In mostra una cnquantina di opere dell'artista senese
“Proporre l’opera Oscar Staccioli a Paestum – scrive nella breve nota introduttiva Marina Cipriani direttore del museo pestano – nella prestigiosa sede del Museo Archeologico Nazionale, è un’operazione che consente di rimarcare la necessità di far dialogare il linguaggio dell’archeologia, con il suo ricco e variegato vocabolario di immagini e segni, con i tracciati immaginativi dell’artista senese, impronte di un passato non vissuto di città invisibili, immaginate appunto..[…] Siena e Paestum hanno sobillato l’immaginario di Staccioli riproponendo in pittura l’elemento chiave della sua esperienza: la duplice prospettiva di lettura dell’urbano e della sua immagine, i suoi attraversamenti dal basso e la sublimazione della forma dall’alto, come fossero calchi in negativo delle loro linee di percorrenza.” Un percorso immaginativo che attraversa gli ultimi decenni di vita dell’artista senese che trova nel ciclo delle Civiltà, il punto di coagulo della sua poetica, cercando nella sua memoria una città che “divenne, nel suo lavoro – osserva Mauro Civai direttore del Museo Civico di Siena –, poco più di un segno, una forma quasi del tutto senza forma, una forma che era poco più di un’idea ma che proseguiva a manifestare quello che era la sua polpa o magari il suo scheletro. Forse la sua anima. Sicuramente la sua essenza che è ciò che basta a rappresentare una cosa nel senso di renderla comunque riconoscibile.”
La mostra, curata da Massimo Bignardi dell’Università di Siena, segue lo svolgersi narrativo di temi e modalità linguistiche che hanno sollecitato l’immaginario dell’artista senese, a partire proprio dalla sua città natale e da Paestum, divenute cifre di uno spazio ‘invisibile’. Percorsi, attraversamenti di luoghi della quotidianità e dell’immaginazione che Staccioli ha tradotto nei segni di arcaiche urbanizzazioni, con il linguaggio libero ed immediato dell’informale, seguendo cioè dettati emotivi suggestionati dalla prosa di Italo Calvino, dalle sue città invisibili. “Le opere di Oscar Staccioli proposte in mostra – rileva Bignardi – offrono nuovi margini di riflessione intorno al tema della città, al significato che essa ha assunto negli anni e che l’artista senese ha esibito sia nelle prove pittoriche sia nelle manipolazioni plastiche nelle quali ha saputo trascrivere la narrazione di un viaggio sulle strade interne della memoria. Più che un viaggio nella sua Siena, nei ricordi ad essa legati, quello di Staccioli è stato un ‘camminare’ con il passo del flâneur, cioè, di chi guarda i luoghi, il paesaggio e li fa suoi rispondendo agli interrogativi dettati da motivi ‘diversi e più profondi’. Ragioni dell’esistenza che non gli hanno impedito di portare con sé il sogno del passante, di chi guarda senza memoria, scoprendo di volta in volta, strato dopo strato, la realtà e le impronte che l’hanno costruita. Così è stato anche dinanzi alle architetture, alle pietre delle strade che portavano alla spiaggia, innanzi a quanto gli scavi hanno restituito dell’antica Paestum, la grande città che i coloni greci hanno costruito sulla terraferma italica. Staccioli non ha ceduto all’emozione del brivido storico, degli enormi blocchi di travertino geometricamente squadrati sui quali si slanciano i colonnati dei templi dorici che, al tramonto, spandono un’aura dorata nell’intera piana del Sele, così come li ha raffigurati Maurice Denis in un dipinto del 1904 e più tardi, nel 1932, Corrado Cagli. […]È un dato che affiora con estrema chiarezza dalle opere che danno vita al ciclo Le civiltà, avviato a fine degli anni Sessanta con alcune significative tecniche miste su carta ed approdate a quelle del 1978, ove tracce di città del passato sono trascritte dall’artista su lastre d’acciaio seguendo l’irregolare grafia dell’incisione prodotta dall’acido che scava gli argini al colore. […]Sono planimetrie urbane che si sovrappongono senza disperdere il filo della narrazione, del racconto di una identità, di un pensiero unitario che tiene insieme l’idea di città.”
Accompagnerà la mostra un elegante volume pubblicato dalle Edizioni 10/17, contenete oltre le note introduttive di Marina Cipriani e Mauro Civai, un saggio di Massimo Bignardi, i testi di Ico Gasparri, Luca Mansueto ed Esther Biancotti, un ampio repertorio di illustrazioni ed apparati biografici e bibliografici.
La mostra resterà aperta fino al 20 ottobre