"Dare moneta vedere cammello". Non è un film, ma nuda cronaca di degrado
di giorgio mancini
PONTEDERA (Pisa) – Il 10 settembre scorso, ilcittadinoonline pubblicava, sulla pagina di Pisa e provincia, un articolo dal titolo inquietante “Vivere con un clandestino – Dietro le persiane chiuse come una latitante incinta”
https://www.ilcittadinoonline.it/news/141349/Vivere_con_un_clandestino.html
E tra le dichiarazioni di Roberta, una ragazza poco più che maggiorenne – ha 19 anni – che dice di essere rimasta in stato interessante, vi era anche questo dialogo: < Perché tieni sempre le persiane della finestra chiuse? “Me lo ha detto lui di fare così. Io, in quella casa, non ci dovrei neppure stare” >. Forse, non ci vorrebbe neppure stare.
Le persiane chiuse con una catena, una volta, prima che la legge Merlin chiudesse le case di tolleranza e introducesse una serie di reati, intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione, erano il segnale tipico dei bordelli.
Ora, invece, in questo viaggio a Pontedera, fra gli extracomunitari, saltano fuori altri avvilenti e degradanti retroscena. Nel piccolo appartamento, a poche decine di metri dal Municipio, dove sta Roberta, c’è una vera e propria “ammucchiata” di marocchini che vivono in promiscuità. Hafid, Mostafa, Youssef e lei, la ragazza italiana ponsacchina che dice di essere rimasta incinta.
Dai verbali dei numerosi sopralluoghi effettuati dagli agenti di polizia giudiziaria, in un lungo arco di tempo, si legge che Hafid ora è irreperibile, mentre Mostafa, Youssef e Roberta sono stati trovati più volte in quella abitazione. Gli accertamenti sono avvenuti, si legge sempre nei verbali, in più giorni e in ore diverse, come la mattina, ore pasti, pomeriggio, sera e, addirittura, la notte. Per Hafid è scattato l’iter burocratico di cancellazione per mancata dimora certa; Mostafa, senza fissa dimora, dovrà trovarsi un altro luogo, visto che, abusivamente, senza contratto e senza alcuna autorizzazione, si era “imbucato” presso la residenza di un connazionale. A Youssef, l’unico che aveva un regolare contratto di affitto, ma da quasi un anno moroso, con notifica di sfratto, che ha infranto tutte le norme contrattuali legali, e che aveva l’obbligo di non subaffittare a terzi, gli è stata tolta la residenza dopo la revoca del permesso di soggiorno, per una pesantissima condanna per spaccio di droga, ma che continua tranquillamente a vivere a Pontedera, a due passi dal Comune e da poche decine di metri dalla caserma dei Carabinieri, senza che nessuno intervenga o possa intervenire per espellerlo dall’Italia, essendo un clandestino “pericoloso”. Roberta, residente a Ponsacco, che non dovrebbe abitare in quella casa, sembrerebbe la sua “compagna sentimentale”. Ora, alla luce dei fatti, che senso avevano quelle persiane chiuse? A bussare qualcuno c’era già andato tante volte, quindi potevano, magari, fare entrare un po’ di luce.
Roberta ora, insieme a Youssef, rischia anche una denuncia per danneggiamento. Nell’appartamento ci sono perdite di acqua che si infiltrano nei locali sottostanti, e quindi vi è la necessità di procedere con lavori urgenti. Ma Roberta, al telefono, avrebbe detto alla proprietà, che spiegava la situazione, che nessuno può entrare in casa, ripetendo, minacciosa, una frase già ridetta: “non so se le conviene, io sono incinta”. (Troppo spesso “sbandiera” il fatto di essere incinta, senz’altro sarà vero, ma potrebbe anche non esserlo. ndr). Ma la ponsacchina ha fatto anche intendere che, per lasciare libero l’appartamento – come se fosse suo – voleva i soldi che le servivano per trovare una nuova casa.
Dai suoi conviventi marocchini una cosa, certamente, l’ha imparata: “Dare moneta vedere cammello”.
Il prefetto di Pisa, ricevendo una delegazione di sindaci, durante la protesta dei “primi cittadini”, il 15 settembre, era stato tagliente con uno di loro, rispondendo a una lamentela sui tagli della manovra che potrebbero riflettersi anche sull’ordine pubblico. Quando c’è un degrado urbano, aveva detto – tra l’altro – seccamente il rappresentante territoriale di governo, questo rende più difficile la prevenzione da parte dello Stato. Una puntualizzazione estremamente forte che dovrebbe far riflettere tutti i sindaci.
Se la protezione del concetto urbano spetta ai Comuni, anche un certo tipo di degrado dovrebbe essere prevenuto, per non dovere poi, magari, fare intervenire la polizia o i servizi sociali, con gravi problemi, danni e alti costi per la collettività. La storia di Roberta e dei tre marocchini è figlia della falsa politica del “buonismo” dell’accoglienza. L’integrazione parte dal concetto del rispetto della cultura del paese che “ospita”, non il contrario, altrimenti è “occupazione”.
Passeggiando per Pontedera, imbellettata di vetrine e di opere d’arte, piena di extracomunitari, tornano in mente quelle persiane chiuse che nascondono tanti segreti, e una ragazza che non ha mai parlato d’amore, ma solamente che è rimasta incinta. Guardando le finestre, alla mente, come flash, arrivano certi quadri di Toulouse-Lautrec e il tragico film di Luigi Comencini “Persiane chiuse” che, nel 1950, con quella pellicola, sollevò il velo su quello che, timidamente, si chiamava “la tratta delle bianche”. Chissà perché questi ricordi nella memoria?
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