L'ex-presidente Commissione d
«Per quanto riguarda il fronte giudiziario – osserva Mugnai – chiaramente ci asteniamo da ogni valutazione, al di là della soddisfazione per ogni attività che miri a far piena chiarezza su una vicenda che umanamente non esito a definire aberrante. Giuridicamente saranno altri a sentenziare. Ciò che però è apparso fin da subito evidente è quanto inopportuno fosse da parte di un ente pubblico che governa i soldi dei cittadini andare a finanziare attività legate ai minori ma svolte da una Fondazione i cui vertici, formali o no, avevano subito condanne per reati specifici proprio a danno dei minori. Il fatto è che il Forteto è stato oggetto per decenni di un pregiudizio politico-culturale favorevole da parte di chi ha storicamente governato la Toscana. Quell’esperienza ha goduto di un credito morale ed ideologico che ha finito, colpevolmente a nostro avviso, per abbassare la soglia di attenzione e per far allentare le maglie del controllo. Insomma, il contesto conta eccome per capire come sia stato possibile che una tragedia come quella del Forteto si sia potuta protrarre per trent’anni in terra di Toscana».
«La Regione – ricorda il Consigliere regionale di Fi – durante le audizioni che conducemmo si trincerò dietro alla regolarità di partecipazione ai bandi che aveva prodotto una sorta di ottuso automatismo burocratico nell’erogazione dei fondi: una pratica poco condivisibile a quanto pare non solo da parte nostra. Seguo le cronache del processo in corso ai leader della comunità – racconta ancora Mugnai – che riportano le tragedie umane che abbiamo raccolto anche noi in commissione. I quotidiani spesso non riportano, comprensibilmente, il nome delle vittime. Tuttavia, per noi che le abbiamo ascoltate in commissione, rileggere quelle testimonianze ci fa tornare davanti agli occhi i volti di quei ragazzi che hanno avuto il coraggio di raccontarci tanto strazio e che da quello strazio avranno per sempre segnate le loro vite. E’ ai loro aguzzini che quei finanziamenti sono andati. Difficile dimenticarlo».