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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Mps: il confronto in Consiglio regionale

Gli interventi in aula dei consiglieri e del presidente Rossi

FIRENZE. La vicenda Monte dei Paschi di Siena presenta tre elementi di delicatezza: l’inchiesta della magistratura, il fatto di consumarsi nel corso di una campagna elettorale e, soprattutto, il fatto che rappresenta un problema sociale ed economico che investe la vita della regione Toscana e il suo futuro. Questi i concetti espressi dal consigliere Marco Taradash per introdurre il dibattito sul caso Mps in occasione del Consiglio regionale d’urgenza, convocato su richiesta dell’opposizione di centrodestra per discutere la situazione del gruppo bancario senese e i suoi riflessi nei rapporti con le istituzioni regionali e con il quadro economico-sociale della Toscana.

Taradash ha affermato che è inutile dire che la responsabilità di quanto sta accadendo sia imputabile a una sola parte politica, ma è vero che il governo della Fondazione Mps rappresenta una anomalia nel sistema bancario italiano. Il problema, secondo Taradash, è individuare le vie d’uscita che non penalizzino i risparmiatori, i cittadini e l’economia toscani e individua le cause della vicenda nella volontà di trasformare il Mps da banca locale e del territorio in banca globale.

Per il Portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni, la premessa necessaria per affrontare la vicenda Mps è quella di evitare lo scaricabarile per fare, invece un’operazione di verità. In questo senso, ha criticato la Regione per non aver difeso i cittadini, i risparmiatori e le imprese e di non essere intervenuta sui problemi della stretta creditizia e degli esuberi decisi dalla banca senese. Circa le responsabilità, Fuscagni, citando anche le vicende Asl di Massa e Forteto, individua il modello di sistema di governo della sinistra toscana. Un modello che va completamente cambiato per non ripetere gli stessi errori nel futuro.

Il punto centrale, secondo Monica Sgherri, è come sia potuto accadere quello che è accaduto alla banca Mps. E ha avvertito che sarebbe sbagliato guardare solo a Mps, quando il problema della crisi del sistema bancario ha coinvolto e coinvolge istituti di credito europei e statunitensi. Alla base delle anomalie del sistema bancario, Sgherri ha indicato l’eccesso di privatizzazione e il principio secondo il quale i benefici sono del privato e i debiti sono pubblici. La soluzione, secondo la consigliera, è creare un sistema misto, con banche private ma anche banche pubbliche e del territorio, vocate ad aiutare le imprese e a tutelare i risparmi dei cittadini. Necessario anche evitare il gigantismo delle banche e mettere fuorilegge i derivati.

Marco Spinelli ha invitato il Consiglio regionale a limitarsi all’analisi di quanto è accaduto e delle ricadute sul territorio. La vicenda Mps, ha aggiunto, sta dentro il quadro di difficoltà del sistema bancario italiano e il modello di gestione della Fondazione Mps non è il modello di una parte politica della Toscana, ma ciò che hanno prodotto le leggi Dini, Ciampi e Amato sulle Fondazioni. Spinelli ha poi ricordato che quando le nomine dei Cda delle banche erano fatti dal Ministero del Tesoro, il coinvolgimento della politica non era minore di quello attuale. E anche a proposito delle Fondazioni, che dovevano restituire alle comunità il controllo delle banche e il compito di indicare le linee di indirizzo, il legame con la politica è ovvio: la comunità è rappresentata dagli Enti locali. Non si può invece parlare di legame con un singolo partito. La responsabilità politica nella vicenda Mps, comunque, c’è: è della collettività senese e, in questo quadro, è grande quella della forza politica più importante. Riguardo al problema dei controlli circa le operazioni che le banche decidono di intraprendere, Spinelli ha ricordato che questi ci sono stati da parte di Consob, Bankitalia, Mediobanca e del Ministero del Tesoro. Infine, ha giudicato inutile parlare di commissariamento o di nazionalizzazione.

Oltre il dibattito politico c’è soprattutto un’azienda che deve uscire da una situazione di difficoltà, e c’è una politica chiamata a riattivare quel canale virtuoso tra istituzioni, banca e territorio, così da rispondere alle esigenze di una regione come la nostra. Da qui l’urgenza, secondo il governatore Enrico Rossi, di fare prima di tutto un investimento di fiducia, che poggia su basi solide. Il presidente della Regione Toscana, infatti – dopo aver apprezzato i toni misurati e contenuti dei colleghi, ed aver ricordato l’invito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al senso di responsabilità nazionale – si è soffermato sul sistema bancario italiano sostanzialmente sano, rispetto ad altri paesi europei, e in particolare sulla certezza che il Monte dei Paschi possa uscire dalla crisi attuale grazie alla sua solidità. In tema di derivati, Rossi ha ricordato che la Regione, fino al 2006 stipulò 22 contratti con derivati, di cui uno con il Monte dei Paschi, la cui rischiosità è stata valutata accettabile. Un motivo in più per essere fiduciosi, senza tralasciare l’inchiesta e la necessità di fare piena luce sulle responsabilità.

