L'originale presentazione al Pitti Immagine a Firenze
di Enrico Campana
FIRENZE. Parata di media illustri e patinati al 79° Pitti Immagine. Quest’anno nell’evento che per antonomasia scruta dentro i desideri e i piaceri dell’uomo di successo, a cominciare dall’eleganza e lo stile, un debutto d’eccezione, strategico, che sembrerebbe a prima vista fra il sacro e il profano se non fosse dettato dall’evoluzione multimediale, dalle nozze fortunate fra carta stampata e tecnologia che non ha fatto trovare impreparato l’Espresso al banco di prova dell’Ipad.
“Abbiamo avuto un riscontro sorprendente di 30 mila applicazioni”, dichiararo sorpresi infatti i manager dalla Manzoni, l’agenzia pubblicitaria che ha organizzato una bella conferenza stampa, molto affollata, per clienti importanti per presentare ufficialmente, con i vertici del gruppo editoriale romano, l’importante restyling nell’aria da quando nel luglio scorso Bruno Manfellotto, ex vicedirettore e poi direttore del Tirreno e dell’Agl, l’agenzia dei giornali locali del gruppo, è stato incaricato di ridare smalto alla testata storica.
“L’Espresso avrà un abito nuovo – ha premesso Manfellotto nell’annunciare per il 25 febbraio l’evento in edicola -. Sarà – ha detto sfogliando pagina per pagina il numero zero – un Espresso per capire che qualcosa sta cambiando attorno a noi, a cominciare dalla copertina ultimamente con poco dialogo, che, guardava a se stessa e un uso della fotografia un po’ barocca mentre la foto deve essere notizia”.
Fra le varie novità, non solo di carattere grafico (come una copertina più panoramica e nitida, quasi esplosiva), anche una “contropinione” rispetto alla linea del giornale per aprirsi a tutte le voci e tendere al dialogo, maggior ordine, e una rivista che nella seconda parte non scemi mai d’interesse, “ma che sia come una canzone o come un film, sempre avvicente, con alti e bassi e un bel finale” conclude Manfellotto. E l’ultima parola sarà a turno sempre di Umberto Eco e di Eugenio Scalfari, i due grandi tenori.