Soro, presidente dell'authority della privacy, si spiega
ROMA. “Non esiste nessuna ‘via amministrativa’, come qualcuno strumentalmente tenta di accreditare presso gli stessi giornalisti, per imporre limiti alla liberta’ di stampa”. Lo precisa il presidente dell’Authority garante della privacy, Antonelo Soro, a proposito del nuovo testo del codice deontologico dei giornalisti e in seguito alle prese di posizione contro lo stesso nuovo testo attribuito al Garante con formule “suggestive e utili a creare allarme come ‘bavaglio’, ‘coltre di silenzio’, ‘divieti al diritto di cronaca'”. Nella sua precisazione Soro dice che “il Garante per la privacy aveva espresso a suo tempol’esigenza di aggiornare l’attuale codice dei giornalisti, vecchio di piu’ di quindici anni. Tale esigenza e’ stata condivisa dall’Ordine nazionale dei giornalisti, con il qualesi e’ avviato un proficuo confronto. E’ auspicabile che il lavoro svolto in questi mesi con l’Ordine non vada sprecato. E, dunque, la prima cosa da sottolineare e’ che il Garante non haimposto nulla. All’Autorita’ spetta, per legge, il compito di promuovere l’adozione del codice di deontologia, il quale, come tale, deve quindi essere proposto dagli stessi giornalisti. IlGarante, al momento, e’ in attesa che il testo venga sottoposto al Consiglio nazionale dell’Ordine che dovra’ a breve esaminarlo”. Soro dice inoltre che “il Garante ha mai pensatodi stabilire divieti o attentare alla liberta’ di informazione che e’ la cifra della nostra democrazia: gli interventi adottati in questi anni dall’Autorita’ dimostrano infatti il massimo rispetto per il diritto di cronaca. L’esercizio di tale diritto deve essere sempre libero: ma chi lo esercita deve sapere che puo’ arrivare fino al punto di mettere in gioco altri diritti fondamentali, fino al limite di violare, in alcune circostanze, la dignita’ delle persone. Quel limite non e’ puntualmente predeterminato per legge: e’ piuttosto un punto di equilibrio che sta nella responsabilita’ del giornalista ricercare, non una volta per tutte, ma ogni volta che fa uso del potere e della liberta’ di informare. L'”essenzialita’dell’informazione” costituisce, da oltre un decennio, la dimensione giuridica utilizzata dai giornalisti per esercitare il bilanciamento tra diritto di informare e diritto alla privacy”.
Inoltre, il codice deontologico – “previsto dal legislatore e non dal Garante”, sottolinea Soro – costituisce una “forma di autoregolamentazione attraverso la quale i giornalisti possono individuare criteri e misure piu’ adatti per realizzare questo equilibrio. E rappresenta, a parere del Garante, la via migliore per definire autonomamente quei criteri rispetto ad eventuali decisioni o limiti dettati per legge”. Quanto ad alcune affermazioni lette in questi giorni, “spesso sull’onda del sentito dire”, Soro precisa che “il ‘diritto all’oblio’ e’ un principio consolidato nella giurisprudenza europea (sancito anche nel Regolamento votato giorni fa dall’Europarlamento), ancor piu’ valido oggi in presenza degli archivi on line dei giornali (il cui aggiornamento, peraltro, da alcuni anni viene gia’ normalmente attuato dagli editori su richiesta degli interessati); la proposta di “privilegiare”, e non dunque imporre, la pubblicazione del contenuto delle intercettazioni e non la pura e semplice trascrizione – “salvo i casi in cui non sia compromesso il diritto di cronaca” – fa riferimento ai principi gia’ previsti dal codice di procedura penale; la tutela delle persone totalmente estranee al procedimento giudiziario, rispetto a fatti privi di interesse pubblico, e’ prevista non solo nella Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2003, ma costituisce un principio di civilta'”.
Inoltre, il codice deontologico – “previsto dal legislatore e non dal Garante”, sottolinea Soro – costituisce una “forma di autoregolamentazione attraverso la quale i giornalisti possono individuare criteri e misure piu’ adatti per realizzare questo equilibrio. E rappresenta, a parere del Garante, la via migliore per definire autonomamente quei criteri rispetto ad eventuali decisioni o limiti dettati per legge”. Quanto ad alcune affermazioni lette in questi giorni, “spesso sull’onda del sentito dire”, Soro precisa che “il ‘diritto all’oblio’ e’ un principio consolidato nella giurisprudenza europea (sancito anche nel Regolamento votato giorni fa dall’Europarlamento), ancor piu’ valido oggi in presenza degli archivi on line dei giornali (il cui aggiornamento, peraltro, da alcuni anni viene gia’ normalmente attuato dagli editori su richiesta degli interessati); la proposta di “privilegiare”, e non dunque imporre, la pubblicazione del contenuto delle intercettazioni e non la pura e semplice trascrizione – “salvo i casi in cui non sia compromesso il diritto di cronaca” – fa riferimento ai principi gia’ previsti dal codice di procedura penale; la tutela delle persone totalmente estranee al procedimento giudiziario, rispetto a fatti privi di interesse pubblico, e’ prevista non solo nella Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2003, ma costituisce un principio di civilta'”.