Claudio Marignani, accogliendo l’appello di Rossi, ha ringraziato i dipendenti del Monte e partendo dal patrimonio della Banca: oltre 10 miliardi, al netto delle spese per Antonveneta e delle plusvalenze transitorie. Ma per il consigliere una cosa è la solidità della banca, un’altra è la politica, ovvero le nomine al Montepaschi, che hanno visto la politica interferire sempre di più nelle scelte dell’economia e l’economia nel controllo della politica, in un clima di generale benessere per tutti. In un circuito che dava ed elargiva, legato soprattutto alla maggioranza di governo locale, attraverso indirizzi dati dalle istituzioni. Indirizzi che secondo Marignani sono stati disattesi e c’è stata ignominia per tutti. Il vero nodo politico allora è ripensare il legame tra banca e territorio e tra territorio e Fondazione, non essendo più punto di riferimento e azionista di controllo. Alla politica il compito di pensare al futuro.

Secondo Marco Manneschi è necessario dare anche il giusto peso alle vicende, facendo mente locale su cosa possa significare un prestito dallo Stato, nel caso non fosse restituito, quindi trasformato in azioni e conseguentemente in banca nazionalizzata. Il consigliere ha richiamato tutti i soggetti alle proprie responsabilità, partendo dagli organi di vigilanza, quindi dalla Banca d’Italia, citando il caso di Antonveneta ma anche le tante operazioni che davano aiuto ai predatori e non agli imprenditori, come nel caso Eutelia. Per passare poi al ruolo della stampa non libera, capace di presentare i protagonisti prima come cavalieri bianchi, salvo poi trasformarli in cavalieri neri, una volta scoppiati gli scandali. Per concentrarsi infine sulla politica e sulle istituzioni, chiamate, ha proseguito Manneschi, non ad un ruolo di controllo nel senso tradizionale del termine, ma di alta sorveglianza sul sistema bancario, nell’interesse dei toscani. Ed a questo proposito ha ricordato l’episodio del rappresentante della Regione Toscana in Fondazione che, chiamato in Consiglio a dare informazioni sul Montepaschi, affermò di non poter rispondere, dando una cattiva interpretazione della norma.

Per Pieraldo Ciucchi se vogliamo uscire da questa situazione è necessario avere un’idea di politica alta, per superare la rincorsa al potere economico e quindi ai posti nei consigli di amministrazione delle Banche e delle Fondazioni, dove si è creata una cassa di espansione della politica che ha caratterizzato questa seconda Repubblica, in un continuo bipolarismo tra finanza laica e cattolica. Il consigliere non si meraviglierebbe se la vicenda Mps portasse a un ennesimo spezzatino, come quello delle Casse di Risparmio sempre in Toscana, a vantaggio di quei banchieri che hanno fatto la storia degli ultimi venti anni. Ciucchi ha chiuso il proprio ragionamento con lo sguardo agli Stati Uniti: da tempo l’Italia che conta è suggestionata dall’esempio americano, dove tutti però sono criticabili e processabili, a differenza del nostro paese e dove le istituzioni restano sempre e comunque il sale della terra.

La buona reputazione per una banca vale quanto il suo patrimonio. Lo ha sottolineato Paolo Bambagioni, secondo il quale la vera responsabilità politica è di non essere riusciti ad amministrare una banca così carica di storia. Una banca che ha permesso ad una città di vivere al di sopra delle proprie possibilità, ma che non ha potuto spiccare il volo proprio per questo localismo. Secondo Bambagioni il rapporto con il territorio è destinato a cambiare, ma la presenza del Monte dei Paschi è fondamentale per le imprese e le famiglie della Toscana.

Secondo Giuseppe Del Carlo l’anomalia senese è data da una fondazione bancaria con una partecipazione intorno al 34%, ma che è stata anche del 75% e del 51%, a fronte delle altre fondazioni in Italia con partecipazioni fra il cinque e l’otto per cento. A suo parere, se da un lato le responsabilità gestionali non possono essere solo dei vertici della banca e della Fondazione, dall’altro esiste una responsabilità istituzionale di Comune e Provincia, cui si accompagna una precisa responsabilità politica per le scelte compiute con l’unanimità dei consensi.

