FIRENZE. Il servizio idrico integrato ha bisogno di soldi. Troppe tubazioni che "fanno acqua". Un problema che pare non trovi accoglimento da parte delle banche che non concedono più credito, a fronte di Piani d’ambito che per forza di cose prevedono rientri molto dilazionati nel tempo. Cambiamenti climatici ed emergenze idriche diffuse si aggiungono ai problemi già esistenti. E’ pressoché unanime il grido d’allarme che viene da Autorità di ambito territoriale ottimale e società di gestione, sentite oggi per l’indagine conoscitiva sul servizio idrico integrato in commissione Territorio e ambiente.
“La tariffa non basta a coprire gli investimenti necessari – dice il presidente della commissione, Erasmo D’Angelis (Pd), tirando le somme – Le emergenze del territorio aumentano e non è più pensabile farvi fronte solo con aumenti generalizzati nelle tariffe che pagano i cittadini. La situazione sta diventando esplosiva e richiede risposte urgenti”.
A tutto ciò si aggiungono le preoccupazioni per gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale, che ha recentemente giudicato illegittimo chiedere il pagamento del servizio di depurazione anche agli utenti non allacciati alla rete. Anche in questo caso l’effetto rischia di essere quello di un ulteriore aumento delle tariffe, che per di più vanifica il principio “chi inquina paga”.
In commissione c’erano tutti i gestori e tutte le autorità di ambito toscane (con l’eccezione dell’Aato 3 e di Publiacqua, intervenuti in precedenza), compreso il Coordinamento toscano e l’Associazione nazionale delle Autorità di ambito, presieduti da Carla Guidi e Luciano Baggiani. E’ stato proprio Baggiani a mettere in fila i problemi e le criticità, che emergono in Toscana ma anche a livello nazionale. “Dal 2002 al 2006 la tariffa media in Italia è aumentata del 47%, e il dato toscano è in linea con questo – ha affermato – Se servono più risorse, è arrivato il momento di porsi il problema della sostenibilità della tariffa, che fra l’altro deve anche garantire agevolazioni per le fasce deboli”.
Numerose le domande e le osservazioni dei commissari, sia sulle singole situazioni territoriali che sulle questioni più generali.
“Se è chiaro che la tariffa non basta più a sostenere gli investimenti, dall’autorità pubblica dovrebbe partire un forte appello per far ricorso alla fiscalità generale”, ha affermato Monica Sgherri (Prc), che ha aggiunto: “Su un settore così delicato serve trasparenza: non dovrebbe mai mancare l’indirizzo e il controllo in sede pubblica da parte dei Consigli comunali”. “I precedenti piani di ambito avevano sovrastimato i consumi e quindi ora i conguagli aumentano – ha sottolineato Paolo Marcheschi (Fi-Pdl) – Ma non si possono far pagare ai cittadini, adesso, gli errori fatti in passato dalla politica”. Sugli errori politici ha insistito anche Maurizio Dinelli (Fi-Pdl), in riferimento alla situazione di Gaia e Aato 1: “La situazione è molto grave, esistono responsabilità politiche da valutare attentamente, per poi intervenire”, ha detto. Luca Paolo Titoni (Udc, segretario della commissione) ha chiesto chiarimenti sul comportamento dei gestori, prima e dopo la sentenza della Suprema Corte, nei confronti di chi non è allacciato alla rete di depurazione, mentre in chiusura Ardelio Pellegrinotti (Pd) ha lanciato la proposta di “regionalizzare” il metodo normalizzato per la determinazione delle tariffe, introducendo elementi che tengano conto della situazione territoriale.
Nel pomeriggio, sarà ascoltata in audizione la commissione di Controllo sugli Enti partecipati del Comune di Firenze.