbero stampate e copiate sul disco fisso, le telefonate andrebbero registrate per giorno e per ora. E’ necessario tenere una documentazione di tutti gli episodi avvenuti, specificando cosa è successo (gli episodi specifici), quando (ora, giorno e data) e dove; portare con sé un telefono cellulare, utilizzando la funzione chiamate rapide o chiamate vocali per contattare un sistema di allarme personale o un sistema di videosorveglianza; cambiare spesso il percorso per andare a casa, al lavoro o a scuola; seguire tutti i piani di sicurezza che si ritengono più opportuni per salvaguardare la propria incolumità. E infine: NON accettare MAI l invito all’ultimo appuntamento di “riconciliazione””.
Le informazioni e i suggerimenti che si trovano nel libro di Antonio Russo possono essere di grande aiuto alle donne vittime di violenza ma l’autore non si stanca di insistere su un punto fondamentale: non chiudersi nelle proprie paure ma “cercare l’aiuto delle autorità, informare le autorità di polizia locale, presentare denuncia se gli episodi dovessero continuare, chiedere una consulenza legale, informarsi sui vari gruppi che forniscono consulenza, supporto o aiuto e rivolgersi alle associazioni anti-stalking per un apporto psicologico e legale”.
“Se non si vuole presentare denuncia/querela ci si può rivolgere alle strutture/sportelli antistalking che hanno adottato svariate iniziative, in un lavoro di “rete” utile per la protezione di chi subisce violenze, aggressioni o stalking, con aiuto di consulenti, psicologo, medico, avvocato , nonché presentare Istanza di Ammonimento al Questore”, ricorda Russo, il quale, studiando bene molti casi di stalking, è arrivato alla conclusione che “non servono leggi più severe ma l’applicazione delle stesse. Io applicandola, studiandola e confrontandomi con tantissime vittime di stalking, ho modificato e integrato la legge sullo stalking, cercando di portarla all’attenzione degli organi competenti per intervenire nelle lacune presenti. Nella consapevolezza che uniti in un’unica rete possiamo combattere questa piaga, sensibilizzando l’opinione pubblica, lo Stato, le istituzioni, la società tutta, mi auguro che la mia modifica di legge possa essere messa in atto”.
Il volume “Stop allo stalking: come difendersi” verrà presentato nel mese di novembre a Poggibonsi. Sarà presente anche l’autore.