I lavoratori del gruppo Montepaschi sono stati al centro dell’intervento di Mauro Romanelli, che ha sottolineato come i trentamila dipendenti abbiano rinunciato a sei giorni di ferie retribuite per permettere a circa mille colleghi di andare in prepensionamento, mentre oltre 1.100 lavoratori saranno esternalizzati, senza alcuna garanzia contrattuale, mentre la riduzione delle retribuzioni dirigenziali è stata del 5%. Per questo, secondo Romanelli, è necessario che il piano industriale sia esaminato all’interno delle commissioni consiliari competenti.

La buona politica non deve fare un passo indietro, né tanto meno cinque, ma fare passi avanti e fissare regole più forti e trasparenti. E’ questo il giudizio di Marco Remaschi, che ha ricordato alcuni casi degli ultimi anni, come Cirio, Parmalat, Banco Popolare, i titoli tossici nel portafoglio delle famiglie, ma anche lo spezzatino delle Casse di risparmio toscane. Un contesto generale, che ha visto Mussari dal Monte dei Paschi approdare ai vertici dell’Abi. Compito della politica, a suo parere, è quello di difendere i lavoratori e restituire una banca più forte al territorio.

Secondo Maria Luisa Chincarini il caso del Monte dei Paschi di Siena ha origini lontane nel tempo e sarebbe riduttivo pensare che i problemi dell’istituto sono recenti. Citando il giornalista Eugenio Scalfari, la Chincarini ha affermato che già negli anni Ottanta la banca era lottizzata dai partiti politici. Inoltre la consigliera ha fatto riferimento anche alle inchieste della reporter Milena Gabbanelli. E da qui ha sostenuto che quanto accaduto negli ultimi anni, a partire dai primi anni del nuovo secolo, consiste nel fatto che il Monte dei Paschi ha smesso di svolgere il ruolo di istituto di credito per diventare altra cosa. La Chincarini ha quindi fatto menzione dei rapporti con la Banca del Salento e ha definito non all’altezza il management a cui si è affidato l’istituto senese. Nel Consiglio di amministrazione, secondo lei, siedono persone non all’altezza del terzo gruppo bancario italiano.

Giovanni Donzelli ha elencato le associazioni, i circoli ricreativi e culturali, le parrocchie, gli enti locali e quant’altro, che hanno beneficiato, in questi anni, dei soldi della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, evidenziando che ben 17 milioni sono andati al Comune di Siena e quasi 16 alla Provincia di Siena, gli enti che esprimono la maggior parte dei membri del Consiglio di amministrazione. Questo dimostra, secondo Donzelli, che c’è qualcosa di poco chiaro nel rapporto fra politica, Fondazione ed istituzione bancaria. Inoltre anche Donzelli ha citato la Banca del Salento e il ruolo da essa avuto nell’origine dei cosiddetti derivati bancari. Secondo Donzelli non si può continuare a drogare un territorio con i soldi di una banca. La politica, secondo lui, deve essere libera da questi meccanismi e l’economia libera dalla politica.

  Marina Staccioli ha chiesto che vengano tutelati i lavoratori ed i cittadini toscani. Il Monte dei Paschi di Siena detiene partecipazioni in molte società a partire da Fidi Toscana, ha detto la consigliera, dunque la Regione deve mettere queste società al riparo da eventuali rischi. Secondo la Staccioli, inoltre, troppo forte è la contiguità fra potere politico e banche. E citando lo scomparso consigliere Dario Locci ha ricordato che nel giugno scorso avevano firmato assieme un’interrogazione sul caso Monte dei Paschi, ma la Giunta aveva risposto che la situazione non presentava anomalie.

Rosanna Pugnalini ha parlato di vicenda complessa che va approfondita e compresa. Il caso del Monte dei Paschi, ha detto, rischia di mettere in discussione la cosiddetta finanza creativa, quella branca della scienza delle finanze il cui scopo è individuare soluzioni o manovre finanziarie atte a migliorare situazioni compromesse o che necessitano di una rapida crescita. Quello che va smascherato e respinto, secondo la Pugnalini, è piuttosto l’utilizzo dei derivati e la degenerazione che essi possono portare. Inoltre la consigliera ha puntato il dito contro il management della banca, ritenuto non all’altezza. Nella Fondazione, ha affermato, c’è troppo localismo per un istituto di così grandi dimensioni ed interessi. Oggi qualche proposta è bene iniziarla a fare, ha aggiunto, dopodiché ha invitato a recuperare lo spirito della legge firmata una ventina di anni fa da Carlo Azeglio Ciampi e Giuliano Amato che voleva allentare i legami fra banche e politica.

