di Patrizia Fazzi
PARMA. Si può raffigurare l’irreale attraverso una pittura realistica? E’ questa l’eterna domanda che ci poniamo di fronte ad opere apparentemente mimetiche della natura e della vita e che invece ci rimandano ad una dimensione metafisica. E’ il caso anche di Pietro Signorelli, pittore ormai ampiamente affermato e che da anni ha maturato una cifra espressiva inconfondibile, caratterizzata da nature morte, volti, paesaggi realizzati con tecnica finissima e irrorati da una luce avvolgente, aurorale. Le sue opere sono approdate a Parma, città di Correggio e Parmigianino, che dal 15 maggio ospita con successo una sua personale dal titolo ‘SOTTILI MAGICHE TRAME’ negli spazi restaurati di Tpalazzo, Palazzo Dalla Rosa Prati, all’ombra del Battistero del grande Antelami. Organizzata da Anna Poletti Zanella, Presidente dell’Associazione J.B. Boudard, con i prestigiosi patrocini di Comune, Provincia e Regione Emilia, la mostra è stata inaugurata, alla presenza di un folto pubblico, da Mario Donizetti, di cui Signorelli è stato allievo, e da Vittorio Sgarbi. Alcune assenze istituzionali hanno innescato la ‘vis ‘polemica del noto critico d’arte, che non ha risparmiato strali e ha sottolineato con forza il valore della pittura di Signorelli, così controcorrente rispetto a certe astruserie sperimentalistiche e basata su “grandi certezze”, come quella di saper usare colori e pennelli con tecnica magistrale, richiamandosi ad un canone formale “antico”, ma ancora carico di suggestione emotiva e quindi “contemporaneo”, anzi più di alcuni pseudopittori che puntano sul puro sconvolgimento di ogni norma pittorica, spacciandola per arte.
“Vorrei che chi guarda i miei quadri vedesse la vita attraverso la luce” ci ha dichiarato l’artista e in effetti è davvero come se una luce magica irradiasse da lontano le sue nature morte e illuminasse lo spazio in cui cala i suoi personaggi, che si collocano in una prospettiva surreale, quasi in una dimensione musicale, grazie alla perfezione del disegno, all’armonia compositiva, alla scelta cromatica a tratti acida, lussureggiante, altre volte teneramente pastellata: i vetri dove spesso incastona petali, steli, grappoli, emergono luminescenti da un fondo nero con la forza incantata della loro bellezza naturale esaltata al massimo grado. “Quando dipingo, viene fuori il bambino che c’è in me – immagino, creo, fantastico – e lo esprimo lasciando fuori tutto quello che è il tormento della gente, cercando di ricordare che la vita è anche molto bella”: queste altre parole di Signorelli durante l’ intervista: ed è un mondo di buoni sentimenti quello che emana infatti dai suoi ritratti femminili o di fanciulli innocenti, mentre l’amarezza. lo strappo dall’Eden, emerge nei volti maschili di clown, dai cappelli trapunti di frecce o da certi volti sofferenti di Cristo. Non solo tecnica e forma quindi nei dipinti di Signorelli, , ma anche uno sguardo attento alla bellezza del mondo naturale, che i suoi pigmenti, sapientemente elaborati per giorni e giorni per ogni opera, ritagliano dal buio dove spesso l’umanità li confina nella sua ‘adulta’ cecità.
La mostra è visitabile fino al 31 maggio (lunedì-venerdì, ore 16-19, sabato-domenica 10,30-13/15-20).
PARMA. Si può raffigurare l’irreale attraverso una pittura realistica? E’ questa l’eterna domanda che ci poniamo di fronte ad opere apparentemente mimetiche della natura e della vita e che invece ci rimandano ad una dimensione metafisica. E’ il caso anche di Pietro Signorelli, pittore ormai ampiamente affermato e che da anni ha maturato una cifra espressiva inconfondibile, caratterizzata da nature morte, volti, paesaggi realizzati con tecnica finissima e irrorati da una luce avvolgente, aurorale. Le sue opere sono approdate a Parma, città di Correggio e Parmigianino, che dal 15 maggio ospita con successo una sua personale dal titolo ‘SOTTILI MAGICHE TRAME’ negli spazi restaurati di Tpalazzo, Palazzo Dalla Rosa Prati, all’ombra del Battistero del grande Antelami. Organizzata da Anna Poletti Zanella, Presidente dell’Associazione J.B. Boudard, con i prestigiosi patrocini di Comune, Provincia e Regione Emilia, la mostra è stata inaugurata, alla presenza di un folto pubblico, da Mario Donizetti, di cui Signorelli è stato allievo, e da Vittorio Sgarbi. Alcune assenze istituzionali hanno innescato la ‘vis ‘polemica del noto critico d’arte, che non ha risparmiato strali e ha sottolineato con forza il valore della pittura di Signorelli, così controcorrente rispetto a certe astruserie sperimentalistiche e basata su “grandi certezze”, come quella di saper usare colori e pennelli con tecnica magistrale, richiamandosi ad un canone formale “antico”, ma ancora carico di suggestione emotiva e quindi “contemporaneo”, anzi più di alcuni pseudopittori che puntano sul puro sconvolgimento di ogni norma pittorica, spacciandola per arte.
“Vorrei che chi guarda i miei quadri vedesse la vita attraverso la luce” ci ha dichiarato l’artista e in effetti è davvero come se una luce magica irradiasse da lontano le sue nature morte e illuminasse lo spazio in cui cala i suoi personaggi, che si collocano in una prospettiva surreale, quasi in una dimensione musicale, grazie alla perfezione del disegno, all’armonia compositiva, alla scelta cromatica a tratti acida, lussureggiante, altre volte teneramente pastellata: i vetri dove spesso incastona petali, steli, grappoli, emergono luminescenti da un fondo nero con la forza incantata della loro bellezza naturale esaltata al massimo grado. “Quando dipingo, viene fuori il bambino che c’è in me – immagino, creo, fantastico – e lo esprimo lasciando fuori tutto quello che è il tormento della gente, cercando di ricordare che la vita è anche molto bella”: queste altre parole di Signorelli durante l’ intervista: ed è un mondo di buoni sentimenti quello che emana infatti dai suoi ritratti femminili o di fanciulli innocenti, mentre l’amarezza. lo strappo dall’Eden, emerge nei volti maschili di clown, dai cappelli trapunti di frecce o da certi volti sofferenti di Cristo. Non solo tecnica e forma quindi nei dipinti di Signorelli, , ma anche uno sguardo attento alla bellezza del mondo naturale, che i suoi pigmenti, sapientemente elaborati per giorni e giorni per ogni opera, ritagliano dal buio dove spesso l’umanità li confina nella sua ‘adulta’ cecità.
La mostra è visitabile fino al 31 maggio (lunedì-venerdì, ore 16-19, sabato-domenica 10,30-13/15-20).