ORISTANO. Mosca ha scelto di pescare a piene mani dall’Asia alla ricerca di mercati alternativi che possono dare sostegno al suo greggio. Le importazioni dall’India, infatti, hanno fatto registrare un aumento pari a cinque volte quello dei primi giorni di gennaio, mentre le importazioni dalla Cina sono salite di circa tre volte.
Come si può facilmente intuire, questi movimenti possono far cambiare le prospettive da parte di chi investe sul prezzo petrolio su Plus 500. Interessante mettere in evidenza anche come stia aumentando notevolmente l’export nei confronti di altri Paesi, come nel caso dello Sri Lanka piuttosto che degli Emirati Arabi.
Le scelte della Russia
La prima era stata la Cina, adesso è arrivato il momento dell’India. Il Continente asiatico rimane sempre un fedelissimo alleato per la Russia, che sta sondando il mercato internazionale nella speranza di trovare delle soluzioni alternative all’Europa in riferimento alle forniture di idrocarburi, che, per colpa dell’embargo commerciale, non finiranno più in America, così come nel Vecchio Continente.
Il blocco legato agli acquisti di gas naturale è, invece, stato oggetto di un rinvio da parte dell’UE, mentre la Russia sta cercando di trovare chiaramente una doverosa soluzione alla mancanza di sbocchi per il suo oro nero.
Tutte le varie statistiche e i dati diffusi da parte della società Kplr, che si occupa di questioni energetiche, hanno di fatto dato una conferma di come la Russia stia cercando di stringere sempre di più le relazioni dal punto di vista economico con le principali nazioni del continente asiatico. In primo luogo l’India. Quest’ultimo Paese, grazie al fatto di poter contare su quasi un miliardo e mezzo di abitanti e un’economia caratterizzata da una serie di tassi di crescita particolarmente alti, ha necessità di un quantitativo più elevato di greggio. Tra l’altro, non è un caso che l’India non abbia mai preso apertamente posizione nei confronti di Putin sull’invasione dell’Ucraina.
Stando a quanto è stato riportato da parte della società Kplr, l’India, fino a questo momento, ha già consumato la bellezza di 60 milioni di barili di greggio che arriva dalla Russia solamente in questi primi mesi del 2022. Un dato che davvero impressiona, tenendo conto che in tutto il 2021 l’India aveva consumato solamente 12 milioni di barili complessivamente.
Non solo, le statistiche confermano che tale dato sia maggiore di tre volte rispetto alle spedizioni della Russia verso la Cina, che fino a questo momento sono aumentate di tre volte rispetto alla fase primaria dell’embargo. In ogni caso, c’è da dire come la Cina abbia di fatto incrementato pure l’importazione di prodotti raffinati, dopo che chiaramente le “museruole” imposte a diverse città nel tentativo di bloccare la diffusione dei contagi sta letteralmente paralizzando diversi centri strategici e le relative attività economiche.
Troviamo pure tante altre nazioni che si caratterizzano per avere un peso geopolitico inferiore e che potrebbero essere influenzate dalle decisioni della Russia. Il caso a cui è più facile fare riferimento è senz’altro quello dello Sri Lanka, che sta affrontando una crisi economica particolarmente grave, a maggior ragione dopo aver trascorso due anni in cui i lockdown hanno inficiato notevolmente il turismo internazionale.
Il primo ministro dello Sri Lanka, Ranil Wickremesinghe, ha messo in evidenza nel corso degli ultimi giorni come proverà ad andare alla ricerca di altre fonti, ma che se tali consultazioni dovessero fallire, allora l’unica soluzione rimarrebbe quella di comprare altro petrolio dalla Russia. Infatti, al termine dello scorso mese di maggio, lo Sri Lanka aveva già provveduto all’acquisto di un carico da ben 90 mila tonnellate di petrolio del Cremlino per stimolare la sola raffineria presente sul territorio.