Gian Luca Lazzeri ha chiesto che vengano protetti i lavoratori e ha chiesto che venga fatta un’effettiva autocritica sul caso Monte dei Paschi di Siena e sulle responsabilità politiche. Ormai da tempo, ha aggiunto, l’istituto non è più la banca dei risparmiatori e della piccola e media impresa, ma un qualcosa impegnato in operazioni speculative e controllato dalla politica. Occorre rendere il controllo del Monte dei Paschi, ha concluso, agli azionisti, che ne sono i veri proprietari.

Secondo Alberto Magnolfi, per aprire un nuovo ciclo al Monte dei Paschi di Siena, il più antico istituto bancario del mondo, occorre un atto di coraggio da parte dei componenti la deputazione della Fondazione Monte dei Paschi, i quali dovrebbero tutti rassegnare le dimissioni, ad iniziare da quello nominato dal Consiglio toscano.
Magnolfi ha avanzato la proposta al termine del suo intervento in Aula consiliare, specificando che quello che serve per risollevare il terzo gruppo bancario d’Italia è un’assunzione di responsabilità politica e non la minimizzazione o l’esasperazione delle responsabilità personali perché non sono quelle, per quanto gravi, che secondo lui hanno determinato il disastro. L’intervento del presidente della Giunta toscana, Enrico Rossi, per Magnolfi è stato fuorviante. Lo scandalo Monte dei Paschi, ha detto, ripropone la questione del controllo politico sulle banche e il sistema Siena, ha aggiunto, rappresenta una sorta di evoluzione e di perfezionamento del sistema Toscana, fondato su un’eccessiva intrusione della politica nell’economia.
Con tutto ciò, per Magnolfi, quel che deve maggiormente preoccupare è il futuro. Il rischio che l’attuale situazione impedisca alla banca di allinearsi ai cambiamenti strutturali che stanno interessando i più grandi colossi bancari italiani ed europei, a cominciare da Unicredit, esiste ed è forte. Come dimostra proprio l’Unicredit, che si sta dando una nuova articolazione che valorizza i territori ed i sistemi economici macroregionali, anche il Monte dei Paschi, a suo parere, deve darsi una nuova organizzazione strutturale capace di guardare al mondo sapendo però valorizzare le realtà territoriali. Solo così, ha concluso, il Monte dei Paschi di Siena può avere un futuro.
L’indirizzo perseguito era quello di tenere lontane le banche da strumenti finanziari quali i derivati. Lo ha sottolineato Vittorio Bugli, secondo il quale non serve fare giochetti privi di senso per tentare di attribuire responsabilità politiche, piuttosto si dovrebbe ragionare su come rivedere i rapporti tra Fondazioni e privati non prima, però, di sapere come si intende rappresentare il patrimonio delle fondazioni che, ha ricordato, non distribuiscono l’utile delle banche. Servirebbe inoltre lavorare, sempre secondo Bugli, sulle regole di comando del management di queste grandi aziende.
Mps è argomento su cui occorre ragionare con attenzione, ha dichiarato ancora Bugli. È la terza banca del Paese, ha ricordato, con circa 30mila dipendenti, 6milioni di clienti che detiene 20 miliardi di Bot. Le indagini da parte della magistratura devono essere condotte bene perché tutto quello che si deve sapere sia scoperto. Si può forse parlare di eccessivo municipalismo, ha osservato, proprio nel momento in cui la banca ha deciso di allargarsi. La congiuntura negativa, a livello mondiale, che si registrò in quegli stessi anni, ha sottolineato ricordando il fallimento della Lehman Brothers, non era calcolabile.
La lunga mattinata di dibattito del Consiglio regionale convocato in seduta urgente si è conclusa con il voto di due mozioni, entrambe respinte. L’una a firma del consigliere Giovanni Donzelli, del suo gruppo e di Marina Staccioli, la seconda degli altri partiti di opposizione.
Quella di Donzelli ha registrato il voto contrario dei partiti di maggioranza, il voto favorevole di Antonio Gambetta Vianna e del suo gruppo, il voto di astensione del maggior partito di opposizione con alcune prese di posizione personali. È il caso del portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni che ha votato a favore, e quella di Alessandro Antichi che ha invece votato contro. La mozione di Donzelli chiedeva, in estrema sintesi, di avviare un tavolo con il sindaco di Siena e il presidente della Provincia per modificare lo statuto della Fondazione ed eliminare le 14 nomine politiche. La mozione degli altri partiti di opposizione intendeva, tra l’altro, sollecitare le dimissioni del rappresentante della Regione nella Fondazione Mps. L’atto è stato respinto con il voto contrario di tutta la maggioranza.

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