
FIRENZEE. “Il convegno nasce dalla valutazione che la carenza di risorsa idrica è una delle maggiori criticità del nostro tempo, in tante parti del mondo, ma anche da noi”. Con queste parole, la presidente della commissione Ambiente del Consiglio regionale, Rosanna Pugnalini (Pd), ha introdotto il convegno “Il riuso della acque reflue, realizzazioni e prospettive”, nella Sala delle Collezioni di Palazzo Bastogi.
“I problemi relativi alla risorsa idrica sono noti, seguiti dall’Onu e da altre istituzioni internazionali – ha continuato – Ma i programmi per il superamento del problema sono ancora oggi inadeguati, e ognuno di noi, ogni istituzione, deve fare la sua parte”. Da qui la necessità di ricercare migliori conoscenze sulle risorse idriche, sul loro uso e sugli ecosistemi, ragionando sulla riduzione dei consumi, sull’incremento dell’efficienza della rete idrica, che passa attraverso il riuso di acqua da fonti non convenzionali, come ad esempio le acque reflue. “Con la crescita della sensibilità ambientale questo tema si è diffuso in molti paesi, da un decennio è entrato anche nei documenti di programmazione economica europea – ha affermato la Presidente – ma in Italia il riuso stenta ad affermarsi e viene spesso più citato che realizzato”. “In Toscana, dove l’attenzione alla risorsa idrica è grande, siamo stati i primi ad applicare la legge Galli – ha sottolineato Pugnalini – anche nella parte in cui si considera prioritaria l’esigenza di risparmiare risorsa idrica con un uso più razionale della stessa, e l’indagine conoscitiva svolta dalla commissione Territorio e Ambiente dell’Assemblea toscana e presentata recentemente in aula, ha fatto il punto su dieci anni di applicazione”.
Al convegno di oggi, lunedì 1° febbraio, il compito di affrontare il tema nella sua globalità, sollecitando un dibattito tra amministratori, tecnici, aziende, comunità scientifica, per contribuire allo sviluppo e alla diffusione della pratica del riuso delle acque, che stenta ad affermarsi per limiti normativi e per i costi elevati considerati gli standard di qualità richiesti, ma anche per le persistenti resistenze di natura psicologica e sociale.
Di attualità del convegno e di tematiche centrali per lo sviluppo del territorio ha parlato il vicepresidente della commissione Territorio e Ambiente del Consiglio regionale, Andrea Agresti (An-Pdl): “In Toscana, soprattutto sulla costa ed in particolare nella zona di Grosseto, c’è necessità di approvvigionamento idrico, e il prelievo di acqua da falda accentua l’avanzamento del cuneo salino – ha sottolineato – Occorre investire sul riutilizzo delle acque reflue e gli organismi di governo locali, assieme alla Regione, sono chiamati a provvedere ad una seria valutazione del problema, investendo sul miglioramento degli impianti di depurazione”.
In Toscana il tema è stato affrontato e valutato soprattutto in ambito agricolo e industriale, mentre la possibilità di riuso in ambito urbano non è stata, fino ad oggi, valutata con un livello di approfondimento necessario all’effettiva applicazione. Per questi motivi Airba (Associazione Italiana Ricerca Biologica Ambientale) in collaborazione con la Regione Toscana ha voluto promuovere il convegno, al quale è intervenuto l’assessore regionale Marco Betti.
Partendo da un inquadramento normativo nazionale e internazionale in materia di recupero e riutilizzo delle acque reflue, durante il convegno sono state presentate le esperienze di riuso in Toscana nei settori agricolo ed industriale, oltre ad esempi di riuso in ambito urbano attuati in Europa e nel mondo. «In previsione del futuro sviluppo economico e demografico, il ricorso alle acque secondarie costituirà una scelta strategica tanto indispensabile quanto inevitabile», hanno dichiarato da Airba.