Partono le denunce: e di valanghe, in politica, se ne stanno vedendo tante in questi ultimi tempi
Di giorgio mancini
SAN GIMIGNANO – Dai massi alle “carte da bollo”: esposti denunce per i lavori della tangenziale. Stamani, alle 12, i primi verbali di ratifica firmati. Sono partiti molto male i lavori del raccordo di quella che dovrebbe diventare la tangenziale tanto osteggiata e discussa che, passando sotto la borgata di Santa Chiara, rischia – secondo gli antagonisti – di far crollare una collina. “Non si tratta di fare i provinciali No Tav del posto – qualcuno aveva commentato – ma di essere responsabili e realistici, non servili per stupidità.
Parole estremamente chiare, anche se pesanti. E, dopo la frana di sassi e di un immenso masso che ha rischiato di finire in tragedia, che il nostro giornale, per primo, ha pubblicato, facendo fare alla notizia il giro sul web, stamani, sempre il nostro giornale, ilcittadinoonline.it, ha assistito, in esclusiva, alle presentazioni delle denunce nella caserma della stazione dei Carabinieri di San Gimignano, da parte delle “vittime” di queste scelte del tracciato.
Un “mezzogiorno di fuoco”, si potrebbe definire quella di stamani, quando, davanti al comando della stazione dei Carabinieri di San Gimignano, si sono presentati Sabina Stella del Vecchio Mulino Santa Chiara, del quale è comproprietario anche Samuele, e Vittorio Ceccarelli dell’ agriturismo vicino Podere la Tesa, che hanno firmato, separatamente, un esposto denuncia per tutelarsi, e tutelare, giustamente, l’incolumità dei loro turisti ospiti. Vittorio Ceccarelli ha raccontato, sulla caduta di quel grosso masso, che: “c’era lì, vicinissimo, un tecnico che controllava le caldaie, avrebbe potuto essere un tragedia. Anche l’operaio della ruspa che lavorava in cima alla scarpata – come ha dichiarato Ceccarelli – non aveva nessuna cognizione che sotto vi fosse un casolare. Inoltre, come si può vedere dalle foto che documentano i lavori con la ruspa, questi sono senza una recinzione, né alcune protezioni per non far cadere materiale fuori dai limiti del cantiere stesso”. Nessuna recinzione di protezione è stata ancora messa in opera, ma i lavori, come raccontano sempre i testimoni sul luogo, sono stati sospesi, forse in attesa che la zona sia messa in sicurezza. Il rischio potrebbe essere molto serio, oltre che per la sicurezza, anche per il direttore dei lavori e il responsabile del cantiere, che potrebbero essere chiamati in causa. Gli esposti denunce di stamani mettono un punto fermo su tutta le situazione. Quanto è stato detto, anche dal geologo Marco Mancini (non parente del cronista ndr) su quel tipo di terreno, scelto per le gallerie della tangenziale, suona in modo inquietante: “Se nella porzione nella quale gli aspetti geologici, idrogeologici e soprattutto geomorfologici apparivano più semplici e delineati è accaduto un evento così grave, che solamente per pura fortuna non ha causato danni irreversibili a cose e persone, viene da domandarsi cosa può accadere quando verranno eseguiti i tratti palesemente più complicati, ad esempio a S. Chiara”.
Mentre Italia Nostra contesta questo tracciato, e si batte contro, in modo forte e chiaro, certi politici locali fanno orecchie da mercante. “Un masso che frana è come il segnale di un po’ di neve che comincia a scendere a valle per poi creare una valanga – commenta un vecchio sangimignanese – e di valanghe, in politica, se ne stanno vedendo tante in questi ultimi tempi”. Parole sante.
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